Si tratta di un progetto di ricerca medico-subacquea ad elevata dualità. Cioè i cui risultati, pur provenendo da analisi compiute su un campione di riferimento professionistico – sommozzatori dei Vigili del Fuoco –, potranno essere validati anche per il settore sportivo-ricreativo.
Di Romano Barluzzi. Foto Emanuele Vitale.
Questa è una storia “made in Sicily” ma dal rilievo nazionale e internazionale. Inizia con l’obiettivo di verificare e revisionare, a scopo migliorativo, i tempi di sosta in superficie, prima di poter eseguire una risalita in quota, nonché l’operatività in immersione del personale dei sommozzatori dei Vigili del Fuoco. Tale personale del Nucleo Sommozzatori del Corpo Nazionale dei VVF (Responsabile locale Referente per il progetto, CSE Diego Parisi), giornalmente impegnato in attività di ricerca e soccorso, ha chiesto all’Università di Catania – Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche (Responsabile Referente per il progetto, Prof. Vincenzo Perciavalle) e all’Area Ricerca Scientifica della Fondazione DAN (Responsabile Referente per il progetto, Dott. Danilo Cialoni) di avviare uno studio che mira ad aumentare le loro quote di operatività, ovvero la possibilità di conoscere entro quanto tempo ed entro quali limiti il proprio personale subacqueo dopo un’immersione potrà operare ad alta quota.
Gli Enti citati hanno aderito al progetto e hanno avviato quanto necessario per la sottoscrizione di un protocollo che li vede impegnati in due fasi:
1-Effettuazione di test clinici non invasivi al fine di individuare specificità soggettive connesse con la formazione di bolle. Test che avranno la durata di un anno circa e serviranno a verificare quanto descritto prima, in diverse condizioni climatiche e ambientali.
2-Attività simulata in camera ipobarica ed iperbarica (ambiente controllato) col fine di effettuare successivamente test sperimentali di risalita in quota dopo l’immersione.
Tra i partecipanti al progetto vi è anche un gruppo di subacquei ricreativi, per la maggior parte legati ad ESA (Responsabile Referente per il progetto il Dott. Mario Romor, che ha delegato localmente l’Istruttore Luigi Rosario Costantino, presidente dell’A.S.D. ESA Catania Diving School a cui appartengono i subacquei ricreativi. In pratica questo gruppo di controllo e raffronto seguirà tutta la prima fase e i dati che vengono ricavati dallo studio serviranno a confermare che i risultati ottenuti possono essere validi sia per persone addestrate, come il personale del nucleo sommozzatori dei VVF, sia per subacquei ricreativi meno addestrati e che vanno in acqua con minor frequenza. Tale comparazione servirà, in seguito, per rendere applicabili i risultati della seconda fase anche ai subacquei ricreativi, donde la dualità professionistico-ricreativa della ricerca.
Il 25 ottobre scorso si è tenuta a Catania, presso il Lido Bellatrix, un’intera giornata di presentazione generale del progetto, mediante anche attività pratica di screening medico a cura del Dott. Danilo Cialoni e Massimo Pieri del DAN e delle Dott.sse Adriana Graziano e Avola Rosanna specialiste in fisiologia molecolare e cellulare dell’Università di Catania, e compresa la parte più burocratica di firma e presentazione del progetto al mondo accademico. Era stata programmata anche un’immersione, poi rinviata per il maltempo. S’è trattato anche di un media-day, cioè l’occasione per mettere al corrente di tutto i vari mezzi d’informazione, divulgazione e stampa.
In una ulteriore serata promossa mediante un “caminetto” conviviale del Club Lions “Catania Mediterraneo”, il 17 novembre scorso, il coordinatore del progetto, il DAN Instructor Trainer nonché CMAS Instructor e istruttore subacqueo ESA Antonio Galati, ha esposto tutte le linee programmatiche della ricerca e introdotto le numerose ulteriori figure di esperti coinvolti, tra cui presenti alla serata la Dr.ssa Adriana Graziano, specialista in fisiologia molecolare e cellulare, delegata dalla Professoressa Vera Cardile, responsabile per la parte di fisiologia molecolare e cellulare del progetto; la Dr.ssa Giusi Biondi, specialista in pneumologia, con funzione di auditore; il Dr. Salvatore Rondine, biologo marino del Ministero della Salute, anch’esso auditore; e proprio gli interventi di quest’ultimi hanno permesso di far emergere e rimarcare come la finalità culturale dell’intero progetto, la sua essenza, non consista tanto e solamente nella profilazione del subacqueo al fine d’individuarne l’eventuale “predisposizione bollogena” – che pure è l’obiettivo “pratico” del progetto – quanto un cambiamento globale nell’approccio all’ambiente mare e nella fruizione sostenibile dei suoi vari habitat. Dopotutto insomma, per quanto ci riguarda come subacquei, si tratta di perseguire una nuova consapevolezza dei “perché” e del “cosa” si vada a fare nelle immersioni. In ciò si racchiude tutto un discorso profondamente educazionale, lo stesso che come testata giornalistica e fin dal nostro esordio ci vede schierati in prima linea sul fronte della divulgazione scientifica di settore.