Il trentennale di un club subacqueo in una cittadina di provincia lontano dal mare rilancia i valori senza tempo dell’associazionismo. Una storia come tante? Forse. Ma ognuna è unica. Raccontateci quella del vostro circolo e noi la pubblicheremo
A cura di Romano Barluzzi. Foto GSA Gruppo Sommozzatori Arezzo
Era il primo giorno dell’anno 1986 quando nacque questa associazione che si chiamò GSA-Gruppo Sommozzatori Arezzo. E ancor oggi si chiama così. Oggi che il suo stesso nome parla ancora di una città bellissima, nel cuore della Toscana e di un’Etruria di terra, dove i pur tanti appassionati di mare l’azzurra distesa salata del cuore sono costretti il più delle volte a evocarla. Magari davanti a una foto scattata nella consapevolezza che in seguito sarebbe diventata la sola traccia in grado di esprimere e rappresentare un ricordo. Qui ci vogliono come minimo un paio d’ore per raggiungere la più vicina sponda di mare da immersioni, sia verso il Tirreno sia verso l’Adriatico. Un viaggio. E gli appassionati d’immersioni del posto non si sono mai consolati pensando ai loro colleghi di altre città, per esempio dell’alta Italia, che di ore di viaggio ce ne mettono pure molte di più per arrivare a un mare utile. Quelle due ore e passa, oggi risultanti dallo sconto di appena venti minuti ottenuto dagli ammodernamenti stradali rispetto a trent’anni fa, ai subacquei aretini sembrano sempre troppe. Né poteva essere di alcun sollievo sapere che in un tempo geologicamente vicino il mare arrivava fino alla posizione dove ancora non c’era la città (sotto i terreni tra Arezzo e Siena si sono ritrovati resti fossili di animali marini preistorici). Oggi la city e le vallate della sua provincia sono terragnole in maniera netta e irreversibile, fin dentro le loro stesse culture. Ma – si sa – la nostalgia del mare evidentemente è più profonda di lui e talvolta la sua memoria sembra appartenere a una sorta di coscienza collettiva: non è raro sentire i nativi di Arezzo che, mentre guardano gli incredibili scorci di certi suoi vicoli antichi, contemplano i merli delle sue torri medievali stagliarsi contro il cielo azzurro dei giorni di maestrale, o rimirano la piana dai bastioni della sua storica fortezza restaurata, esclamano “manca solo che laggiù si possa almeno scorgere il mare!”
Ma dicevamo del Gruppo Sommozzatori Arezzo: questa associazione, generata da una delle scissioni di un originario gruppo di pionieri subacquei cittadini, e a sua volta madre di svariate altre associazioni successive (come avveniva sempre in questi contesti di sostanziale volontariato sportivo), ha passato più didattiche e tre presidenti e oggi è ancora qui. Anzi, una delle foto della recente serata del trentennale li ritrae tutti e tre assieme i presidenti: il primo, Marcello Fabianelli; il secondo, Armando Felci; e il più giovane, l’attuale Marco Frescucci. Che, coadiuvato da tanti collaboratori, ha messo su una serata davvero speciale: nella comodissima polisportiva di una frazione del comune aretino, denominata Puglia, un maxischermo proiettava in continua foto dei primi anni (tutte digitalizzate dalle stampe e diapositive di allora!); un pannello-manifesto dal film La Sirenetta permetteva alle coppie di mostrare la loro faccia al posto di quelle del Principe e di Ariel per le foto buffe di rito; un’orchestrina verace ma completa – compresa la cantante, la batteria e lo stesso presidente Frescucci al basso elettrico – allietava in musica e i tavoli a spina di pesce raccoglievano a cena almeno 150 persone. Cena fatta anch’essa dal contributo di tutti, chi con un gettone di partecipazione, chi avendo cucinato di tutto e di più, chi avendo allestito questo o quello. Non è poco, sapete? Non è poco, per un posto dove – più ancora che in tutto il resto della Toscana – se metti vicine tre persone quelle son capaci di creare tre partiti politici e tre fedi religiose differenti nel giro di mezz’ora. “Botoli ringhiosi” ci aveva appellato – forse un po’ ingenerosamente – il caro Dante Alighieri, che peraltro ci risparmiò l’Inferno sistemandoci nel Purgatorio della sua Divina Commedia. Ma questa città, come molte città di provincia, specialmente oggi che le province esistono ormai solo di nome, ha un’anima. Una forte e ben conservata identità. Anche se può apparire cupa o luminosa, secondo chi e come la vive. E questo stare insieme che sopravvive al tempo e alle vicissitudini di molte vite diverse, accomunate da un qualcosa – il senso del mare, la sua nostalgia – apparentemente lontana e che invece portiamo dentro, ne è una testimonianza.
Dopotutto il sodalizio, con le sue attività, ha saputo incidere nel tessuto popolare cittadino: ancor oggi si va dalla presenza nello sport, con squadre dedite all’apnea e alla pesca in apnea, fino all’impegno nel sociale e sull’ambiente con la partecipazione storica alla Consulta provinciale del Volontariato di Protezione Civile. Per non dire dei corsi: chissà quanti concittadini gli istruttori del GSA hanno saputo avvicinare al mondo delle immersioni nella maniera più corretta e sicura, insegnando loro il rispetto e la dedizione per la salvaguardia del mare come bene naturalistico comune che tanto influenza anche a distanza la vita di noi tutti. Per il resto, le immagini parlano da sole…anche quelle storiche. Qualcuno degli amici ritratti non c’è più. Con qualche altro non ci si è incontrati più facilmente come un tempo. Le strade delle persone si dividono e per tanti motivi, è naturale; ma non s’erano incrociate mai a caso. E’ bello ricordarlo. Mentre ancora ci si immerge, o si scrive, o si vive. Che poi è un po’ la stessa cosa. E allora… lunga vita al GSA!
1 Comment
PAOLO EMILIO CHEUBINI
I circoli subacquei sono stati per molto tempo la forma più genuina di aggregazione degli appassionati d’immersioni in mare; pesca subacquea o autorespiratori sono stati il cemento che ha tenuto assieme persone diverse anche molto eterogenee. I circoli subacquei sono stati l’elemento che ha contrastato, finché hanno potuto, lo sviluppo della subacquea cosidetta, a volte ingiustamente, “commerciale” quest’ultima da diversi anni prevale e i circoli subacquei sono relagati o nell’entroterra o sulla costa magari solo come strumento per esercitare una subacquea più commerciale. Grazie a Serial Diver per accendere nuovamente i riflettori sui circoli che alle volte sono il ricettacolo di grandi storie umane fatte di genuinità, gratuita, stima e capacità.