Portati il cellulare che “in mare c’è rete”… e non solo di segnale ma quelle da pesca! Ci sono poi le boe segnasub prese di mira come bersagli dalle barche! Vogliamo fare qualcosa? Trasformiamoci in fotoreporter per un minuto. Poi inviamo tutto a Serial Diver. E’ facile: ecco le istruzioni.
A cura di Elena Mancini e della Redazione. Foto dell’autrice e di Marco Gargiulo
Ragazzi: c’è rete, “c’è segnale”, due modi di dire molto comuni che avrete pronunciato o sentito dire più volte e oggi ho deciso di usarli per coinvolgervi nella mia storia e rendervi partecipi di quello che sta accadendo in mare sempre più spesso. Non più tardi di 3-4 giorni fa, come mi capita spesso, soprattutto in questi periodi estivi, ero in mare a fare video in apnea, il mare era molto buono, calmo e visibilità di 15 m circa. Ero in acqua da circa tre ore e avevo notato in lontananza un peschereccio rosso, mi infastidiva quella visione e questo era già un segnale, ma era fermo, sempre nel solito punto e quindi mi tranquillizzai. Chiusi gli occhi e mi rilassai per prepararmi a un bel tuffo e a un aspetto che potesse riempire la mia fitta rete cerebrale di grandi emozioni. E’ davvero bello ed emozionante scendere a occhi chiusi per vivere l’emozione della sorpresa quando poi apri gli occhi e il mare alza di colpo il suo sipario. Avevo il corpo sospeso sulla superficie. Quella poca corrente da nord ovest mi scarrocciava un po’ ma non troppo. Respiravo lentamente e facevo entrare minuti di vita. Ogni tanto vedevo coprire la luce del sole da qualcosa di veloce e pensai che un gabbiano mi stava volando intorno e quindi qualcosa in mare si stava muovendo, ero pronta, quasi. Ancora due respiri, poi capovolta e via, una discesa lenta, pinneggiavo avvolta dall’emozione. E mentre continuavo a scendere e a guardarmi da dentro, il mio occhio esterno, la go-pro, già si proiettava curioso e pronto. Un viaggio breve ma sembrava infinito solo che quando aprii gli occhi quello che vidi fu una fitta rete che si estendeva fino a scomparire all’orizzonte. L’emozione fu tutt’altro che piacevole e lo spavento mi si presentò innanzi azzerando tutto il resto. Eppure in superficie io ero certa di aver guardato e non c’erano segnalazioni di nessun genere, l’unico segnale in superficie era quello della mia boa, che indicava: “uomo (in questo caso donna) in acqua!”.
E allora ve la devo dire tutta: quel peschereccio aspettava il momento di ritirarsi su la sua rete (sicuramente abusiva perché non segnalata). Per poco, ma davvero per poco, avrebbe potuto tirare su anche me!
Vogliamo parlare delle barche e delle boe segnasub? Questo rapporto indissolubile di attrazione incredibile che si crea tra di loro e che non riesco a comprendere. Ma certo, attrazione! Perché non ci avete mai fatto caso a come le barche (tutte, nessuna esclusa) prendono le nostre boe come punto di riferimento dove indirizzare la navigazione? Personalmente le ho provate tutte, persino alzare le braccia e muoverle ripetutamente, un gesto che vi permetterà solo di raccogliere i saluti di chi in quel momento sta sulla barca che stava per investirvi. Sulla terra ferma se parcheggi in divieto di sosta o superi la velocità consentita te lo fanno ricordare per tutta la vita, in mare sembra tutto così diverso.
Troppi rischi e pericoli, reti abbandonate ovunque, reti non segnalate, disinformazione su regole e segnali che salvano la vita… troppo menefreghismo. E’ arrivato assolutamente il momento di unirci tutti e di fare qualcosa di importante per noi e per il nostro mare. VOGLIAMO FARLO?
Su questo nostro SerialDiver abbiamo avuto l’idea di lanciare un paio d’iniziative a salvaguardia dell’incolumità delle persone, del benessere ambientale e del rispetto delle regole; iniziative che, perseguendo il vantaggio comune di ciascuno, dovrebbero incontrare il sostegno di tutti, in modo particolare attraverso una partecipazione dei diretti interessati: noi subacquei.
In che modo? E’ molto semplice: chi non dispone di una fotocamera compatta, una action-camera o perfino la funzione fotocamera di qualsiasi cellulare o smartphone che dir si voglia? Anche in barca o sul gommone almeno uno degli occupanti dispone di uno o più di questi mezzi tecnologici. Perché non usarli per un po’ di sano “citizen journalism” (giornalismo dei cittadini, degli utenti… di noi tutti), trasformandoci – se e quando occorre – in segnalatori di comportamenti illeciti e pericolosi, inviando foto e/o video alla nostra redazione?
Intendiamoci, l’idea non sarà nuova, in passato s’è vista anche su periodici di carta, dove però è obbiettivamente difficoltoso seguire poi l’andamento degli eventi. Mentre il web ci dà una mano perché infinitamente più potente e pronto a inseguire la cronaca. In più, in Serial Diver abbiamo una vera e propria redazione (con un proprio organico) disposta a occuparsi delle segnalazioni in ogni momento, pubblicandole, seguendole nel tempo, rilanciandole giornalisticamente, tenendo i dovuti rapporti con le autorità, ecc.
Allora, vogliamo cominciare? Io l’ho fatto già in questo articolo, raccontando e documentando un episodio che comprendeva un po’ entrambe le problematiche che desideriamo rendere prioritarie: il mancato rispetto delle boe segnasub – con tutta la connessa “incidentistica da elica” – e l’abbandono di reti da pesca in mare – le cosiddette “reti fantasma” – che sui fondali continuano a pescare uccidendo specie protette e pesce che nessuno mangerà mai, danneggiando e inquinando e costituendo ulteriore fonte di pericoli per noi subacquei tutti.
Vi capita di assistere a uno o entrambe di questi fenomeni? Scattate qualche foto o girate un breve video e mandateci il tutto esclusivamente su questa e-mail: info@serialdiver.com.
Fate in modo che le foto siano di discreta risoluzione; i video che non siano più pesanti elettronicamente di 300 Mega; e spediteci tutto con we-transfer all’e-mail indicata ma – attenzione! – SENZA averlo prima postato su profili privati dei social né su YouTube. Nel messaggio d’accompagno mettete i vostri dati essenziali, i vostri riferimenti per essere ricontattati in caso di necessità (una e-mail e un telefono basteranno) e luogo, data e orario dell’episodio segnalato. E’ tutto, non c’è bisogno d’altro. Al resto pensiamo noi.
Daremo il massimo risalto alla denuncia delle problematiche oggetto di testimonianza nelle segnalazioni, garantendo l’anonimato nella pubblicazione e salvaguardando dati e privacy sia dei segnalatori sia di persone, sigle e targhe ritratte nelle immagini qualora riconoscibili. E resteremo naturalmente a disposizione custodendo i dati e gli originali di quanto pervenuto per eventuali accertamenti da parte delle autorità competenti. Giova ricordare che SerialDiver è testata giornalistica on-line registrata in tribunale e ciò è di garanzia verso il lettore per la tracciabilità e l’attendibilità delle informazioni gestite e divulgate, nonché per la tutela di ciascuno. Dunque aspettiamo le vostre segnalazioni.
E ora sotto: tocca a voi!
3 Comments
Federico Pastore
La vostra iniziativa è molto interessante avanti…
Elena
Grazie Federico, il mare ha bisogno di tutti noi!!
SerialDiver
Noi ce la stiamo mettendo tutta! 🙂