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Ha appassionato il mondo la vicenda dei ragazzi intrappolati nella grotta in Thailandia e della macchina umana del soccorso messa in campo per salvarli tutti. Un’operazione con la subacquea come protagonista. Ripercorriamo l’accaduto attraverso la voce di chi ne ha autorevolmente seguito e divulgato ogni passaggio. Per farcene un’idea più precisa

A cura della Redazione. Immagini: by Pasquale Longobardi, SIMSI – Società Italiana Medicina Subacquea Iperbarica e accreditamenti connessi

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Di solito da queste pagine digitali non ci occupiamo della cronaca in senso stretto. Preferiamo gli approfondimenti che non necessariamente sono legati al momento, anzi. E, pur avendo seguito anche in questo caso la linea editoriale che ci contraddistingue, evitando ogni commento durante lo svolgimento di quei fatti (al contrario di tanti, troppi come al solito…), non possiamo tuttavia esimerci oggi dal ripercorrerli come analisi di un’attualità che, a distanza di appena due mesi scarsi, non può certo dirsi lontana. Insomma ci fa piacere mostrarci “sul pezzo” ma, nel rispetto dei nostri lettori, scegliamo di farlo adesso, che è ancora un’attualità però estranea ai clamori della ribalta.
L’altra nostra cura – oltre alle tempistiche – è sempre nei confronti della correttezza delle informazioni testuali e visive che riportiamo: e qui veniamo al dunque. Nei giorni della disgraziata vicenda, quando chiunque e comunque ne parlasse faceva inevitabilmente molti contatti, e mentre trattenevamo il fiato come tutti per la sorte di quei ragazzi, abbiamo assistito alla consueta prolusione di esternazioni da parte di innumerevoli autori improvvisamente esperti di tutto, dalle immersioni alla speleologia, dalla medicina alla psicologia, passando naturalmente per la geologia e la puericultura.
Il peggio si è toccato quando alcuni personaggi (anche qualche ben noto “professionista” dell’informazione), a corredo dei propri commenti, hanno postato immagini che nulla avevano a che vedere con quanto stava accadendo nella grotta in Thailandia! E, naturalmente, guardandosi bene dall’informare che si trattava di immagini da repertori, e per giunta altrui! Non che qui c’interessino le solite questioni sul copyright, quanto rilevare che tali corredi iconografici – foto ma soprattutto video – hanno restituito un’immagine completamente diversa dal contesto degli eventi: in un video – rilanciato da molte mani diverse – si vedevano acqua limpida, perfetta illuminazione e tre sub affiancati a percorrere una sorta di ampia caverna! In un altro si vedeva, come esempio di una delle tecniche inizialmente ipotizzate per mettere in salvo i ragazzi, un’esercitazione dimostrativa che simulava un contesto del tutto opposto a quello della situazione in corso, con tanto di barelle immergibili (toboga) differenti da quelle impiegabili nell’evento reale… Tutto ciò e molto altro ha contribuito – consapevolmente o meno – a una sostanziale disinformazione! Che a sua volta ha generato una percezione assolutamente distorta di una realtà già difficile di per sé da immaginare e che proprio per questo avrebbe avuto bisogno semmai di ancor maggiore puntualità divulgativa.
Guardandoci intorno per cercarne un po’, troviamo ci piaccia ancor oggi – anche per sintesi, chiarezza e partecipazione – soltanto quella che ha contraddistinto il resoconto continuamente assicurato in quei giorni dal Dr. Pasquale Longobardi, presidente di SIMSI – Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica nonché direttore sanitario del Centro Iperbarico di Ravenna, sia attraverso il proprio profilo sia mediante la pagina di SIMSI stessa. Ripubblicare qui di seguito – con il suo permesso – una serie dei suoi post di quei giorni collegati tra loro come un solo diario crediamo sia qualcosa di veramente utile per chi avesse desiderato farsi un’idea più aderente alla realtà e non ci fosse riuscito prima.
Tutti i seguenti contenuti dei post sono stati pubblicati, talvolta a poche ore l’uno dall’altro, durante le fasi cruciali dei soccorsi, a ridosso dei giorni tra il 6 e il 10 luglio, data quest’ultima del completamento del salvataggio.

«La SIMSI – Società Italiana Medicina Subacquea e Iperbarica sta seguendo da vicino la vicenda dei ragazzi intrappolati nella Grotta Tham Luang in Thailandia, in contatto con i brillanti medici subacquei della nostra comunità internazionale.
SIMSI esprime cordoglio (sono amareggiato, triste) per l’incidente fatale a Saman Kunan, abile subacqueo della marina thailandese, occorso durante le operazioni di salvamento dei bambini intrappolati. La percentuale di ossigeno nella grotta è al 15% (limite minimo per la sopravvivenza). Sistemati cinque chilometri di tubazione per insufflare ossigeno nella grotta. Difficile che i bimbi, specialmente i due più fragili (e con il passare del tempo anche gli altri saranno deboli), possano immergersi per un tragitto di 3-5 chilometri con passaggi stretti. 
Pare che l’incidente fatale per Saman sia stato causato da esaurimento aria nella bombola durante l’immersione di ritorno al campo base. I giornali parlano di “ipossia”. In realtà, nelle bombole (lavorano in circuito aperto) la pressione parziale dell’ossigeno è sufficiente. Saman era un atleta di triathlon (fisicamente forte). La morte sarà stata probabilmente per incidente cardiaco facilitato dallo stress psichico e fisico (stanno lavorando H24). Saman è un eroe impresso nei miei sentimenti.

SIMSI continua a seguire con apprensione il salvamento dei Wild Boars in Thailandia.
L’allenatore (25enne) e un ragazzo (sono 12 tra 11 e 16 anni) sono molto deboli: scartata l’opzione di attendere, potrebbero volerci 3-4 mesi. Ci si aspetta l’evacuazione tramite immersione Hanno insegnato a nuotare a chi non sapeva farlo. Più difficile per l’immersione: acqua con visibilità zero (fango) e un paio di strettoie dove è necessario separarsi dalle bombole. 
Spero che decidano di affidare ogni ragazzo a una guida (più un “angelo” a tutela della sicurezza di entrambi) che sia la stessa fino all’uscita, confidando nelle caverne intermedie per una pausa. Ciò per creare una bolla di fiducia tra il ragazzo e la guida (“campo dipendenza”) che faccia da scudo nei momenti di difficoltà. Sarebbe poco saggia la catena di soccorritori. Genererebbe confusione nei ragazzi e un anello potrebbe spezzarsi (problemi a un soccorritore). 
Confido nel fatto che sono adolescenti: voglia di vivere, cervello plastico all’apprendimento, incoscienza dei reali rischi e percezione di avventura. In bocca al lupo, #SIMSI prega per voi.

Grotta Tham Luang (Mae Sai, Thailandia). Ultime notizie by SIMSI.
Un medico australiano speleosub (forse Richard Harris) domenica ha esaminato i ragazzi e ha approvato l’evacuazione. Accadrà tra oggi e domani (quando arriverà il Primo Ministro, Gen. Prayut Chan-ocha) grazie a 13 subacquei internazionali e 5 incursori della Marina thailandese. Il percorso di 1,5 km dall’ingresso alla “terza camera” è attualmente percorribile (il livello dell’acqua si è ridotto di 30 cm acqua grazie al pompaggio). Per la restante parte sommersa pare saranno utilizzate maschere facciali con bombola in configurazione sidemount. Il problema saranno le strettoie.
In una lettera congiunta i ragazzi hanno detto: “Non preoccupatevi, siamo in buona salute”. Hanno chiesto agli insegnanti di non assegnare troppi compiti a casa. Hanno espresso amore per i genitori. Titun, il più giovane, ha espresso il desiderio di mangiare crocchette di pollo fritto (mio figlio Lorenzo, ne chiederebbe 12mila).
I ragazzi sono dentro da 15 giorni. Da lunedì 2 luglio sono nutriti con pacchetti di gel energetici.
Il pensiero va all’eroe Saman Kunan (pare sia morto per esaurimento dell’aria nelle bombole mentre usciva dalla grotta). Le preghiere, l’amore è per i 12 Wild Boar e l’allenatore.

Grotta Tham Luang (Mae Sai, Thailandia). Ultime notizie by SIMSI: Quattro ragazzi dei Wild Boar (quelli che hanno meglio superato l’apprendimento) sono già al Prachanukroh Hospital in Chiang Rai. Le operazioni sono sospese per circa dieci ore, il tempo di ripristinare la scorta di ossigeno (non agevole in quel territorio). 
Applauso della #SIMSI ai due subacquei inglesi Richard Stanton (ex Vigile del Fuoco, pluri-premiato per altri simili salvataggi) e John Volanthen – in foto – che hanno trovato i ragazzi (dopo nove giorni di ricerca) e agli altri 16 subacquei che evacueranno i Wild Boar. Così come ai 90 subacquei (50 di provenienza internazionale) coinvolti a supporto delle operazioni.

Forza Wild Boar! (Grotta Tham Luang, Mae Sai, Thailandia). Ultime notizie by SIMSI: Ripristinate le scorte di aria compressa e ossigeno (tra poche ore) riprenderà l’evacuazione. Saranno gli stessi subacquei che hanno già salvato i primi 4 ragazzi a recuperare gli altri, a gruppi di quattro. 
I 12 ragazzi appartengono alla comunità povera che vive al confine tra Tailandia e Myanmar (ex Birmania). Il vero allenatore dei Wild Boar è Nopparat Khanthavong (37 anni). Ekapol Chanthawong – Ekk (25) che è nella grotta è il suo sostituto. Il giorno dell’incidente, Ekk aveva l’incarico di allenarli (percorso in bici per i monti) in preparazione per la partita serale. Non rientrando a casa, i genitori si sono allarmati. E’ stato il giovane Songpol Kanthawong (13 anni) – che non era andato con il gruppo – a segnalare la grotta come destinazione degli amici (dove sono state trovate le bici). Ekk, orfano a 10 anni, ha studiato come monaco. Prima dell’arrivo dei soccorsi ha dato tutto il suo cibo ai ragazzi, indebolendosi. Li ha motivati. Nopparat ed Ekk avevano, faticosamente, trovato degli sponsor che, a fronte dei successi scolastici, regalavano ai ragazzi attrezzatura per lo sport (magliette, scarpe). L’obiettivo era farli diventare professionisti per emanciparli dalla povertà. Lo scambio rendimento scolastico = premio per lo sport sarebbe utile anche per i ragazzi italiani.
I Wild Boar (“cinghiale”) stanno già diventando un esempio per gli studenti thailandesi: nelle scuole sono stati affissi manifesti per spingere l’apprendimento delle lingue straniere. Il messaggio segnala che i soccorritori parlano inglese: per salvarsi in condizioni di pericolo è necessario conoscerlo. Sarebbe utile anche per i ragazzi italiani.
#SIMSI prega per il successo completo dell’evacuazione ed è vicina ai soccorritori, in particolare ai subacquei e al personale sanitario nel luogo dell’incidente e nel vicino ospedale Prachanukroh Hospital in Chiang Rai.»

Un inciso: il giorno 9 luglio, alle ore 16:48, Pasquale Longobardi – come preannunciato – è in diretta su RAI 1,alla trasmissione “La vita in diretta”, dove insieme a Valerio Tossi Albertini (CERN) e Danila Pescina (psicoterapeuta), può fornire approfondimenti sulle difficoltà e speranze del salvataggio dei ragazzi intrappolati nella grotta. Idem circa le tematiche sulle tecniche di assistenza medica in ambienti estremi, sulle difficoltà che stanno affrontando i soccorritori nell’operare in ambienti confinati e ipossici. Sono le stesse ore di apprensione e concitazione nelle informazioni che arrivano, soprattutto circa il salvataggio dei primi 4 ragazzi che vengono evacuati dalla grotta utilizzando tecniche subacquee e speleologiche, come previsto.

Riprendiamo il racconto del Dr. Pasquale Longobardi con le sue parole dal suo post successivo:«Grazie al Centro Iperbarico di Ravenna per aver diffuso la notizia della intervista a La vita in diretta. L’esperienza in Ravenna (dal 1989) come Direttore sanitario ha permesso di acquisire conoscenza ed esperienza nel trattamento dei disturbi post-traumatici da stress (post sindrome da sommersione, trauma sia fisico che psichico). 
L’approccio multidisciplinare include il supporto della psicologia comportamentale con tecnica EMDR (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari), la correzione dei disordini del sistema nervoso autonomo (percorso Disordini Metabolici Stress Correlati). Qualora la Risonanza Magnetica funzionale evidenzi danni al sistema nervoso centrale, l’ossigenoterapia iperbarica(#OTI), a complemento dei farmaci e della fisioterapia, è somministrata per la correzione dei disturbi neuroendocrini e del danno alla barriera emato-encefalica, alla glia, ai nuclei della base e alla corteccia pre-frontale. 
L’approccio interdisciplinare riesce a superare, con successo, le ansie e i disturbi fisici correlati allo stress subito. 
Orgoglioso di dirigere uno staff fortissimo.

Let’s go Wild Boar! (by SIMSI): 8 ragazzi evacuati!Perché non hanno agito prima? Come mai le pause e non il ritmo continuo? Tante bombole: a cosa servono? Ecco la matematica di un salvataggio di successo in ambiente confinato.
1) situazione: ambiente in classe A di rischio: “immediatamente pericoloso per la vita e la salute”, per % ossigeno inferiore 18%.
2) opzioni di evacuazione (in ordine di priorità):
a) auto-soccorso. Hanno provato, senza successo, a trovare una via aerea di uscita.
b) soccorso dall’esterno: hanno alacremente lavorato per allestire una conduttura di 5 chilometri per insufflare aria compressa (con compressore).
c) entrata di salvataggio. Si è deciso per questa ultima opzione quando il collega dr. Richard Harris di Adelaide, Australia – foto) ha visitato i ragazzi segnalando che diversi soffrivano di disturbi respiratori (fame d’aria) e andavano evacuati subito.
3) per la “entrata di salvataggio” è necessario (ed è stato fatto):
a) avere un piano condiviso
b) preparare i soccorritori (90 persone), sia il team di entrata che – in particolare – i subacquei di emergenza (in caso di problemi), le persone all’esterno per la prima assistenza e trasferimento dei ragazzi.
c) misurare la percentuale dell’ossigeno nell’ambiente (16%).
d) ventilare l’ambiente. In attesa che arrivasse la conduttura per l’aria, hanno utilizzato bombole di ossigeno per ventilare i ragazzi. Utile per migliorare la loro ipossia e come pre-condizionamento al trasferimento subacqueo.
e) addestrare i ragazzi, simulando il passaggio nella strettoia di 38 centimetri
laddove sarebbero necessari almeno 60 x 45 centimetri per un passaggio agevole senza bombole e 90 x 90 con le bombole (foto).
f) utilizzare maschere facciali per la ventilazione in sicurezza (prevenzione della sindrome da sommersione), le comunicazioni.
g) ridurre ragionevolmente al minimo necessario il numero dei soccorritori: gli stessi che hanno recuperato i primi 4 ragazzi, stanno recuperando gli altri.
Le pause di circa 10 ore tra le diverse fasi servono per il debriefing (valutare quanto fatto, adottare misure correttive). Consentire al team di entrata di riposarsi (specialmente psicologicamente), desaturare l’azoto. Ripristinare le bombole di aria e ossigeno.
Le tante bombole servono, quindi, per migliorare le condizioni dei ragazzi e pre-condizionarli al trasferimento subacqueo in sicurezza (ossigeno); rebreather dei soccorritori (ossigeno, aria); bombole lungo il percorso di uscita (aria); presidio di primo soccorso interno alle grotte (ossigeno).
Non si poteva, non si doveva agire in fretta. La matematica per un soccorso di successo richiede i suoi tempi. L’importante è che il conto finale quadri: tredici persone salvate. 
#SIMSItribù dita incrociate.»

Il resto è storia nota: poche ore dopo quest’ultimo post la vicenda avrà il suo epilogo definitivo, tutto sommato estremamente favorevole, se si eccettua la dolorosa perdita dell’eroico soccorritore subacqueo Saman Kunan. Dopo 18 giorni di incubo tutti i “cinghialotti” e il loro allenatore sono sani e salvi, di nuovo tra le braccia dei loro cari. Idem per i moltissimi operatori dei soccorsi.

Si è infine saputo che l’intera vicenda diventerà un film, di cui sarebbero già iniziate le riprese.

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