L’immersione subacquea: un’esperienza sportiva, ecologica e ricreativa ma anche psicologica e terapeutica.

Di Guglielmo Campione. Immagini di Andrea Sole Costa.

[TS-VCSC-Lightbox-Image content_image=”2552″ content_image_size=”full” lightbox_size=”full” content_title=”Profondità” attribute_alt=”false” content_image_responsive=”true” content_image_height=”height: 100%;” content_image_width_r=”100″ content_image_width_f=”300″ lightbox_group=”true” lightbox_effect=”fade” lightbox_backlight=”auto” lightbox_backlight_color=”#ffffff” margin_top=”0″ margin_bottom=”20″]

Nell’immersione subacquea si passa da subito, repentinamente, nel momento della discesa in acqua, da una condizione mentale a un’altra. Per questo motivo e altri che cerco di mostrare in questo articolo essa si presta particolarmente bene a evidenziare il nostro funzionamento psicologico.
Il tempo rapido ma sempre intenso d’un tuffo e si passa da una postura verticale e di presenza di gravità a una orizzontale e di assenza di gravità, da una condizione di respirazione automatica ad una di respirazione controllata, da una condizione di percezione uditiva e visiva ad un’altra, dal rumore al silenzio, dal muoversi reggendosi sulle gambe e in un peculiare equilibrio, ad un galleggiare in tutt’altra posizione, da una gamma di colori ad un’altra ma soprattutto da quella sensazione beata di essere unito al tutto, di essere appunto immerso, non separato. Appena si entra in acqua la sequenza respiratoria cambia. Si passa dalla sequenza nasale inspirazione, espirazione –pausa alla respirazione orale inspirazione – pausa espirazione. Tutte queste variazioni sono all’origine e/o si accompagnano a un mutamento nel funzionamento mentale, a un diverso modo di sentire il corpo e lo stato di coscienza.
La prima esperienza dell’incontro con il Blu, termine usato dai subacquei per indicare l’immersione senza punti di riferimento se non quello della cima della barca o della shamandura, come si dice in Egitto, può essere in alcuni casi, soprattutto nelle persone più ansiose, equiparabile a una prima esperienza agorafobica: dal greco αγορά: piazza e φοβία: paura, etimologicamente “paura della piazza” è la sensazione di paura che un soggetto prova quando si ritrova in ambienti non familiari o comunque in ampi spazi all’aperto privi di riferimento spaziale, temendo di non riuscire a controllare la situazione che lo porta a desiderare una via di fuga immediata verso un luogo da lui reputato più sicuro. La discesa nel blu è considerata un indice alto di difficoltà nelle immersioni subacquee per via dell’esperienza di disorientamento cui si può andare incontro nella deprivazione di punti di riferimento spaziali e temporali e di gravità, le coordinate che reggono il nostro essere nel mondo terrestre. Progressivamente l’esperienza del disorientamento può diventare un’esperienza di passaggio intensa ma affrontabile perché conosciuta e ripetuta tante volte, perché esperita come un’esperienza parziale e non totale, comunque come un’esperienza a termine con un inizio e una fine e soprattutto alla fine della quale c’è in discesa l’apertura a un mondo meraviglioso e in risalita il ritorno all’aria e alla terra.
Proprio per questo la subacquea si presta bene a intervenire terapeuticamente sulle paure e le fobie.
L’esperienza immersiva, d’altronde, rappresenta una forma di riedizione tecnologizzata di un’altra esperienza fondamentale della nostra vita: la nostra prima esperienza vitale di esseri umani, infatti, avviene per nove mesi in immersione. I più recenti studi di psicologia fetale hanno dimostrato non solo che il feto, immerso com’è nell’amnios, è in grado di ricevere informazioni sonore sia dal mondo esterno che da quello interno al grembo materno, ma anche di memorizzarle e ritenerle per un periodo di tempo limitato dopo la nascita. La funzione di queste “memorie sonore” sarebbe proprio quella di consentire al feto, una volta nato, di percepire il mondo come un po’ più familiare di quanto non sarebbe altrimenti, consentendogli per esempio di “riconoscere” la madre, i familiari o addirittura i modelli musicali e linguistici propri della sua cultura appena li incontra nella vita extrauterina. L’utilizzazione delle sonorizzazioni acquatiche per favorire il rilassamento in acqua potrebbe avere queste basi esperienziali arcaiche profondamente iscritte nella componente mentale della memoria implicita. (M. Mancia)
Da un punto di vista sonoro il mondo del sommozzatore e quello del feto sono molto simili, se non altro perché, essendo entrambi immersi in un liquido, la trasmissione dei suoni avviene con le stesse modalità fisiche e quindi per conduzione ossea. Sott’acqua, proprio per l’inefficacia quasi assoluta dell’apparato uditivo umano, è possibile ricevere solo alcune delle componenti del segnale acustico, in particolare quelle captate dalla risonanza della scatola cranica che definiscono una conduzione ossea del suono con una diminuita capacità di distinzione della provenienza spaziale del suono tale da generare una percezione del tutto particolare che può sfociare in un’attitudine mentale maggiormente introspettiva. In alcuni casi invece, trovandoci in un ambiente sconosciuto che non ci offre la possibilità di sfruttare i nostri canali sensoriali preferenziali, il nostro livello di allarme può aumentare.

La subacquea come strumento di approccio somatopsicologico ai penosi vissuti corporei e all’autostima.
L’immersione, da questo punto di vista, pare funzionare, in primo luogo, come fedele monitor del tipo di percezione che abbiamo del nostro corpo, dello stato di base integrazione fra il corpo e la mente, evidenziandone i limiti e i problemi irrisolti. E’ possibile, cioè, che persone che non abbiano un buon vissuto del proprio corpo, un rapporto di sfiducia nel proprio corpo, un corpo vissuto non come alleato ma come nemico che tradisce, in immersione riattualizzino più facilmente queste penose sensazioni. Lo studio sulle motivazioni psicologiche, spesso non consapevoli, alla scelta della subacquea ha rivelato che una di esse è la cura dell’autostima… D’altro canto, una buona integrazione fra corpo e mente, un corpo e una mente che vanno d’accordo e non sono in guerra fra loro, rappresenta una base sicura per una buona vita ed è dunque molto importante per tutti noi.
In secondo luogo, l’immersione può rappresentare un’occasione nuova e favorevole proprio per curare questi penosi vissuti del proprio corpo ed essere quindi indicata per persone con bassa autostima personale, che “non si vedono bene”, “non si amano”, per dirla con un’espressione linguistica semplice e chiara.
In questo senso l’immersione è uno strumento di diagnosi e cura somato-psicologica: un approccio che parte non dalla mente per andare al corpo, ma al contrario parte dal corpo per arrivare alla mente. Questo può essere particolarmente utile per persone caratterizzate da uno stile maggiormente concreto, pragmatico, operativo razionale e da scarsa capacità riflessiva, scarsa capacità di cogliere gli aspetti emotivi propri e dei propri familiari, partner o amici, scarsa memoria per i sogni (dicono di non sognare mai, cosa impossibile umanamente). In queste persone partire dal corpo può rappresentare una facilitazione.
Nei tradizionali approcci psicologici infatti, in cui la parola psiche si riferisce solo agli aspetti cognitivi, affettivi ed istintuali, viene a mancare la dimensione corporea. In somatopsicologia si interviene sul corpo, sulle emozioni, sulla mente e anima con pratiche corporee, con tecniche di respiro, meditazione e con l’analisi del carattere in grado di mostrare come la personalità acquisita attraverso le esperienze si traduce in un corrispondente modo di vivere il corpo, di respirare, camminare, provare piacere.
La subacquea strumento di coaching di gruppo e team building.
L’altra grande motivazione alla scelta subacquea è il bisogno di gruppo, la relazione nel e con il gruppo e i relativi bisogni di autonomia e dipendenza. Proprio per questo motivo essa può prestarsi bene per formazioni aziendali outdoor, fuori dalle mura dell’azienda, per evidenziare i conflitti del team o gruppo di lavoro in modo nuovo, la spinta verso l’autonomia o la leadership o la spinta verso la dipendenza dagli altri o come strumento di Team building.
In acqua vengono più facilmente individuati gli atteggiamenti individualisti che trasgrediscono le regole annunciate nel briefing pre-immersione a riguardo della scelta del compagno, della quota massima di profondità, della durata, della regola dei terzi d’aria nelle bombole, degli stop di decompressione. In condizioni non naturali, infatti, il legame di gruppo è sentito come una fonte di forza e rassicurazione, che permette solo a queste condizioni, l’esplorazione e la presa di contatto con dimensioni altre familiari e ignote al contempo, in condizioni di tranquillità e di benessere. I legami solidaristici in acqua fanno sì che la durata dell’immersione sia tarata sul subacqueo che ha meno autonomia e consumi, spesso ma non sempre il subacqueo meno esperto o meno allenato in quel momento della stagione. Man mano che procede la nostra esperienza di subacquei può (anche se non necessariamente, dipende da vari fattori personali e del contesto favorevole o meno) migliorare la nostra capacità di stare in gruppo: immergersi nell’ignoto, non poter barare con se stessi e non poter usare maschere sott’acqua se non quella di vetro e silicone, stare in ascolto di se stessi attraverso i segnali mentali e quelli corporei, infatti è fondamentale nella subacquea.
La subacquea come occasione controllata di crescita e sviluppo personale.
Parallelamente, la subacquea si presta particolarmente bene per lavorare in adolescenza e nei giovani adulti (ma non solo) sull’autonomizzazione responsabile in cui è necessario sapersi ascoltare nei limiti e nei punti di forza e competenza personali e farsi carico, essere cioè responsabili, delle proprie scelte. Per usare una metafora colta nella mia esperienza di subacqueo si potrebbe dire che per immergersi è necessario poter contare sulla fiducia nel saper riemergere, che è fiducia in sé stesso e nel proprio corpo mente ma anche fiducia nella capacità e disponibilità dei propri compagni d’immersione di cooperare ai propri reciproci bisogni di sicurezza in un ambiente nuovo e potenzialmente ostile oltre che misterioso e affascinante.
Assetto, fedele monitor psicofisico.
L’assetto è considerato uno degli strumenti più importanti nell’immersione. Dalla capacità di saper usare l’assetto giusto al variare delle situazioni (grotte, tunnel, relitti, correnti, pareti) è possibile riconoscere l’esperienza del sub. Esso non può essere dato una volta per tutte, ma cambiare a secondo della condizioni (correggere l’assetto diventando più negativi per scendere o più positivi per risalire, stabilizzare l’assetto).
In immersione s’impara che a qualsiasi modificazione mentale corrisponde una diversa velocità della respirazione, cardiaca, una diversa contrazione muscolare, una diversa coordinazione psicomotoria e che tutti questi fattori influenzano la galleggiabilità e l’assetto. L’assetto è dunque un fedele monitor delle condizioni mentali e fisiche. Mentre una condizione mentale rilassata permette il funzionale controllo dell’assetto, ogni turbamento mentale e fisico squilibra la posizione orizzontale e richiede un controllo cosciente manuale e/o respiratorio per riconquistarla.
Per affrontare le difficoltà che possono insorgere in immersione è necessario conoscere i segnali premonitori (affanno, tachicardia) dello stress fisico e mentale. Le condotte impulsive vengono reputate molto pericolose per la propria e l’altrui incolumità e addebitabili all’emersione di patterns comportamentali arcaici di attacco o fuga assolutamente disfunzionali e inadatti al contesto. In tali condizioni, al contrario, ci si deve invece fermare, pensare e solo dopo decidere come agire, distaccandosi dalla concentrazione percettiva sul pensiero intrusivo della paura attraverso la concentrazione sul respiro e il suo rallentamento alla frequenza base. Nel training subacqueo rescue o di soccorso si impara che, se so come e quando farlo su di me, saprò come e quando intervenire sugli altri e viceversa.
E’ necessario risintonizzare il proprio sistema attentivo per mettersi all’ascolto del proprio mondo interno. Ma come può indursi e stabilizzarsi questo stato mentale particolare o stato di coscienza? Le tecniche che permettono di entrare in uno stato di flusso sono di tipo autoinduttivo e hanno, in generale, una stessa metodologia: quella di concentrare l’attenzione su un campo di stimoli limitato (concentrazione sul respiro per es.). Nel mondo della subacquea, grazie al contributo di Jacques Mayol, abbiamo imparato a capire che le tecniche yoga possono essere molto utili ad entrare in un diverso stato mentale più funzionale di quello ordinario. Per questo è per esempio importante non snobbare come si fa sempre più spesso ma sottolineare invece l’importanza psicologica, oltreché naturalmente operativa, della fase di passaggio, molto sentita dai sub, ritualizzata dal briefing pre-immersione e dalla preparazione dell’attrezzatura, dalla vestizione della muta, dal controllo della strumentazione ecc.
L’immersione subacquea resta dunque un’esperienza, sportiva, ecologica e ricreativa ma, per chi vuole, anche un’esperienza psicologica personale e potenzialmente terapeutica in contesti specialistici controllati. (Guglielmo Campione)

Una scelta diversa per le immagini
Per illustrare adeguatamente un articolo così abbiamo avvertito forte la spinta alla ricerca di qualcosa di fantasioso e di meno usuale. Abbiamo avuto così la fortuna di poter sfruttare l’originalità e il tocco pittorico di un’artista, Andrea Sole Costa, e dei suoi inimitabili dipinti tanto particolarmente acquatici: le siamo grati per averceli concessi con squisita disponibilità. Nella sezione “autori” troverete fra breve un completo profilo su di lei, mentre intanto potete consultare questo suo sito: http://www.andreasolecosta.com/ .

24 Comments

  • Guglielmo
    Posted 16 Febbraio 2015 15:51 0Likes

    Immagini bellissime, grazie davvero ad Andrea Sole Costa: questi ragazzi e ragazze ci riconducono all’inizio della nostra passione per la subacquea come nella scena iniziale del film di Luc Besson “Le grand Bleu” in cui, sullo sfondo dell’Egeo, un ragazzino corre su per una scogliera e va a recuperare in una grotta segreta maschera e pinne che teneva nascoste li, poi si tuffa… e la mente va sotto le onde…

    • Andrea Sole Costa
      Posted 21 Aprile 2015 12:03 0Likes

      Mi fa piacere che le immagini dei miei dipinti abbiano contribuito a presentare il tuo libro, spero che tu mi voglia regalare una copia autografata!! e se vuoi vedere le mie opere puoi guardare il mio sito http://www.andreasolecosta.com
      Fammi sapere se ti piace, grazie
      Andrea

      • Guglielmo Campione
        Posted 27 Aprile 2015 16:18 0Likes

        Cara Andrea,
        ho visitato il tuo sito e ho visto i tuoi dipinti e disegni, molto interessante espressione di realismo e d’indagine fotografico pittorica sul volto e sul corpo umano che per la matericità della pennellata e del colore mi ricordano Lucian freud.
        Io amo il simbolismo e quindi la mia opera preferita è la tua Venere & Cupido :9
        Grazie ancora e un caro saluto, in attesa di salutarti di persona se ci sarai alla presentazione dei miei 2 libri a Firenze il 4 giugno.

  • Enza
    Posted 19 Febbraio 2015 8:04 0Likes

    Bellissimo articolo.

  • FLORIANA
    Posted 20 Febbraio 2015 8:09 0Likes

    Articolo molto interessante.

  • ALFIO
    Posted 20 Febbraio 2015 8:15 0Likes

    Egregio Dottore
    leggere i suoi articoli suscitano sempre interesse ed emozioni.

  • RAFFAELE
    Posted 20 Febbraio 2015 10:49 0Likes

    Un bellissimo articolo Prof. Campione che apre nuovi orizzonti e potenzialità alla subacquea e una “bussola” per mezzo della quale potersi orientare di piu’.
    La subacquea aveva bisogno di lei!!!
    Non vedo l’ora di poter leggere i suoi libri.
    Complimenti davvero!!!

    • Guglielmo
      Posted 20 Febbraio 2015 14:11 0Likes

      Grazie caro Raffaele,
      anche per aver scritto il tuo bel capitolo sull’apnea nel nuovo libro EMOZIONI NEL PROFONDO!

  • Teresa
    Posted 20 Febbraio 2015 14:42 0Likes

    Molto interessante ed innovativo, soprattutto nel descrivere le possibili applicazioni terapeutiche nella subacquea.

  • Martina
    Posted 20 Febbraio 2015 18:32 0Likes

    Un articolo bellissimo che è esso stesso immersione perchè conduce chi legge alla scoperta di anfratti nascosti del nostro io a contatto con l’elemento naturale dell’acqua. Già il filosofo greco Talete aveva individuato nell’acqua l'”archè”, l’inizio di tutte le cose. E sembra che sia proprio così, non solo perchè la vita è nata e continua a nascere nell’acqua, ma anche perchè sembra che questo elemento sia in grado di “ricucire” i nostri strappi: la consapevolezza del nostro corpo, l’autostima, il bisogno del gruppo e quindi della collettività, la fiducia in noi stessi e la capacità di riconoscere i nostri limiti… l’acqua restituisce all’uomo la sua integrità, la sua origine.
    Meravigliose le immagini a corredo dell’articolo per le sfumature di colori e per le pennellate “liquide” tali che sembra di guardarle stando sott’acqua.

  • Tuan
    Posted 21 Febbraio 2015 19:26 0Likes

    Un articolo molto interessante, io che non pratico le immersioni scopro bellissime sensazioni leggendo questo articolo

  • Gabriella
    Posted 22 Febbraio 2015 10:54 0Likes

    Davvero interessante e prezioso in quanto fornisce imput ad ampio raggio. Le riflessioni sulla subacquea come strumento di coaching di gruppo e team building, ad esempio, sono centrate sul bisogno diffuso di ripensare l’importanza dell’appartenenza ad un gruppo. Nelle società tradizionali l’individuo non aveva la percezione di essere solo in quanto la comunità, anche attraverso specifici rituali, interveniva nella vita del singolo. Oggi facciamo parte di una moltitudine di gruppi (virtuli e non) e associazioni, ma la percezione di essere soli, spesso, rimane inalterata. Di contro il desiderio di autoaffermazione ci ha reso timorosi nei confronti della dipendenza e ci ha spinto in territori dove i legami possono essere facilmente sciolti nel momento in cui la vicinanza sia avvertita come un’invasione.
    L’esperienza subacquea risulta quindi molto interessante anche per la spinta che fornisce a ripensare le dinamiche di autonomia/dipendenza,nonchè di appartenenza vera e solidale ad un gruppo.

  • Adriana
    Posted 22 Febbraio 2015 13:09 0Likes

    Davvero interessante, appassionante nel descrivere i grandiosi effetti dell’esperienza subaquea. Vien voglia di sperimentare le sensazioni che ne deriverebbero, stupendosi quasi come dei bambini della lentezza con cui il corpo si muove sott’acqua e scoprendo un tempo della mente e dell’animo completamente diverso da quello a cui, oggi, la società ci istruisce.
    Vien voglia di galleggiare, di osservare un mondo diverso circostante, di esplorare senza fretta, di abbandonarsi e poi riacquisire padronanza del proprio corpo con una coscienza diversa…. mi fa pensare anche ad astrosamanta! Ed infatti gli astronauti che si preparano per una missione spaziale, si allenano in condizioni subacquee perchè esse simulano l’assenza di gravità che dovranno affrontare.
    Le descrizioni di quest’articolo e le sensazioni che suscita, mi fanno subito pensare alla scena finale di 2001:Odissea nello spazio…. Sulle note di Richard Strauss “Così parlò Zarathustra”, il bambino delle stelle, il feto cosmico, che scruta dallo spazio la nostra Terra.

  • Maria Cristina Carboni
    Posted 28 Febbraio 2015 11:12 0Likes

    Complimenti Dott. Campione, una sintesi efficace dei diversi campi d’azione corpo mente dell’attività subacquea. Sostengo ogni aspetto evidenziato e aggiungo che non è mai troppo tardi per immergersi in una esperienza così coinvolgente. Ogni immersione è diversa, anche quando avviene nello stesso identico luogo, poiché noi siamo sempre diversi, quel luogo si modifica continuamente… Come piace tanto a noi amanti dei fluidi, tutto scorre. Non vedo l’ora di leggere il libro. Grazie per aver condiviso con noi.

    • Guglielmo Campione
      Posted 27 Aprile 2015 16:21 0Likes

      Grazie Cristina,
      per il vostro prezioso contributo al volume Emozioni nel profondo e per il lavoro che svolgi insieme a Giorgio, unico e prezioso.

  • Giorgio Ladu
    Posted 28 Febbraio 2015 11:55 0Likes

    Grazie per il risalto che sta dando all’attività subacquea, ricca com’è di contenuti non è facile da comprendere né da scivere. È vero, ciascuna immersione produce benessere in ognuno di noi, alcuni non sono preparati a gestire il turbine di emozioni che l’acqua regala nel cambio di assetto, ma tutti ne veniamo arricchiti di volta in volta di più. L’immersione è il mio mestiere e lo svolgo nelle più svariate e talvolta avverse condizioni, ma ogni volta provo quel profondo piacere. Vorrei invitare coloro che provano sentimenti contrastanti, a non rinunciare all’immersione, piuttosto affidarsi ad un bravo istruttore che abbia la pazienza e la competenza per rispettare i tempi individuali necessari a ciascuno per apprezzare il profondo benessere regalato dall’immersione subacquea. Leggerò il Suo libro con grande attenzione e piacere.

    • Guglielmo Campione
      Posted 27 Aprile 2015 16:37 0Likes

      Caro Giorgio,
      la mia speranza è che i libri non finiscano lì ma diventino occasione di studio, riflessione, lavoro, sperimentazione, collaborazione.
      Gli aspetti commerciali della subacquea ci guardano con sospetto, ma si sa le ricerche vere vogliono ricercatori coraggiosi e dotati di uno sguardo che mira lontano.
      Sono felice di aver potuto con Emozioni nel profondo offrire ai lettori un’anticipazione del vostro lavoro, ora descritto nel vostro libro METODO BLU che spero presto di leggere e studiare.

  • Stella
    Posted 28 Febbraio 2015 14:09 0Likes

    L’analisi sfaccettata della mente del terapeuta che é in Te, prof., si sposa alla semplicita’ immediata del comune sentire, delle emozioni di tutti e che non tutti saprebbero riconoscere.
    Campione si fa consapevolezza da campione per tutti.
    Le mie congratulazioni, di cuore.
    Stella

    • Guglielmo Campione
      Posted 27 Aprile 2015 16:26 0Likes

      Come suggerisce Cicerone nel “De oratore” utile è l’equilibrio fra Res e verba, tra i fatti e le parole: quello che cerco è, come tu dici, l’analisi rigorosa sposata alla semplicita del comune sentire.
      Grazie e un caro saluto.

  • Francesca
    Posted 4 Marzo 2015 4:55 0Likes

    Sempre attente e puntuali, le analisi del Prof. Campione!
    Interessantissimi gli spunti, non solo per i subacquei ricreativi ma anche per i professionisti. Quello sul team building apre orizzonti pressoche’ sconfinati, per esempio. Ad maiora, Guglielmo. Bravo!

    • Guglielmo Campione
      Posted 27 Aprile 2015 16:31 0Likes

      Cara Francesca, grazie per il commento ma anche per il tuo contributo al libro Emozioni nel profondo con il ricordo del grande Giancarlo Ricci, tuo nonno, uno dei padri della medicina subacquea italiana.
      Il materiale sul “team building” del libro, mi auguro che serva, non è certo lì per far bella mostra di sè ma per essere preso e utilizzato con tutte le varianti e le personalizzazioni possibili. Questa è la mia vera speranza: che il libro venga utilizzato.
      Un saluto affettuoso.

  • Elena
    Posted 2 Aprile 2015 9:18 0Likes

    Complimenti Doc, hai descritto la subacquea in ogni suo aspetto, fisico e mentale.
    Io personalmente mi ritrovo in tutto quello che hai detto, dall’autostima all’assetto, ho visto i cambiamenti immersione dopo immersione, soprattutto quando sono uscita senza il mio gruppo e mi sono immersa con compagni che erano estranei.
    Belle anche le immagini che hai scelto.

    • Guglielmo
      Posted 13 Maggio 2015 17:06 0Likes

      Carissima Elena,
      il fondamentale controllo dell’assetto subacqueo è un altro valido esempio per cercare e condurre una vita in assetto più consapevole anche sulla Terra! Ne abbiamo bisogno 🙂

  • Antonella
    Posted 27 Febbraio 2019 11:27 0Likes

    Il mio istruttore ci ha messo a disposizione la lettura di questo articolo molto bello e interessante ..grazie..

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