Diario di viaggio tra La Paz e l’arcipelago di Revillagigedo
di Francesca Romana Reinero – Foto di Sergio Riccardo
Dodici febbraio 2016, aeroporto di Roma Fiumicino. Siamo pronti per intraprendere il nostro viaggio subacqueo nell’Arcipelago di Revillagigedo. Quindici ore di viaggio per arrivare a La Paz, in Messico.
All’aeroporto Charles de Gaulle a Parigi rischiamo di perdere la coincidenza per Città del Messico, a causa di un leggero ritardo da Roma a Parigi! Dopo un viaggio interminabile eccoci finalmente a La Paz la nostra prima destinazione sulla costa messicana di Baja California.
Ovviamente, con la rinomata “fortuna” di cui godono gli italiani, ci smarriscono i bagagli all’aeroporto di La Paz. Tuttavia, nonostante l’accaduto, l’estenuante attesa di vedere le megattere non ci ha di certo demoralizzato. Riusciamo a percepire il profumo del mare anche dalle nostre stanze e possiamo goderci, dal porto, il meraviglioso paesaggio desertico che ci circonda, le montagne rosate e il mare blu davanti ai nostri occhi. I fotografi, pronti a scattare ricordi indelebili di questa vacanza, sono in posizione sulla barca, uno accalcato all’altro. Ed ecco il primo soffio di una balena e poi di un’altra ancora. Le megattere, con il loro nuoto sinuoso, aprono e chiudono l’enorme bocca ingurgitando tonnellate di plancton, danzando leggiadre sotto le chiglie delle barche, mostrando timide le loro pinne incrostate dai balanidi. Fotografarle non è facile perché l’acqua è verde ma il loro canto ci ha guidato allo scatto perfetto tanto atteso, chi con la Go Pro o la videocamera, e chi con le macchine fotografiche.
In seguito decidiamo di porre la nostra attenzione sugli squali balena, i pesci più grandi al mondo rivestiti da divertenti pois bianchi. Non sono poi così grossi di dimensione ma la loro lentezza nel nuoto e la loro tranquillità, in nostra presenza, ci consentono di filmarli e fotografarli al meglio.
Soddisfatti della nostra prima giornata, intraprendiamo la strada del ritorno verso il porto di La Paz mentre un sole rosso fuoco tramonta dietro di noi.
Riponiamo, ormai esausti, la nostra attrezzatura fotografica increduli che, quando meno ce lo saremmo aspettati, le megattere iniziassero a saltare come ballerine fuori dall’acqua mostrando tutta la loro maestosità! Quante emozioni tutte in un giorno e siamo solo agli inizi del nostro viaggio!
Il giorno seguente ci rechiamo più a nord per vedere i leoni marini e, avvicinandoci agli scogli, udiamo già i richiami di alcuni pinnipedi che oziano sotto il sole mentre altri si tuffano in cerca di prede e svago. L’acqua è particolarmente fredda ma la concentrazione è al massimo. A soli pochi metri di profondità incontriamo due simpatici leoncini che giocano e si divertono con le nostre bolle. Si girano e rigirano su sé stessi guizzando come delle meravigliose sirene afferrando, per mordicchiarle, le nostre pinne colorate, i nostri snorkel ma anche le nostre Go Pro! Per fortuna, con un po’ di dimestichezza, ho evitato di perdere la mia attrezzatura fotografica, tanto ambita e ricercata dai nostri amici pinnipedi!
Finalmente è giunto il momento di partire per l’attesissima spedizione all’Arcipelago di Revillagigedo. Da La Paz prendiamo un pulmino che ci condurrà fino a San Josè del Cabo e, durante il tragitto, non possiamo fare a meno di comprare il tipico sombrero messicano dai venditori locali. Ci aspettano “solo” 24 ore di barca dal porto di San Josè del Cabo, dove ci imbarchiamo sulla Southern Sport, una lussuosa barca attrezzata per le attività subacquee. Fremiamo al desiderio di raggiungere al più presto le isole. Dopo una giornata intera di navigazione approdiamo all’isola di San Benedicto, un enorme vulcano attivo che si erge dal mare in tutta la sua solennità. Giusto il tempo di calare i gommoni a mare e si avvicinano i primi squali seta (Carcharhinus falciformis). Ansiosi di incrociare il loro sguardo anche sott’acqua, ci tuffiamo con le nostre attrezzature fotografiche osservandoli nuotare intorno a noi, sempre più vicini, accompagnati anche da altre specie più piccole di squali pinna bianca (Triaenodon obesus).
Il giorno seguente partiamo alla volta dell’isola di Roca Partida, un piccolo scoglio di 80 metri di lunghezza e dieci di altezza nel mezzo del Pacifico, un antico vulcano ormai quasi interamente sprofondato. Sopresi dalla modestia di quest’isoletta e consapevoli della corrente e della risacca di diversi metri presenti in questo luogo, partiamo per le nostre tre immersioni quotidiane. Già a pochi metri di profondità si intravedono una serie di nicchie scavate nel vulcano, delle vere e proprie “terrazze” dove risiedono decine di squali pinna bianca, gli uni ammassati sugli altri, maschi e femmine, gravide e non. Alcuni dormono serenamente, altri cercano la posizione più comoda per riposarsi. Tuttavia la corrente non ci dà tregua e ci trasporta, come “turisti” su un pullman, lungo tutta la costa dello scoglietto di Roca Partida, facendoci fare diversi incontri con gli squali delle Galapagos (Carcharhinus galapagensis), gli squali seta, i silvertip (Carcharhinus albimarginatus) e branchi gli squali martello (Sphyrna lewini), tutti allo stesso “ritmo” e alla stessa distanza. Ma gli squali non sono gli unici protagonisti di questo luogo poiché abbiamo avuto modo di incontrare anche tre o quattro mante (Manta birostris) di diversi metri che oscuravano il sole sopra la nostra testa, accompagnate da remore di dimensioni notevoli. Per tutto il tempo, hanno danzato e piroettato intorno a noi convogliando cibo con i loro grossi rostri posti all’estremità del capo.
Per ben tre giorni, questi sono stati i regali di Roca Partida.
A fine settimana ci rechiamo a Socorro, l’isola più grande dell’arcipelago, dove è presente solo una base militare. Le immersioni ci hanno regalato nuovamente tante emozioni, addirittura anche un simpatico delfino, a fine immersione, che ci ha salutato saltando tutto il tempo sotto il gommone, guidandoci fino al rientro in barca. Abbiamo trascorso infine il nostro ultimo giorno nuovamente a San Benedicto dove, come al solito, tre o quattro squali seta hanno girato per ore intorno alla nostra barca, in attesa che ci immergessimo insieme a loro per immortalarli in qualche scatto. Altra immersione al Boyler, una secca al largo dell’isola, dove abbiamo potuto gustare la danza delle mante giganti e, infine, al Canion, dove ci eravamo immersi al nostro arrivo, all’inizio della crociera.
Arriva il momento di salpare e riaffrontare il Pacifico fino alla terra ferma, questa volta con i venti a sfavore che non favoriscono la nostra crociera. Sfiniti dalla attraversata, abbiamo comunque deciso di trascorrere l’ultima notte a terra a Cabo San Lucas, un paesino a pochi chilometri da San Jose del Cabo. La soddisfazione dei nostri incontri marini viene coronata da un’ottima cena alla Marina di porto di San Lucas accompagnata, come di rito, da una squisita tequila messicana sale e limone…e da tanto shopping! La sveglia, martedì 23 febbraio, chiude la nostra spedizione di 12 giorni.
Siamo tutti un po’ affranti ma felici di aver visitato uno dei posti più remoti, emozionanti e unici al mondo: l’Arcipelago di Revillagigedo, le “Galapagos messicane”.