«Se hai conosciuto il mare e hai conosciuto anche l’apnea, hai incontrato il matrimonio più azzeccato della storia delle passioni emozionanti.»
Di Elena Mancini
Sono le 7:00 e anche oggi la mia giornata inizierà con un suono digitale, molto artificiale, sufficientemente odioso: quello della sveglia.
Qualche minuto ancora e poi mi regalo il rumore del forno a microonde, per scaldare il latte. Non potrò certo sottrarmi adesso alle fusa dello spazzolino elettrico: evvai…
Salgo in auto, anche lei con il suo personalissimo suono/rumore, ma si dai accendiamo anche la radio, a questo punto che sarà mai aggiungere i suoni di parole, il notiziario è importante, con tutte quelle terribili notizie contribuisce sicuramente a farmi assumere un respiro corto e ansioso, tipico del “normale” e corretto cittadino. Ancora qualche minuto e le notifiche mail, whatsapp, facebook, linkedln, twitter, faranno da cornici di un grande miscuglio di suoni rumori e fretta!
Sono soltanto le 8:15, la giornata è ancora molto lunga…
Ci sono persone come me (forse anche te che stai leggendo) che vivono tutta questa normale vita quotidiana, come un accumularsi di tossine “civilizzate” e che aspettano, in gloria, il week-end per riossigenare l’anima.
Se hai conosciuto il mare e hai conosciuto anche l’apnea, hai incontrato il matrimonio più azzeccato della storia delle passioni emozionanti.
A me è successo più o meno 25 anni fa,quando infilando la maschera, vidi alzare il sipario del mondo sommerso.
Si certo, lo riconosco, prima di potersi definire APNEISTA c’è da mettere in atto un percorso fatto di informazioni tecniche ed esperienza diretta e ci vuole un po’ di tempo, ma quando l’amore ti trafigge il cuore, ne diventi un felice ostaggio.
Oggi mi definisco totalmente in ostaggio di amore per il mare e aspetto in gloria il week-end per: andare in cucina e cercare tra le bottiglie, quella vuota, riempirla di acqua calda e qualche goccia di sapone neutro. Scendere in cantina, garage, sottoscala, sgabuzzino (chiamatelo come preferite) e infilare nella sacca: la muta, fatta all’interno, tassativamente, in neoprene spaccato (quel tipo di muta che aderisce perfettamente al corpo diventando così una seconda morbida e piacevole pelle), calzari, guanti, pinne: lunghe, flessibili, reattive, come dico io, “vive”; maschera a volume ridotto e con lente larga, visibilità buona, snorkel, boa di segnalazione con sagola facilmente estendibile e detraibile con almeno 50 metri di sagolino. E poi lei, la magica compagna, amica unica piccola ma con una grande capacità visiva: la Go-pro. Una veloce ma corretta verifica che ci sia inserita nella Go-pro la memoria micro sd e della carica alla batteria e c’è tutto. No, manca ancora qualcosa: mezzo litro di acqua minerale da tenere alla boa, indispensabile per idratare il corpo nelle 3, 4, 5 o chissà quante ore in acqua. La cintura con la giusta quantità di piombi, che lasci fuori dalla sacca perché nello spostamento la metti direttamente in vita: è il modo più comodo per trasportarla.
Non importa quanti anni siano passati da quando uno comincia ad avere questa passione, ma è certo che permane quella frizzante emozione elettrica nel preparare l’attrezzatura. Ti senti bambino, ti senti vibrare. E’ davvero una sensazione adolescenziale, potrei anche evitare di dirlo, ma so che molti comprendono e arrossiscono con me piacevolmente coinvolti in una confessione come questa.
E il momento di vestirsi come lo chiamereste se non “un RITO”? Non esiste un altro modo di chiamare quel momento.
La cosa più bella e significativa che mi ha insegnato questa passione è la capacità di non crearsi aspettativa. Il mare è davvero l’espressione più vicina al volto profondo della vita. Non dà acconti, non dà avvisi e non sai mai quello che ti devi aspettare. Ecco il segreto: acquisire la capacità di aspettarsi niente e quindi tutto.
Quando quel silenzio infinito e magneticamente assoluto entra nelle forme nuove dei tuoi pensieri, la tua vita è cambiata. E non potrà mai più essere quella di prima. Quando sei lì sul pelo della superficie a respirare lento a sentire il sangue e la mente diventare leggeri e poi un tutt’uno con il corpo che fluidamente si muove alla scoperta di quello che sarà, ti senti in pace, ti senti come mai ti eri sentito, nel non sentirti.
Ecco a cosa serviva tutta quella preparazione tecnica: un giorno si fonde dentro di te per diventare un istinto che hai sempre avuto, che non sapevi di avere e che adesso nessuno potrà mai toglierti.
Si, l’apnea in mare come la faccio io e come la fanno moltissimi pescasub, non è uno sport, non è un hobby, ma essendo qualcosa di profondamente impegnativo sia mentalmente che fisicamente, diventa “uno stile di vita”.
5 Comments
Mirco Massone
Un bellissimo racconto, speciale, come te. Grazie per questo regalo. Non potevi condividere meglio la nostra passione comune.
Grazie.
Elena
Grazie Mirco,
sono felice che il racconto ti sia piaciuto e che ti sia rispecchiato nella storia.
Un affettuoso saluto
Elena
Ferruccio Chiesa
Leggerti è consolante. Si percepisce, come in eco, una condivisione assoluta di percezioni e di senzazioni. Conoscere il mare è conoscere, più profondamente ed analiticamente se stessi. Forse è proprio in questo senso che nasce e si consolida l’amore per questo martoriato gigante. Conoscenza che diviene, subito e di riflesso, amore per se stessi, egoistica ricerca – di fronte alla bellezza, alla armonia ed al silenzio – di un senso vero e personale della vita. Non conosco, ma credo vicino alla magia del mare, l’amore per la montagna così come molto vicino alla emozione marina deve essere quella suscitata dal deserto. Al mare, alla montagna, al deserto si sono ispirati da sempre mistici e poeti, come se da queste entità emanasse una magica nutrizione dello spirito. Cristo, ineguagliabile maestro (non dio, ma semplice uomo) di vita ha fatto del deserto un suo luogo di pensiero: avrebbe egualmente potuto respirare la sua eccelsa umanità dall’alto di un monte o sulle rive del mare. Amare il mare guarisce dalla desolazione quotidiana. Lenisce l’angoscia. Annullarsi in lui (non è un ossimoro) rinforza il nostro io. Il suo sale è la metafora vivificante della nostra mente.
Consolante è leggerti, Elena, per la onirica certezza che qualcuno ancor oggi, pur nella putrefazione generale degli intelletti, sa guardare, con elementare purezza, alle armonie del pianeta. Grazie, Ferruccio
Elena
Grazie a te Ferruccio per questo bellissimo commento… una poesia .. un proseguo, una storia … infinita. <3
Gianni Arena
Bellissimo racconto Elena , l.amore per l apnea non è facile da descrivere ma tu lo fai benissimo