Ricordate l’episodio di faccia a faccia con uno squalo bianco vissuto da Elena Mancini e un suo amico davanti a Marina di Camerota? Abbiamo poi interpellato un esperto e qui c’è il suo scambio di battute con Elena. Con relative conclusioni finali
A cura di Romano Barluzzi in collaborazione con Elena Mancini e Primo Micarelli. Credits immagini (oltre a quelli esposti nelle singole foto): Staff proprietà CSS Autori Vari; Marco Tarantini e Cecilia Volpi
In seguito alla inquietante cronaca che Elena Mancini ci rivelò circa il suo incontro ravvicinato con un grande bianco davanti a Marina di Camerota abbiamo interpellato il biologo Dr. Primo Micarelli che si è interessato personalmente della cosa, mettendosi in contatto con Elena allo scopo di avere ulteriori informazioni sull’episodio in base alle quali fornirci delucidazioni che potessero risultare utili anche ad altri, in casi del genere.
Ed ecco il botta e risposta tra l’esperto e Elena che entrambe ci mettono a disposizione per la pubblicazione:
Che profondità c’era all’incirca nel punto del suo avvistamento?
«Non ho la carta nautica della zona e l’acqua era molto torbida. Presumo superiore a 20 m e inferiore ai 50 m. L’ipotesi della profondità è dettata solo dalle mie sensazioni…»
Quale era la posizione dello squalo nella colonna d’acqua?
«Lo squalo si trovava frontale e stava a circa 2 m sotto la superficie.»
Ha percepito che lo squalo l’avesse vista?
«Ho “sentito” la sua presenza appena mi sono allontanata dalla costa. O meglio, ho sentito “una presenza” e solo dopo ho capito che era lui.»
Quale comportamento sembrava avere l’animale?
«Girato di muso e fermo, per lo meno è stato fermo per quei secondi che mi sono serviti per avvertire il compagno e azionare subito una pinneggiata perpendicolare verso terra. Poi, dopo poche pinneggiate l’ho perso, ingoiato dal torbido dell’acqua.»
Quali dimensioni poteva raggiungere all’incirca?
«Era posizionato di muso, per la lunghezza non l’ho visto ma ho visto molto bene la testa che era larga 90 cm e alta più o meno altrettanto.»
Ha notato la presenza di clasper in coppia nella parte ventrale dell’animale (organi riproduttori maschili), necessari per determinare il sesso dello squalo?
«No.»
A che ora della giornata si è verificato l’incontro?
«Nel pomeriggio, tra le 15:00 e le 16:00»
Curiosità poco scientifica, ma …cosa ha realmente provato alla sua vista?
«Ho provato il desiderio di allontanarmi il più velocemente possibile. Stavamo nuotando nella sua direzione, ma quando si nuota si guarda soprattutto giù, alzavo la testa solo per vedere quanto eravamo distanti dalla meta che volevamo raggiungere ed è questo il motivo per cui l’ho visto. L’acqua sporca non mi faceva capire quello che poteva essere il suo comportamento.»
Che conoscenza ha di questi animali?
«Direttamente nessuna.»
Ha informato le autorità marittime dell’incontro?
«No, nella zona non conosco nessuno e non mi fido. A volte ho visto e sentito parlare di caccia allo squalo per individuarlo e tirarlo via dal mare. Non avrei mai voluto una cosa del genere. Era sicuramente grande e possente, forse pure pericoloso, ma il mare è il suo habitat non il mio.»
A questo punto l’esperto elabora alcune sue conclusioni, deducibili dall’episodio, in modo che possiamo metterle a vostra disposizione, non prima di aver tracciato un suo breve profilo.
Primo Micarelli è oceanografo e biologo marino, responsabile del CSS – Centro Studi squali di Massa Marittima dal 2009 e curatore dell’Acquario Mondo Marino di Massa Marittima, autore di decine di pubblicazioni scientifiche internazionali e libri. Titolare di un dottorato di ricerca in Scienze Ambientali presso l’Università di Siena (2005), dove è stato professore a contratto dal 2006 al 2011 ed in seguito cultore della materia. Dal 2000 sviluppa progetti su: biologia ed ecologia degli Squali, gestione Squali in acquario per studi in laboratorio, Etologia squali, conservazione e didattica Elasmobranchi. Responsabile delle Spedizioni scientifiche su: Squali bianchi e balena attive dal 2000, in coordinamento scientifico con le Università della Calabria e Siena dal 2005. Membro del Gruppo Ricercatori Italiani Squali, della Società Italiana di Biologia Marina, CIESM, Shark Alliance.
«In questo caso, data l’intera descrizione – conclude Micarelli – si può asserire che si trattasse di un esemplare sui 4-5 metri …con 90 cm di diametro testa doveva essere piuttosto grosso. Come normale non si è interessato più di tanto, perché evidentemente Elena aveva un comportamento tranquillo in acqua e quindi l’eventuale bianco – perché non avendo foto non possiamo farne una nota scientifica certa – non l’ha considerata né una preda né un predatore, primo discrimine che questi animali fanno.
Il fatto che l’acqua fosse torbida ha rappresentato un rischio supplementare per Elena, perché l’animale avrebbe potuto spaventarsi e attaccare giusto per difesa, evidentemente l’aveva già vista prima che lei se ne accorgesse.
Se interessato, il comportamento sarebbe stato molto diverso: in sintesi, avrebbe girato intorno a lei, avrebbe mosso mandibola e denti con apertura e chiusura ritmica, per indicarle di andarsene al più presto pena morso.
Il fatto di non avere attaccati alla sagola pesci sanguinolenti anche è stato importante perché l’incontro rimanesse tale senza “sbavature” né attacchi di sorpresa dal basso.
Sono animali che in acqua ci vedono quando noi non ce ne rendiamo conto e da come ci comportiamo valutano il da farsi, ovvero perdere tempo con noi o proseguire per la loro strada, evidentemente in questo caso Elena non ha stimolato nessun interesse, anche se il movimento verso la superficie avrebbe potuto far pensare al bianco che si allontanava come farebbe una preda e quindi da attaccare… ma evidentemente è stato fatto lentamente e con naturalezza, altrimenti è anomalo che non abbia reagito attaccando. Trattandosi di specie CITES protetta e relativamente pericolosa, bisogna sempre valutare prima cosa si scrive con attenzione e per il momento, sulla base di quanto mi è stato fornito e risposto, è quello che posso affermare con una certa tranquillità. Se a Elena – o anche ad altri lettori, in casi del genere – vengono in mente ulteriori fatti interessanti che non siano stati riportati, siccome potrebbero sempre rivelarsi significativi per la valutazione, sono a disposizione».
(Riferimenti di Primo Micarelli: presso CSS – Centro Studi Squali – Aquarium Mondo Marino
E-mail: primo.micarelli@gmail.com. Website: www.aquariummondomarino.com | www.centrostudisquali.org)
Nell’eccezionale filmato cui potete accedere cliccando qui si vede un altro incontro ravvicinato – di diverso genere – con un “bianco”, documentato nelle nostre coste. Affidiamo allo stesso autore Marco Tarantino, che ha girato queste immagini, il commento a didascalia del video:
«Ho girato queste immagini il 21 giugno 2011 a 500 metri dagli scogli dell’isola di Capraia, mentre con una barca a vela stavamo rientrando in porto dopo la giornata passata in mare per un progetto di ricerca sulle rotte dei cetacei nell’Arcipelago Toscano con biologi dell’università di Firenze coordinati dalla dott.ssa Cecilia Volpi del museo della Specola. Seguendo il percorso tranquillo di due delfini abbiamo incontrato un “bastone nero” che si è rivelato, cambiando prospettiva, la dorsale di un bianco di circa 3,7 m. Nuotava così tranquillo, immergendosi e riaffiorando, che ci siamo quasi potuti affiancare e siamo stati con lui circa 40 minuti!»