I retroscena – subacquei e non solo – di un moderno set fotografico subacqueo in mare costituiscono l’anima di un risultato di eccellenza
di Romano Barluzzi
Il “dietro le quinte” sottomarino narra molto più di ciò che poi appare come risultato d’eccellenza nel premio prestigioso conferito a una fotografia. Ne descrive l’essenza. Costituisce una serie di accadimenti significativi di competenza tecnica, destrezza esecutiva, maestria scenografica ma anche di intese interpersonali, sensibilità condivise, concorso di aspettative. Passioni, in fondo. Una dimensione dove il fattore tecnico deve entrare perfettamente in sintonia con quello umano. E ciò accade dalla primissima fase dell’ideazione – potremmo dire della “sceneggiatura” dello scatto – fino al risultato finale, per ogni fase intermedia di una “regia” che non deve mai perdere il polso della situazione. Non ci si pensa mai ma è tutto questo insieme di momenti, dettagli e sfumature – talvolta inesprimibili o impercettibili – che concorrono alla riuscita. E, se invece ci si pensa, c’è da smarrirci la testa: perciò deve anche avvenire con buona spontaneità, con necessaria fluidità, come si trattasse di una serie di automatismi naturali.
Focalizziamo un attimo l’attenzione su questa modella e ci viene spontaneo il raffronto con certe “scuole per sirene” (marmaid school) che stanno prendendo campo qua e là. Per carità, intendiamoci: nulla di male, ben vengano.
Ma ne abbiamo già viste tante nuotare ed esibirsi in giro e a guardarle, francamente, temiamo che la capacità di muoversi in acqua la credano infusa in quel costumino colorato col finale a forma di coda di pesce che indossano. Al di là del bell’aspetto, appena si muovono solo pochissime riescono a richiamare davvero nell’immaginario del pubblico l’idea mitologica di una sirena, cioè di un essere completamente acquatico. Una vera modella sub deve farlo sempre. In ogni movimento come in ogni postura statica. E in ogni situazione! Con qualsiasi abito, che sia da pesce o da sera. Freddo, caldo, maschera o senza maschera, ombra o luce, apnea o autorespiratore. Un metro sotto come venti o più in giù. Sempre. La stanchezza diventa un’opinione, lo stress non esiste. E’ un qualcosa che accomuna i grandi campioni dello sport e ti ci avvicina. Forse per questo Lucrezia De Mari, la modella di cui parliamo, già campionessa di nuoto sincronizzato “prestata” all’apnea, ci riesce così bene.
E che dire degli altri attori in campo? Il papà Massimo De Mari, la mamma Luisa Giannini De Mari, assistenti veri. Sebastiano Tringali, per tutti “Seby”, l’aiutante più vitale per le apnee di Lucrezia: colui che porta l’aria! E deve farlo con perfetto tempismo, per evitare che ogni apnea si prolunghi troppo, scansando l’eventualità – altrimenti irta di pericoli – di una precipitosa risalita verso la superficie. Ultimo, ma non per importanza – o, come si usa dire, last but not least – Lorenzo De Mari, il fratello di Lucrezia, autore e regista di questo efficacissimo quanto breve video di backstage che riassume meglio di qualsiasi parola tutto ciò che stiamo dicendo. Senza contare l’assistenza in superficie, la cornice dell’AMP Plemmirio (Siracusa), un diving a disposizione, il Club Sommozzatori Siracusa, e naturalmente il realizzatore materiale dello scatto, Emanuele Vitale il fotosub, colui che quello scatto ce l’ha avuto prima nella mente, negli occhi e nel cuore che nel clic della sua compatta, potremmo dire “il regista e sceneggiatore di sé stesso”. Nessuna comparsa, tutti protagonisti. Di un film irripetibile. Fino a un’altra vittoria che verrà.
Il link al video su YouTube:
https://www.youtube.com/watch?v=05o9oPpE0V8&feature=youtu.be
L’immagine in apertura è quella che ha vinto il 2° premio al “Festival International du Monde Marine d’Hyères” (www.festival-image-hyeres.com), sez. Galatea, cat. Amateur. Appartiene alla stessa serie realizzativa battezzata “Ascetic” di cui ci siamo già occupati in altro nostro articolo avendo essa vinto con altra foto l’EUDI Photo Show 2017 categoria Compatte Apnea (dopo aver ricevuto anche una menzione d’onore al Monochrome Photography Awards). Entrambe gli scatti sono stati realizzati presso l’AMP Plemmirio in zona “Gli Archi” nel corso del 2016.