Ci siamo trovati in visita al “Provana”, sommergibile da battaglia della Regia Marina Militare Italiana, del 1918. Dove? Ma lungo il Po in mezzo a Torino, naturalmente.
di Romano Barluzzi e Emanuele Valli
Metti che passeggi da turista per caso lungo la sponda sinistra del Po torinese, nel Parco del Valentino, in una pigra recente domenica mattina e, all’improvviso, ti si materializza uno scorcio di quelli che sei costretto a battere le palpebre più volte per accertarti che ciò che stai vedendo sia reale. Ma è proprio la torretta di un sottomarino da guerra quella che stai guardando. Allora scollini la spalletta del Ponte Isabella che ti parava il resto della visuale, scendi la sponda quel tanto che basta a portarti al livello delle strutture che contornano quella torretta e scopri un’intera sede di un circolo dell’ANMI Associazione Nazionale Marinai d’Italia. Così ci siamo sfacciatamente presentati ai pochi umani avvistati all’interno della discreta delimitazione – tutti rigorosamente in divisa di marina – che con grande cortesia e disponibilità ci hanno fatto entrare per accompagnarci in un sorprendente giro in giro. La sede custodisce infatti – perfettamente restaurati e conservati – un insieme di reperti storici: si va dall’intera Sezione Maestra con Camera di Manovra (visitabili!) del sommergibile PROVANA (quella centrale, ossia della torretta che avevamo avvistato da lontano “emergere” dal profilo del fiume), vissuto tra il 1918 e il 1928, a una torretta butoscopica; da un minisottomarino da ricerca a un rov; da svariate tipologie di camere di lancio agli stessi siluri che ne costituiscono i proiettili.
Ma la parte forse più interessante occupa i locali al chiuso del circolo, un’autentica sede espositiva museale, in cui ogni centimetro cubo di spazio utile è stato occupato da una miriade di oggetti, dai cimeli alle apparecchiature radio, dai crest con gli stemmi dei reparti ai plastici di basi navali militari, da autorespiratori subacquei a speciali mute stagne, dagli immancabili stivaletti piombati dei palombari alle armi impiegabili sott’acqua.
Ci concedono di fare foto che è difficile scattare, non tanto per le luci soffuse che anzi creano l’atmosfera, quanto per l’imbarazzo della scelta su dove puntare l’obbiettivo. Che letteralmente si perde quando inquadra decine di modelli in scala di navi, sommergibili e perfino aerei da aviazione imbarcata. Per uno che sia anche solo minimamente appassionato di queste cose è come sentirsi trasformare all’istante in Alice nel Paese delle Meraviglie. «Scusateci la premura ma dobbiamo andare, siamo ai preparativi del pranzo e sopra è già arrivato l’Ammiraglio!…» .
E l’ex-ufficiale che pronuncia questa espressione con un garbo tanto raro tradisce appena un certo conflitto tra il desiderio di continuare a farci da appassionato Cicerone e i doveri di ospitalità che lo chiamano imperiosi. Comprendiamo e ci congediamo, impegnandoci nel ricambiare tanta gentilezza, con la promessa che porteremo a conoscenza di questa bellissima realtà il nostro pubblico.
«Se vuole, può scrivere che nei pomeriggi organizziamo visite guidate gratuite nella nostra esposizione e anche negli interni del sottomarino. Dica che ci chiamino e ci metteremo d’accordo. I ragazzini vanno pazzi per queste cose.». Fatto, Comandante! Chi vuole può contattarvi ai riferimenti in fondo all’articolo: noi glielo consigliamo caldamente. Nel frattempo, complimenti per mantenere così vive certe memorie tanto leggendarie. E “buon mare!”, anche dal grande fiume! Per maggiori info e prenotazioni visite guidate contattare: ANMI Torino viale Marinai d’Italia 1 – 10126, tel.: 011 696 32 45.
Identikit d’un cacciatore silenzioso (che non sparò mai a un nemico)
Il PROVANA (così battezzato in onore di Andrea Provana, ammiraglio piemontese combattente nella battaglia di Lepanto del 1571) fu impostato tra il 1915 e il 1918 presso i Cantieri Navali della FIAT San Giorgio, di La Spezia. Consegnato alla Marina il 10 novembre del 1918 a una settimana dalla fine della Grande Guerra, fu messo in disarmo il 21 gennaio del 1928, dunque senza mai aver dovuto combattere: nei suoi 10 anni di vita operativa gli è accreditata una sola missione potenzialmente bellica nel 1923 quando, insieme al Barbarigo della stessa classe, viene ingaggiato nella crisi di Corfù per protezione contro eventuali azioni della marina greca. Gli fu gemello nella stessa classe di costruzione anche il Veniero, tristemente noto per il tragico e oscuro affondamento nel 1925. Per il resto del suo onorato servizio fu impiegato in compiti non certo meno nobili: come unità da addestramento per i cadetti dell’Accademia Navale di Livorno. L’attuale sezione fu inviata a Torino per il padiglione della Regia Marina nell’Esposizione del 1928 e nell’anno 1933 fu trasferita nella sede in cui si trova oggi, acquisita dall’ANMI. Il sommergibile al completo era lungo 67 metri per 5,80 m di larghezza, con un pescaggio di 3,81 m. Pesava 762 tonnellate in emersione e 924 in immersione. Era spinto da 2 motori FIAT da 1.300 HP dinamo e batterie elettrici che gli conferivano una velocità di 17 nodi. Il suo armamento consisteva in 6 tubi lancia-siluri da 450 mm e 2 cannoni. L’equipaggio era costituito da 4 ufficiali e 36 marinai. L’interesse maggiore degli aspetti tecnici di questa unità consiste soprattutto nelle particolarità costruttive e di allestimento impiegate nei sottomarini di questa classe, operativi in un periodo di pace – quello tra le due guerre mondiali – ma che aveva già risentito del progresso indotto nell’arma subacquea proprio dalla cosiddetta “Grande Guerra”. L’unità appariva infatti piuttosto possente e veloce, nonché perfino moderna nelle linee, sebbene forse non altrettanto nella motoristica: la sua fine carriera fu decretata a seguito dell’esplosione del motore termico destro – che ferì 6 membri dell’equipaggio – e i danni conseguenti vennero giudicati non più convenienti da riparare data l’ormai obsolescente meccanica. Anche la profondità d’immersione operativa – 50 metri – era stata ritenuta non all’altezza dei combattimenti navali già nel corso della guerra appena conclusa. Il suo motto fu e rimarrà a futura memoria: OMNIA OMNIUM BENE AGERE, “far tutto per il bene di tutti”.