Proviamo una nuova emozione. Dove? Ungheria, Turchia… No, in Italia!
Di Luca Sterza. Fotografie di Christian Marello
Ultimamente si sente parlare molto di immersioni in miniera e le proposte sono molte e varie.
Idea stuzzicante, una nuova emozione, forse simile a quelle fatte in grotta ma direi diversa.
Si parla d’immersioni in miniere che si trovano in Ungheria, in Turchia, in Finlandia e così via ma in Italia?
Altre notizie che in questo periodo mi attirano particolarmente sono quelle sulla tecnica del side mount e, parlando in giro tra gli addetti ai lavori, scopro che c’è una persona in Italia che riesce a unire questi due aspetti della subacquea e il suo nome è Nicola Ferroni. Non solo è appassionato di side mount ma è anche uno dei pochi in grado di organizzare un’immersione in miniera.
Mi metto in contatto con lui e ci accordiamo per fare qualche tuffo insieme di cui uno proprio in una miniera che si trova in provincia di Genova. Nicola si attiva per avere l’autorizzazione all’accesso, già perché, per accedere, occorre un permesso, quello del proprietario che ci chiede di non indicare la località esatta per evitare, come già successo in passato, visite non autorizzate con tutti i rischi che questo comporta.
La mattina del giorno stabilito ci ritroviamo vicino all’ingresso della miniera. Nicola è già arrivato e mi guida in un sopraluogo della parte asciutta fino ad arrivare al punto in cui ci immergeremo. Decidiamo anche di portare subito le bombole all’interno per averle già lì il giorno dopo (grande scelta!). Nella serata Nicola e un paio di amici suoi mi raccontano la storia delle miniere, di cosa erano, di come era la vita dei loro padri e dei loro famigliari. Storie di un altro mondo che sembrano di epoche lontane e invece sono recenti perché la miniera è stata chiusa pochi decenni fa. Dal loro racconto si percepisce una vera passione per quella realtà, per la storia di quei luoghi e delle persone che ci lavoravano, delle loro famiglie, degli usi, della cultura e capisco che tutto allora era legato e condizionato dalle miniere.
Per questi lavoratori l’aspettativa di vita era di circa 40 anni! La mattina si svegliavano prima dell’alba e si incamminavano a piedi, anche per diversi chilometri, per arrivare in miniera. Lavoravano poi tutto il giorno in condizioni molto difficili e sicuramente poco salubri e poi, se ancora vivi (il pericolo di incidenti, anche mortali, era sempre in agguato), ritornavano a casa sempre a piedi, mangiavano e subito a dormire. E quando era ancora notte, sveglia e di nuovo la stessa sequenza, così tutti i giorni. Lavoravano in mezzo alla polvere e agli scarichi delle motrici per il trasporto del materiale, usando dinamite che, ogni tanto, creava qualche problema non da poco! Come se non bastasse, se mancava la corrente e si fermavano le pompe che mantenevano asciutta la miniera, dovevano scappare al buio per non rimanere sommersi.
Dopo la parte storica affrontiamo la programmazione dell’immersione. Guardiamo il tracciato della miniera e, considerate le profondità previste (max 40 m), la scelta giustamente ricade sul Nitrox per i vantaggi, sopratutto decompressivi, che comporta. La scorta di gas per eventuali emergenze viene calcolata con un abbondante margine di sicurezza e la durata dei tuffi sarà di circa 50 min ciascuno.
La temperatura dell’acqua in miniera è, come dice Nicola, “calda”, 13° C tutto l’anno. Questo mi rassicura e penso che, con una temperatura del genere, ce la posso fare anch’io!
Arriva il fatidico giorno e, per fortuna, è una giornata di sole.
Vai col primo tuffo, entriamo senza particolari difficoltà e iniziamo il percorso che è già sagolato. L’acqua è proprio 13° ed è limpida perché la sedimentazione presente è poco “volatile”. Scendiamo e, all’inizio di uno dei rami, ci appare, come in un paesaggio surreale, un primo carrello. Giriamo verso un altro ramo dove troviamo rotaie, tubi per l’eliminazione dei fumi e polveri e qualche cavo elettrico. La roccia è rossastra perché ricca di un minerale di quel colore e fa acquisire al tunnel un fascino tutto suo. E’ già giunto il momento di ritornare e nel percorso inverso facciamo una deviazione risalendo da un’altra “discenderia” (galleria della miniera con una forte inclinazione).
Portiamo fuori le bombole, pausa e nuovo tuffo. Scendiamo di nuovo a 40 m e poi, seguendo una rotaia che sale gradualmente, ci ritroviamo in uno slargo dove ci sono ringhiere di protezione, carrelli, un motore e dei quadri elettrici. Continuiamo fino a un crocevia di rotaie che era il punto dove venivano scaricati i carrelli. Seguiamo quindi un ramo della miniera giungendo in una camera dove si vede un camino, che era una delle uscite verso la parte asciutta della miniera, e lì troviamo ancora la struttura in tubi e delle scale.
Capolinea, si torna indietro, piccola pausa deco e siamo fuori. Il primo tuffo aveva il sapore della novità ma il secondo è stato mille volte più emozionante.
Portiamo fuori le bombole, ultima chiacchierata e riparto per Milano stanco ma soddisfatto anzi, direi eccitato dall’esperienza particolare e dall’essere tornato in “grotta”.
Grazie a Nicola che con passione, fatica e dedicandoci molto tempo ha creato quest’opportunità. Grazie per avermi accompagnato in queste esplorazioni, attento a tutti i parametri di sicurezza che l’ambiente richiede, e con tutte le caratteristiche di un tuffo emozionante.
Grazie agli amici incontrati per la loro simpatia e per tutto quello che mi hanno insegnato.
Ultima considerazione ma non meno importante: la miniera è un’ottima palestra di “cave”!
Un grande grazie anche a Christian Marello per le bellissime foto.
3 Comments
NICOLA FERRONI
Grazie mille x il bell’articolo Luca, fantastiche le foto di Christian Marello e per onor di cronaca anche quella subacquea di Mario Comi 🙂
Una bella pubblicità x tutti gli appassionati di miniere, anche semplici visitatori delle zone non allagate, e x tutta la zona della Liguria mineraria che offre anche molto altro in termini di turismo verace.
Grazie, NIC
Antonello Porchedda
Bellissimo viaggio, racconto equilibrato che invoglia il lettore, foto riuscite che bene rappresentano l’esplorazione. Complimenti
Luca
Grazie Antonello