Con la maschera, le pinne e lo snorkel tutti possono dedicarsi a una sana disciplina; un’attività che possiamo anche chiamare seawatching e che potrebbe consentire di conoscere, divertendosi, i primi ambienti e la biodiversità degli ecosistemi costieri. Ecco a voi lo snorkeling al tramonto.
Testo e foto Francesco Turano. Modella Jenny Gioffré
Ho provato proprio una sensazione speciale, come stessi scivolando tra gli scogli, in punta di pinne: acqua cristallina, superficie spazzata da un forte vento meridionale, ammorbidito nel suo impeto da uno sperone roccioso, solcata e disegnata dalle violente raffiche ma senza la più piccola onda; un bassofondo cosparso di rocce franate su un fondo di sabbia e ghiaia chiara e altamente riflettente, atmosfera gaia e serena, con forti contrasti di azzurri e avvolgenti tinte calde offerte della copertura algale delle rocce.
Tutte visioni che condiscono un semplice percorso a galla con maschera e pinne, osservando la magia dei fondali, aiutati dall’insostituibile snorkel, un semplice elemento dell’attrezzatura subacquea così importante da consentire di nuotare a testa immersa e nello stesso tempo respirare. Scopriamo affascinati la vita nei primi tre metri di profondità, galleggiando sotto il pelo dell’acqua. Ad accoglierci famiglie di allegri latterini, snelli pesciolini argentati, e giovanissime salpe, con le striature dorate sui fianchi, brillanti sotto i raggi del sole, splendide nei loro spostamenti sincronizzati che le vedono impegnate nel brucare sugli scogli affioranti. In acqua libera poi ancora pesci in movimento: giovani pagelli e piccole occhiate. Sospese a mezz’acqua le castagnole, con il loro nero intenso, come macchie d’inchiostro sparate sul blu intenso dell’orizzonte subacqueo percepibile. Il pomeriggio volge al termine, caratterizzando la visione d’insieme della scena, bellissima. Condividere con amici, nuotando insieme in superficie con lo sguardo perso sott’acqua, è sempre una forte esperienza che si riaccende ogni volta di nuova energia.
Il manto delle alghe, che riveste quasi uniformemente la roccia, ha tinte tiepide, giallastre o brune, e si specchia sulla superficie calma creando ambientazioni avvolgenti e rassicuranti, un ambiente stupendo dove troviamo la felicità e la gioia di scoprire la vita al confine tra aria e acqua, tra terra e mare. Osservando da vicino con meticolosa attenzione il substrato, tra ciuffi d’alghe e interstizi, si vedono piccoli pesciolini assorti nel loro baldanzoso e continuo movimento, alimentato dall’andirivieni del moto ondoso che lambisce le rocce affioranti e quelle appena emergenti. Dello stesso colore di alcune alghe, appare magicamente una piccola bavosa sfinge, buffo pesciolino di pochi centimetri dalla pittorica livrea con disegni e colori unici, con bande verticali brune su fondo giallo e tanti piccoli disegni vicino al capo e sulle pinne. Scrutiamo e cogliamo quel che possiamo di questa visione del microcosmo esistente in così poca acqua, rapiti dal movimento di altri tipi di bavose, come la bavosella d’alga e la più grande bavosa sanguigna. Di misure ancora più contenute sono le simpaticissime bavoselle cervine, chiare con striatura a bande larghe verticali, ma a volte anche scure, bruno rossicce e capaci quindi di presentare livree cangianti da individuo a individuo. Le appendici di questi piccoli blennidi, per le particolari ramificazioni, ricordano le corna di un cervo, da cui il nome che le identifica. Sono i pesci più frequenti nelle pozze di marea e negli ambienti in genere poco profondi. Lo spazio occupato da questi piccoli pesci, a volte invisibili, è condiviso da molte specie di invertebrati, come celenterati quali la madrepora arancione e il pomodoro di mare, ma anche crostacei come granchi corridori e favolli.
La madrepora arancione è sempre la più vistosa macchia di colore reperibile lungo le coste rocciose mediterranee, protagonista del bell’aspetto di molti ambienti rocciosi per via delle sue vaste colonie di polipi arancio saturo, distribuiti a tappeto all’ombra delle rocce a partire dalla superficie. L’alternanza di tali colonie con altre specie animali incrostanti il duro substrato rende le pareti degli scogli delle vere e proprie tavolozze, dove masse di colore confondono l’osservatore; solo una fonte di luce artificiale e una spiccata abilità, con occhio allenato, all’individuazione delle tante forme di vita presenti, rende giustizia alla magnificenza della biodiversità che si concentra in poco spazio; un metro quadrato di roccia può celare la presenza di molti tipi di celenterati, poriferi, anellidi, molluschi, crostacei ed altro ancora. Tutto questo visibile solo con la testa immersa, respirando dal fedele e insostituibile snorkel, senza minimamente accennare ad immergersi…
Nella fascia di marea, a volte immersa e a volte emersa, vivono quelli che volgarmente sono chiamati pomodori di mare. Come possiamo non soffermarci ed osservare queste elegantissime attinie rosso porpora, che sfoggiano le loro peculiarità decorando la superficie delle rocce; sono i celenterati che sostituiscono egregiamente l’assenza dei fiori, nel mare, con i loro tentacoli disposti in cerchio intorno alla bocca. Tutti i “falsi fiori del mare” sono in realtà animali invertebrati, celenterati antozoi nello specifico. Lo spettacolo del mare illuminato dal sole che tramonta, ormai stanco, si rinnova ogni volta sotto i nostri occhi di subacquei sempre vogliosi di scoprire e di osservare; occhi attenti e coinvolti dal più insignificante dei dettagli. Ma saranno soprattutto i non subacquei a restare folgorati dal fascino del mondo sommerso, rapiti da un ambiente tutto da vivere, sempre ricco di una gran varietà di forme viventi.
Con la maschera, le pinne e lo snorkel, tutti possono dedicarsi a una sana disciplina; un’attività che possiamo anche chiamare seawatching e che potrebbe consentire di conoscere, divertendosi, i primi ambienti e la biodiversità degli ecosistemi costieri. Quegli ambienti colorati e vivi che, se osservati bene, possono innescare negli animi sensibili la passione per far nascere quell’attenzione necessaria nei confronti del mare. Basti pensare al significato di un incontro con una medusa che nuota o ai primi approcci con pesci ago e cavallucci marini. Non è difficile, in alcune aree costiere del Mare Nostrum, incontrare ancora l’ippocampo, pesce unico e straordinario, oggi in regressione netta ma ancora visibile con un pizzico di fortuna proprio nei primi metri di profondità.
La nostra rilassante nuotata volge al termine e ci rendiamo conto che è sempre difficile togliere lo sguardo dal mondo subacqueo, tirando su il capo per rientrare a far parte del mondo emerso. Ci consola l’atmosfera creata dal crepuscolo e meditiamo ancora, con lo sguardo all’orizzonte, godendo di quanto vissuto e pensando alla prossima nuotata sotto la superficie di questo incantevole e amabile Mediterraneo! (Francesco Turano, www.francescoturano.it)