#divinglampedusa #wildtuna
Patrimonio meraviglioso da salvaguardare.
Di Lara Olmi e Giorgio Anzil. Foto di Mirko Mirabella
Quale posto migliore che un’isola per riuscire a rigenerarsi in poco tempo, recuperare le forze dopo un anno di lavoro e trovare acque turchesi per fare un po’ di bolle? Detto fatto, spingendosi nel punto più meridionale d’Italia emerge dalle acque la splendida isola di Lampedusa.
L’isola si presenta nella costa settentrionale con imponenti falesie che scendono a picco sul mare – con decine di grotte semisommerse – mentre a sud la costa si distende dolcemente verso il mare, articolandosi in baie, calette ed insenature. L’aeroporto, su cui volano direttamente da maggio a ottobre molte compagnie dalle più importanti città italiane, è ad un passo dal centro nevralgico dell’isola, in cui si snoda Via Roma, piena di negozi, ristoranti e rinomate gastronomie. Vicinissimi al centro si trovano anche il Porto Vecchio e il Porto Nuovo, dove sono ormeggiate piccole imbarcazioni da noleggiare ma anche caicchi, catamarani e barche per gite full day intorno all’isola.
Proprio al Porto Nuovo, ha sede – lungo la banchina principale – Wild Tuna, vicino ad una nota e golosissima pescheria-gastronomia dell’isola.
Wild Tuna nasce “ufficialmente” nel 2016, con l’acquisto della splendida barca, omonima del diving, che con i suoi 13,6 mt offre comodamente spazio di movimento a 13 subacquei e ai 3 membri di equipaggio. La recente data di costituzione del diving non deve però trarre in inganno: Vincenzo, Mauro e Costanza (rispettivamente provenienti da Palermo, Napoli e Milano) vantano tutti esperienze pluriennali nella subacquea in giro per l’Italia e all’estero, ma alla fine sono stati rapiti ormai da oltre sette anni in quel di Lampedusa…e come dargli torto? Acque splendide e temperate (una media di 27 gradi quest’anno ad agosto senza termoclino fino a 40 mt), visibilità di oltre 25 mt, magnifiche formazioni corallifere, un mare ricco di pesci: ricciole, cernie, barracuda, tonni, centinaia (e centinaia e centinaia) di castagnole… in quel di Lampione si possono incontrare esemplari di squali, anche se durante le battute di pesca incessanti delle nottate agostane preferiscono allontanarsi e rifugiarsi probabilmente presso altri lidi più tranquilli.
Nella traversata da Lampedusa a Lampione (circa un’ora e mezza di navigazione) è molto frequente incontrare delfini e tartarughe.
L’atmosfera che si respira sulla Wild Tuna Boat è sempre piacevole e divertente: Vincenzo, Mauro e Costanza sanno coniugare esperienza, professionalità e grande disponibilità, caratteristiche essenziali per trasmettere grande serenità anche ai neofiti che provano a fare le prime bolle, e che si lasciano accompagnare da loro per trial che consentono davvero di provare l’emozione del blu.
Il diving è ovviamente attrezzato per noleggiare attrezzatura e per fare corsi, che si svolgono nelle acque cristalline di Cala Pisana, dove sono naturalmente presenti diverse profondità che consentono sia gli esercizi in acque confinate che in acque libere.
Prima di partire, da non perdere una tappa alla Spiaggia dei Conigli, area presidiata da Legambiente:è l’unico sito italiano dove le tartarughe marine Caretta Caretta regolarmente ogni anno depongono le loro uova.Un paradiso del mondo naturalistico che fa sembrare l’isola un eden tropicale, dove la bellezza del paesaggio, si fonde con piante, animali ed un mare di un colore turchese straordinario.
Una breve riflessione: Lampedusa fa parte dell’“Area Marina protetta Isole Pelagie”, vale la pena di ricordare però che è necessario continuare ad investire in modo convincente nella protezione dei fondali e degli habitat costieri dell’arcipelago delle pelagie, che sono tra i più interessanti del Mediterraneo, perché caratterizzati da un’accentuata ricchezza e diversità delle specie presenti: uno dei baluardi italiani in cui vedere pesci pappagallo (arrivati a Lampedusa dopo l’apertura del canale di Suez), dentici, saraghi, murene, estese praterie di posidonia, aragoste, vermocani, nudibranchi e bellissimi spirografi.
E’ importante trovare un equilibrio sano tra l’attività di pesca, sostentamento e linfa vitale dei lampedusani, e la salvaguardia di una ricca vita sottomarina, straordinario catalizzatore di attenzione e di turismo subacqueo. Nell’ambito della protezione dei fondali ad esempio,predisporre boe di ormeggio nei più noti punti di immersione, evitando che i diving siano costretti a gettare l’ancora, potrebbe già essere un primo passo per tutelare un patrimonio meraviglioso che la natura ci ha regalato e che vorremmo restasse intatto anche per le future generazioni.
1 Comment
Luca
Lampedusa, ci siamo stati circa 15 anni fa ed era uno dei primi viaggi insieme a Daniela che sarebbe poi diventata mia mogia, l’isola e il suo mare ci sono rimasti nel cuore. Questo articolo sicuramente fa venire una gran voglia di tornare…..