Mentre nel nostro Paese non esiste ancora una legge ad hoc per opportunità di questo genere, negli USA creano un’intera barriera di ripopolamento sommerso con i vecchi vagoni della metropolitana.
A cura della Redazione
Torniamo su un tema a noi caro già in svariati nostri altri articoli per una notizia che ha del bizzarro quanto dell’avveniristico. Partendo dalla constatazione che la natura del 95% dei fondali medioatlantici al largo degli Stati Uniti è sabbiosa, è stato infatti varato un programma che ha portato a dislocare su un intero tratto di costa tra il Delaware e la South Carolina una serie di vagoni dismessi della metropolitana di New York.
I convogli ferroviari sono stati preventivamente bonificati e gli sono state tolte strutture che avrebbero potuto costituire fonte d’inquinamento o intralcio subacqueo, come ruote, porte, finestrini, ecc. Quindi, stipati su chiatte da 18 tonnellate di portata, e movimentati da una gru appositamente concepita, i vagoni hanno intrapreso il loro ultimo viaggio, fino al capolinea: il fondo dell’oceano. Dove – in armonia con il programma di ripopolamento ittico della costa orientale degli Stati Uniti – vanno a ricostituire una serie di habitat a profondità ideali per la vita marina e anche per la perlustrazione subacquea, favorendo così la biodiversità in un’area che altrimenti ne avrebbe avuta assai di meno, e fungendo da catalizzatore per richiamo in zona anche di pesce di taglia, come la spigola, l’halibut californiano, il tonno, il pesce spada ecc. Il fotografo newyorkese Stephen Mallon ha immortalato il progetto e gli ex vagoni della Grande Mela in una raffigurazione denominata per l’appunto “Next Stop Atlantic project”.