Oggi le esequie del più celebre Re del Mare nel suo splendente regno: la città di luce Siracusa.

Di Romano Barluzzi. Foto dell’autore, di Ernesto Cataldi e di Emanuele Vitale.

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Per me Enzo Maiorca rappresenta il valore inaspettato di un incontro e di un affetto tardivi quanto profondi. Anche se le sue imprese avevano già accompagnato tanti di quei momenti della mia vita fin da ragazzino che mi pareva di conoscerlo da sempre. Erano stati momenti privati, di intimità familiare, come le discussioni con mio padre su chi fosse più bravo sott’acqua nella epica sfida quasi ventennale con l’avversario a distanza Jacques Mayol. Confesso che tifavo per quest’ultimo (con disappunto di mio padre) ed ebbi anche modo di conoscerlo, apprezzarlo e scrivere poi della sua tragica scomparsa molto prima d’incontrare Enzo. Oltretutto di Enzo m’ero fatto un’idea distorta, forse anche per quel celebre film francese (Le Grand Blue) che non gli piacque, vedendosene ritratto in maniera effettivamente ingenerosa e senza che nessuno della produzione – che pure era stata a girare a Siracusa, così mi raccontò poi durante un’intervista – lo avesse mai interpellato almeno per un consulto. Ma quando finalmente lo conobbi – sulla soglia delle sue 80 estati – quella era già storia vecchia, superata. E nell’intervista che gli feci per un lavoro sperimentale in Rai – un lungometraggio per i canali web dell’emittente, ancor oggi inedito – anche di fronte alle domande più scomode ebbe parole di grande stima verso quel suo rivale delle epiche sfide nel blu. Così scoprii un Enzo che non mi aspettavo, quello vero. I nostri rapporti in seguito sono sempre stati caratterizzati assai più dal privato che dal pubblico, date anche le frequentazioni con la sua bellissima famiglia, perciò non avrei voluto parlarne affatto qui, un po’ per la riservatezza che è dovuta nelle vere amicizie e anche per lo sconforto che provo nel farlo: il dolore è – e dovrebbe sempre rimanere – un fatto personale. Poi c’è anche un’altra realtà, che è quella del mondo dell’informazione di cui questo giornale fa parte, e nessuno può negare quanto Enzo sia stato un fenomeno pure sotto il profilo mediatico: era ancor oggi il subacqueo più celebre al mondo, quello che tutti e ovunque conoscono, dalla massaia agli esperti, dai più giovani ai più anziani. Così m’è venuto spontaneo cercare di amalgamare la sfera del privato e le aspettative dei lettori con qualcosa che non fosse la solita biografia, ormai rintracciabile un po’ ovunque in giro. Dopotutto desidero scrivere qui cercando di trasmettere un pizzico della leggerezza che si prova nell’acqua del mare, ricordando Enzo per le ore trascorse in spensieratezza, per esempio a prendere in giro i fotografi subacquei, anche i più celebri: ho vissuto il privilegio di sentirmi tra i pochissimi a poterlo istigare “contro” di loro, creando quelli che diventavano in un attimo degli spassosi teatrini, nei quali divampava il suo lato istrionico. Così si divertiva ad alzare la voce in stile enfatico per redarguire coloro che con gli scatti “rubavano l’anima del mare” e di quegli organismi che dicevano di voler immortalare. Un concetto suggestivo, caro a svariate culture, dagli indiani pellerossa a molte etnie africane. E allora diventava tutto un duellare di parole – tirate fuori con sommo studio – e di gesti di una sicilianità edotta che era meglio di una scena a teatro. In tv si sarebbe detto il talk-show ideale. Qualcosa di perfetto. Nella dichiarata finzione della recita quei momenti avevano molto di profondo: la voglia di stare insieme, l’autenticità, il confronto e la sintonia. Ridere dei colori e del buio. Delle scelte e del destino. Della vita e della morte. Condividere la passione e la nostalgia del mare. Risate che ti risuoneranno dentro per sempre. A riprova di ciò, non esiste una foto di quegli attimi. Ma non è che sia stato per timore reverenziale delle invettive che ci saremmo beccati da Enzo in caso di clic clandestini: semplicemente, non se ne avvertiva alcun bisogno.
Qualche tempo dopo, a quattro mani con l’amico e collega Leonardo D’Imporzano come co-autore, pubblichiamo un libro in formato e-book dal titolo “SubPuntoCom” con l’eloquente sottotitolo di “la subacquea nei media, dalla carta al web”, che indaga da ogni possibile punto di vista il rapporto tra il mondo dell’immersione e i mezzi di comunicazione. Perciò non poteva mancare al suo interno una cospicua parte dedicata a Enzo. Ed ecco che viene bene ora riproporvela: un capoverso del capitolo 9 sui rapporti con la televisione s’intitola proprio “Enzo Maiorca” e contiene anche la fedele trascrizione di una brevissima videointervista che gli feci con lo smartphone.
Mentre il contenuto subito di seguito sarà quello riguardante una bellissima iniziativa che il Comandante Ernesto Cataldi – già vicecomandante della Guardia Costiera di Siracusa, ora di stanza a Roma –, trovandosi nell’impossibilità di partecipare di persona ai funerali, ha adottato nelle scorse ore presso la capitale, in omaggio alla sua amicizia con Enzo, informandocene per la pubblicazione.
E tutto ciò, l’insieme di questo strano articolo che abbiamo fantasticato di non dover comporre mai, costituisce anche il nostro appassionato omaggio – di tutti i componenti e i collaboratori della nostra testata – a ogni familiare e congiunto di Enzo, a cominciare dalla signora Maria sua moglie e da sua figlia Patrizia.

Dal Capitolo 9 di “SubPuntoCom – la subacquea nei media, dalla carta al web”

Enzo Maiorca
Nel 1974 durante un tentativo di record d’immersione profonda in apnea, che per la prima volta veniva ripreso e trasmesso in diretta tv dalla Rai, Enzo si scontrò con un subacqueo. O, per meglio dire, calando in velocità lungo il cavo di discesa del record andò a incocciare violentemente su un sub che non avrebbe dovuto trovarsi in quel punto. Il tizio era a sua volta personaggio televisivo già noto per esser stato uno dei più bravi concorrenti del “Rischiatutto” di Mike Bongiorno: Bottesini, di nome Enzo pure lui. Ed era lì, con fama e pregressi da esperto, per fare lui stesso videoriprese tv. Ma evidentemente, almeno per quel giorno, quanto a conoscenza del mare, risultò un po’ difficile trovare in lui qualcosa che lo accomunasse a Maiorca, a parte il nome di battesimo! Mentre gli enormi rischi che quest’ultimo aveva corso nell’incidente, la sua risalita comprensibilmente drammatica, l’uscita rabbiosa dall’acqua e le conseguenti imprecazioni d’impeto in diretta – con lo smorzamento dell’audio non abbastanza pronto da riuscire a distrarre dall’inequivocabile labiale – fecero il giro del mondo. E per un infinito tempo a venire di dirette tv da cose di subacquea neppure si poté più parlare. A ripensarci vien da sorridere di nostalgia, se si confronta quel frammento d’episodio in fondo naturale con ciò che si vede e si ascolta quotidianamente di falso e costruito ad arte da intere trasmissioni di oggi perfino in fascia protetta…eppure son diventati questi gli odierni costumi. Ma come riuscire a rendere tutto ciò in un’intervista flash al personaggio famoso? Rimuginavo tutte queste considerazioni, tra me e me, un giorno di poco tempo fa in cui stavo aspettando d’incontrarmi con Enzo, ospite insieme a un comune amico del posto a casa della figlia Patrizia, in quel della splendente Siracusa. Quando fummo insieme, mi predisposi a intervistarlo, come d’accordo, per delle riprese in videoclip da web, direttamente dal telefonino, nel salotto di casa. Non era la prima volta che lo intervistavo, anzi, c’era stato un precedente molto più importante appena l’anno prima, quando m’ero trovato a fare da aiutoregista esterno per uno studio progettuale in Rai come supporto a una troupe completa, di quelle in stile da televisione classica, appunto. Ora invece mi trovavo lì per il puro piacere di stare insieme e per un’idea di progetto mediatico completamente nuova. Soprattutto ero solo, io e quel piccolo mezzo da ripresa quasi amatoriale, regista di me stesso. Ma con l’immenso pregio della spontaneità, dell’immediatezza, dell’informalità. Un pizzico di giornalismo dal vivo, sul campo, veramente da web-tv. Una situazione a suo modo esaltante, per me, in quel momento. Dunque parto in quarta e gli chiedo direttamente se mi fa un quadro di quello che pensa e della sua esperienza sul rapporto della subacquea con il mondo del mezzo televisivo.
La sua risposta mi gela: «No, non ti rispondo a questa domanda, perché è una domanda che non mi piace…».
Ecco – dissi tra me e me – ho fatto la frittata! Che sciocco sono stato! Come potevo aspettarmi una reazione diversa, data quella sua famosa disavventura in – e con la – televisione? Così mi son fregato con le mie stesse mani la sola possibilità che avevo per raccogliere da Enzo la sua opinione sui rapporti tra subacquei e tv… E fui perfino sul punto di spegnere la ripresa, sperando di poterne ricominciare una d’accapo dopo essermi chiarito, forse scusato, con Enzo. Invece, niente di più lontano da ciò che stava per succedere, non m’ero proprio reso conto di quanto mi stessi sbagliando. Tanto che non ebbi modo neppure di finir di formulare queste impressioni, né di interrompere il video, che lui proseguì…e questa è la sbobinatura fedele delle sue parole subito successive al rifiuto appena opposto alla mia prima domanda:
«…invece ti parlerò dei Fenici e del fatto che è tutta colpa loro! Già, perché vedi, la tradizione orale, prima di loro, era capace di tramandare le emozioni, le impressioni, i sentimenti delle persone con le parole. Anche perché allora, a quel tempo, gli uomini parlavano non due lingue – la lingua più comoda per sé stessi e la lingua dell’amore – bensì parlavano “la lingua dell’uomo”. Perché l’uomo non si può scindere in due. Ecco: se i Fenici non avessero inventato l’alfabeto, ancora avremmo, o potremmo sentire, i cantastorie per le piazze della Sicilia. Potremmo sentire raccontare le storie di Orlando e di Rinaldo – quelle te le ricordi, vero? Fa lui, rivolgendosi al giovanissimo nipote seduto sul divano lì accanto, che annuisce rapito, come si faceva da bambini ai racconti del nonno davanti al focolare, nda – … bellissime! Purtroppo tutto questo oggi non c’è più. Io non so se sia un male o se sia un bene. So comunque – per certo – che l’uomo si deve riappropriare di nuovo di quelle parole d’amore. O di quelle parole d’uomo. Perché l’uomo, l’amore, lo contiene in sé stesso; l’amore lo contiene in nuce. Oggi che, purtroppo, l’uomo va alla ricerca d’un altare tutto d’oro, delle parole dell’amore se ne frega altamente».
Da quel grande comunicatore di mare che è, con quel carisma da esperto del palcoscenico della vita, Enzo mi aveva molto più che risposto. Calando giù ciascuna parola condita con le più sapienti pause, accompagnate da quel sorriso, quelle espressioni scolpite dal sole, quegli occhi di mare profondo, il cantastorie Enzo mi aveva fatto il regalo più bello per questo libro. Momenti di cui non potrò mai essergli abbastanza grato. In una clip da meno di 3 minuti. Il tempo di un’apnea.

Anche a Roma un ricordo di Enzo Majorca
Ci scrive appena ieri il comandante Ernesto Cataldi: “Sono comunque riuscito a compiere un gesto che, vista l’impossibilità di partecipare alle esequie, mi ha fatto sentire vicino alla mia Siracusa in un momento significativo. Ero nella walk of fame del Foro Italico di Roma dove tra le 100 mattonelle delle leggende dello sport c’è pure Enzo. Sarebbe per me un onore e un piacere veder pubblicate sul vostro giornale le poche righe che seguono”:
«All’interno del Foro Italico di Roma, la Via dell’Olimpiade, la strada che porta verso lo stadio Olimpico, è stata ribattezzata “walk of fame” da quando vi sono state posizionate cento mattonelle dedicate ad altrettante leggende dello sport italiano individuate da una commissione del C.O.N.I.. Forse molti non sanno che fra queste c’è anche quella del nostro Enzo Majorca.
Non potrò partecipare come avrei voluto alle esequie ma, appena appresa la notizia qui, nella mia nuova sede di servizio di Roma, ho voluto dare un segno della mia immensa ammirazione per Enzo deponendo un mazzo di fiori sulla mattonella a Lui dedicata. Un gesto semplice ma doveroso per un campione di modestia e una leggenda dello sport che ho avuto l’onore di conoscere sin da ragazzo, come “compagno di scoglio” all’Asparano insieme alla sua splendida famiglia».

1 Comment

  • Isabella Furfaro
    Posted 31 Gennaio 2017 22:54 0Likes

    Non è facile aggiungere altro a quanto detto da Romano Barluzzi su Enzo Maiorca ma vorrei unirmi idealmente al ricordo di un uomo che ha scritto la Storia su pagine assolutamente indelebili di un libro stampato nella mente di molte generazioni e bagaglio imprescindibile per quelle future,
    un uomo che ha contrassegnato un epoca nel mondo dello sport e non solo …
    Isabella Furfaro

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