Con questo titolo l’inedito libro qui recensito svela l’intreccio di rapporti umani che fecero attecchire e sviluppare le radici di un’impresa leggendaria: la discesa subacquea nella Fossa delle Marianne, a 11 km di profondità, nel cuore dell’oceano. Era solo il 1960. Eppure il mondo non fu più lo stesso. L’evoluzione di quelle radici è rimasta però dimenticata fino a oggi. Ed è tutta italiana
A cura di Romano Barluzzi
Una mega-cisterna da 50 tonnellate di benzina, più leggera dell’acqua, sopra. Un abitacolo sferico del diametro di 2 m, pressurizzato, d’acciaio spesso 9 cm, più pesante dell’acqua, “appeso” sotto. Dentro, 2 persone. Pesi di zavorra agganciati e staccabili con un dispositivo elettromagnetico. Un “aerostato subacqueo”, per salire e scendere nell’acqua anziché nell’aria: questo fu il batiscafo “Trieste”. Che nel 1960 raggiunse il fondo della Fossa delle Marianne a quasi 11 km di profondità, la massima rilevata sul pianeta Terra, con a bordo Jacques Piccard e Don Walsh.
Mancavano ancora 9 anni all’Apollo 11, la missione del primo sbarco di due uomini sulla Luna. Dalla quale 12 astronauti hanno camminato sul suolo lunare (compresi quei primi due, Armstrong e Aldrin). Mentre per replicare l’impresa compiuta da Piccard sul Trieste s’è dovuto attendere fino al 2012, allorché il regista James Cameron fece altrettanto, sebbene da solo. E ancora unico. Ma quanti sanno com’era fatto – e da chi era stato costruito e da chi progettato– il rivoluzionario batiscafo “sommergibile” Trieste? Ebbene, in questo libro c’è tutta la storia dimenticata che rese possibile di arrivare a compiere un’impresa allora incredibile come quella, in grado di cambiare il corso delle esplorazioni scientifiche subacquee. E che infatti cambiò il mondo.
Il “Trieste” ebbe issati su di sé fin nell’abisso più profondo del nostro pianeta gli emblemi rispettivamente della U.S. Navy (cui era passato in proprietà dopo il 1955) e lo stemma araldico rosso svizzero con l’alabarda Triestina. Come fu possibile che alla fine quell’impresa riuscisse ad assumere il significato del trionfo di un’eccellenza tutta italiana – triestina, in particolare – e svizzera?
Ciò poté accadere perché quell’impresa basò le sue radici su un altro primato, conquistato ancor più a sorpresa ben 7 anni prima, nel 1953, allorché il batiscafo Trieste da poco realizzato fu testato in una intensa serie d’immersioni culminate con ben due tuffi da record storici a distanza di pochissimi giorni l’uno dall’altro: il 26 agosto del ’53 a – 1.080 m di profondità a Sud di Capri; e poco più d’un mese dopo, il 30 settembre, con addirittura i – 3.150 m di discesa nella Fossa Tirrenica, al largo dell’isola di Ponza.
Ma coloro che a livello ideativo – e qui sta la vera avventura riscoperta nel libro – avevano reso davvero possibili questi primi strabilianti successi mondiali erano state soprattutto tre persone e una città. La città fu Trieste (con tutte le sue vicissitudini post-belliche, quando si chiamò “TLT-Territorio Libero di Trieste”…), il cui contesto viene ripercorso in questo libro negli anni precedenti, a ritroso fino al 1948. Mentre per le persone si trattava del prof. Auguste Piccard, già detentore di 2 record di segno opposto, cioè di ascesa in altitudine, a bordo di abitacoli pressurizzati portati in quota da un pallone aerostatico, una tecnologia che gli fornì l’idea per costruire le navicelle pressurizzate da condurre in immersione sotto forma di batiscafo; di suo figlio il prof. Jacques Piccard; e di quella singolare figura di “collezionista di storia” che fu Diego De Enriquez, il triestino fautore del “Museo civico della Guerra per la Pace di Trieste”che gli è tutt’oggi dedicato. E – come il libro rivela – fu proprio lui, con la sua assidua, appassionata azione di coordinamento, l’iniziatore all’idea e il maggior propulsore per la costruzione del Trieste e per il compimento di quelle imprese.
Infatti, dagli incontri e dall’intesa tra questi tre personaggi, un sodalizio spirituale mai incrinato dalla distanza, radicato in spiccate affinità elettive circa la concezione illuminata e avveniristica di un mondo basato sulla pace e su quello che oggi chiameremmo “progresso sostenibile”, scaturirono i fatti e i rapporti che l’autore del libro Enrico Halupca fa riemergere dai diari inediti proprio di Diego De Enriquez per documentare in special modo l’arco temporale tra il 1948 e il 1955 in cui tutto avvenne. Anche se fu poi nondimeno dimenticato quasi del tutto fino a questo libro sorprendente di oggi.
«Lei, signor De Enriquez, mi ha spesso parlato dei suoi progetti per creare un mondo migliore e più pacifico, per utilizzare al meglio le buone volontà così numerose sulla terra. Come non pensare a Trieste, Territorio Libero, come a un centro ideale per espandere una cultura e una ideologia per la pace? Posta sui confini di due mondi così differenti, si potrebbe avere lì un’azione di primo piano». Così uno dei passaggi autografi dei rapporti epistolari fra i tre, questo in particolare è di una lettera di Jacques Piccard a Diego De Enriquez del 16 giugno 1948.
La Storia, quella materia antipatica a molti studenti che la giudicano – spesso fondatamente, per come viene presentata – “noiosa”, in questo “saggio raccontato” prende – anzi riprende – vita e attualità. Così questa storia – ne siamo certi – piacerà anche a loro. Perché le moltissime informazioni inedite scorrono, narrate con il ritmo coinvolgente e insieme rigoroso dei report dalle indagini per cronache da thriller. Perché riguarda una storia straordinaria di tecnologia e di progresso, ma anche di uomini visionari, nobili ideali, ardimento, fantasia, ingegno e perseveranza. Passioni, in una parola. All’insegna del più convinto pacifismo. E infine perché i protagonisti ebbero in sé e trasmisero quel genere di speranza di cambiare il mondo che forse a noi oggi manca. Perciò ci riuscirono.
Il libro verrà presentato in anteprima assoluta al grande pubblico anche nel contesto della manifestazione MNE – Mare Nord Est, in svolgimento a Trieste, il 17, 18 e19 maggio 2019: lo rintraccerete facilmente nel programma aggiornato sull’omonimo sito della manifestazione.
Scheda del libro – Titolo: “Il Trieste”. Autore: Enrico Halupca.Edizioni: “Italo Svevo – Accademia degli Incolti”, collana “I Germogli”. Finito di stampare: febbraio 2019. Pagine 154, formato pocket cm 12 x 18,5. Prezzo di copertina: € 14,00.
Post-scriptum: la sfera pressurizzata originale del batiscafo Trieste si trova tuttora conservata nell’U.S. Navy Museum di Washington. (Anche se è immaginabile quanto Diego De Enriquez l’avrebbe voluta nel “suo” Museo civico della Guerra per la Pace a Trieste – n.d.a.)