Le esplorazioni come scelta di vita. Le più coinvolgenti: Corazzata austro-ungarica Szent Istvàn e lo Scirè, il sommergibile italiano della X Flottiglia MAS.
A cura di Giorgio Anzil
Nome: Fabio. Cognome: Ruberti. Data di nascita: 23 luglio 1955. Formazione culturale: Dottore in Storia (Tesi in Archeologia Subacquea). Impetuoso, passionale, sanguigno. Talvolta rigido e irruento. Questi alcuni degli aggettivi che lo precedono. Questi sono quelli sentiti e letti per presentare Fabio Ruberti. Io posso dire che a me (mi trovavo lì con gli amici della Palumbarus di Alberto Gasparin e il Cedifop che offrivano con la loro esperienza tutta l’assistenza al record – ndr) aveva regalato un collarino per gli erogatori in una fiera durante un record sul Battello Milano. Dopo quel momento non l’ho più incontrato, purtroppo. Coinvolgendolo in un paio di lavori, che saranno pubblicati sulla nostra rivista Serial Diver, ho avuto modo di fare una grande scoperta: gli aggettivi che gli appioppano sono veri! [TS_VCSC_Icon_Font icon=”ts-awesome-smile-o”]
Battute a parte, sicuramente, uno che aspira a intervistare tutte le figure che hanno fatto cose importanti nella subacquea, non può non contemplare il caro Fabio Ruberti. Sfogliare il suo curriculum vuol dire prendersi mezza giornata di tempo per leggerlo tutto e almeno un mese per approfondire le notizie, per questo non farò nota di tutto ciò, allegandovelo a parte. Veramente un personaggio ricco di storia, che ha fatto della sua vita subacquea una esplorazione continua. Tutto inizia da ragazzino: nell’estate del 1969 le prime bolle.
Illustrissimo Fabio, ci racconti quei momenti?
«Fui “iniziato” da vecchi subacquei di allora, con un bibombola, maschera e pinne, niente altro. Per qualche anno mi immersi senza brevetto, come era abbastanza comune all’epoca, fra le scogliere davanti al mio paese, più che altro per raccogliere muscoli (cozze) e cacciare polpi, qualche saraghetto e quanto poteva offrire l’ambiente anche in termini di “avventura” per un ragazzino di quell’età. Il primo brevetto venne, però, qualche anno dopo, al compimento dei diciotto anni, fu un brevetto FIAS, presso la sezione di Pisa».
Fin qui potrebbe sembrare una storia come tante: per esempio mi ricorda quella del mio papà – non sto dicendo che Ruberti sia anziano, sia chiaro – che aveva la stessa passione. Chissà quanti di voi si rispecchiano in queste parole e in quelle che leggerete tra poco. Chissà quanti hanno letto un libro di Cousteau o fantasticato con sogni simili, chissà quanti. Le prime evoluzioni, il progredire come subacqueo, la curiosità.
Ecco la domanda: qual era la curiosità primaria che ha portato Fabio Ruberti ad evolversi e progredire come subacqueo?
«Quella vita estiva a contatto con il mare mi affascinava e sentivo che c’era molto altro da scoprire e sapere e la “rivelazione” avvenne quando per un compleanno (penso quello dei 14 anni) mi regalarono “Il mondo silenzioso” di Cousteau. Lo leggevo con bramosia sugli scogli e poi mi tuffavo immedesimandomi nei personaggi e pensando di vivere avventure simili. Conoscendo un subacqueo del paese che era stato in Marina, gli chiesi di farmi provare e lì inizio “ufficialmente” la mia storia subacquea. Questa curiosità naturale e desiderio di conoscere ed esplorare mi ha accompagnato sempre, e ormai sono oltre quarant’anni, con lo stesso spirito di allora».
Tornando al mio papà, lui si è fermato li, come la stragrande maggioranza, mentre la continua evoluzione, la passione e la ricerca dell’esplorazione innata in Ruberti lo spingono a osare, e nel pieno della sua maturità come subacqueo e istruttore porta la IANTD in Italia.
«La IANTD era nata negli USA pochi anni prima che io la conoscessi, prima con il nome di IAND (International Association of Nitrox Divers), fondata da Dick Rutkowsky nel 1985, poi acquisita da Tom Mount nel 1990 che la trasforma in IANTD (International Association of Nitrox Technical Divers), inventando il neologismo di Technical Diver (Subacqueo Tecnico) che fino allora non era mai stato usato per indicare questo tipo di attività. Infatti, decisi di acquisire la licenza nel 1993, perciò ero già subacqueo da quasi venticinque anni, da dieci svolgevo la professione di istruttore a tempo pieno e all’epoca ero già da cinque anni Direttore di Corso PADI. Il perché ricalca lo stesso spirito di quando a quattordici anni non mi accontentavo più delle avventure tra gli scogli in mare davanti al paese, ma “sentivo” che c’era molto altro da scoprire. Dopo dieci anni che insegnavo subacquea, mi ero reso conto che c’era ancora molto altro da sapere e da poter insegnare. Alla fiera USA della subacquea, il DEMA, a Orlando nel 1990 conobbi casualmente Michael Menduno, editore di “acquaCORPS”, la prima rivista della subacquea tecnica. Con lui stabilii un rapporto di amicizia che poi sviluppai ancora al DEMA di Houston nel 1992, lì mi fece entrare in contatto con questo mondo. Michael mi presentò a Billy Deans che allora era il vicepresidente e poi a Tom Mount che era il presidente e altri pionieri della tek diving. Iniziai a fare i primi corsi IANTD a Key West e Miami (FL) e l’anno dopo, nel 1993, firmai il contratto di licenza, iniziando a svolgere da allora i corsi IANTD in Italia e negli altri territori che amministravo (Croazia, Slovenia, eccetera), fondando la IANTD Italia-Adria. Nel 2003, dopo dieci anni di successi come titolare di licenza, in accordo con Tom Mount comprai il marchio IANTD e fu fondata la IANTD S.r.l., proprietaria del marchio e del sistema didattico IANTD. La IANTD in questi anni si è dimostrata leader storica di grande prestigio della subacquea tecnica e per i successi ottenuti, anche con le IANTD Expeditions, ho ricevuto molti premi e award a conferma di ciò».
Già: l’Esplorazione! La vera differenza è questa. Rispetto al mio papà o a tante storie simili, Ruberti non solo ha avuto il coraggio di mettersi in gioco – rischiando in una attività che sicuramente poteva essere florida all’epoca, oggi oggettivamente un po’ meno – ma il coraggio vero era legato ad una scelta di Vita. Un richiamo naturale, che lo portava a esplorare la storia, fino alle perle che più hanno coinvolto la sua vita.
«Anche le IANTD Expeditions si possono considerare come uno sviluppo in continuità con questa mia idea di costante ricerca e curiosità. L’idea però non coinvolgeva l’esplorazione solo fine a se stessa, ma con lo scopo di una maggiore conoscenza storica o scientifica del relitto esplorato con dei compiti e obiettivi ben precisi, insomma non solo immersioni fine a se stesse o alla profondità, ma molto di più.
In questa categoria desidererei metterne due che stanno in cima a qualsiasi lista di relitti che mi hanno coinvolto appassionatamente e ce ne sono diversi. I primi due sono indubbiamente la corrazzata austro-ungarica Szent Istvàn (Santo Stefano) e lo Scirè, il sommergibile italiano della X Flottiglia MAS. Entrambi al primo posto. La corrazzata Szent Istvàn è il relitto di nave militare più imponente e integro che possa essere visitabile da subacquei nel Mediterraneo e uno dei più importanti al mondo ed è posto sotto stretta tutela dal Ministero della Cultura Croato. Come molti ben sanno, fu affondata a largo dell’isola di Premuda il 10 giugno 1918 dai MAS del comandante Rizzo e questa data è celebrata ancora oggi come la festa della Marina Militare Italiana. Su questo relitto ho fatto la mia tesi di laurea lanciando l’idea di un’archeologia per lo studio di relitti di navi moderne e contemporanee. Lo Scirè ha un enorme valore storico, legato anche alla storia della subacquea, infatti, la notte del 17 dicembre 1941, questo sommergibile rilasciò tre maiali (siluri a lenta corsa) con operatori subacquei che affondarono le corazzate inglesi Queen Elisabeth e Valiant nel porto d’Alessandria d’Egitto. Il sommergibile fu affondato dagli inglesi il successivo 10 agosto 1942 davanti al porto di Haifa, nell’allora Palestina Britannica. Le cause dell’affondamento furono sconosciute fino alla nostra scoperta nel 2008 dei documenti dei servizi segreti inglesi che dichiaravano di essere a conoscenza della missione grazie all’intercettazione e decrittazione da parte di Ultra Secret dei messaggi della Regia Marina e della Luftwaffe. Di recente le nostre ricerche sviluppate nelle due spedizioni del 2008 e 2011 e successivi studi hanno trovato pubblicazione su “Archaeologia Maritima Mediterranea” con il saggio (in inglese): “The last battle of the Italian submarine Scirè, in Haifa Bay, Israel, and the struggle for control of the Eastern Mediterranean in World War II”».
Oggi la IANTD Expeditions e le spedizioni in genere hanno avuto uno stop, in parte legato alla crisi economica generale e in parte a dei problemi dello stesso Fabio Ruberti. Certo, un uomo come lui (sarà tutti quegli aggettivi che abbiamo citato sopra, ma non possiamo dire che non abbia contribuito alla storia della subacquea: avercene, di personaggi così!) non può non avere dei progetti e non lo nasconde, infatti si augura di portare a termine un paio di esplorazioni legate a due relitti di alto valore storico. Io, tutta la redazione e tutto il mondo della subacquea non possiamo che augurargli di realizzare questo desiderio.