Esistono ancora i “censori”, specie che – a torto – si riteneva estinta. Invece, eccoli qui, dietro le loro maschere più da media-manager “de noaltri” che da sub. Affini in realtà solo ai “webeti” di Mentaniana memoria. Leggete e dite se non è censura questa. La comprensione di come stiano davvero le cose resta ciò che conta di più!
A cura di Romano Barluzzi
È accaduto che dal giorno 15 ottobre u.s., al sottoscritto direttore responsabile di “SerialDiver”, è stato impedito di postare altri contenuti nel gruppo pubblico facebook “GIOCHI DEL MARE” (scritto così), ciò in seguito all’articolo contro la pesca illegale, insostenibile o indifendibile dal titolo “BASTA PESCA PER GIOCO!” la cui pubblicazione nel suddetto gruppo non è stata approvata dai suoi amministratori, così come sono stati contemporaneamente bannati altri due articoli limitrofi (il precedente e il successivo), cioè quello dal titolo “NEL CACCIATORE SILENZIOSO” (riguardante la visita a bordo del sommergibile militare Pietro Venuti da parte dei sub non vedenti di ASBI) e quello intitolato “SOTT’ACQUA CON TECNOLOGIA E INNOVAZIONE TUTTE ITALIANE” (concernente il nuovo computer sub di “Ratio Computers”).
Aggiungo di essere stato interdetto dal pubblicare sul suddetto gruppo (che oltretutto è un gruppo pubblico!) fino al 14 di novembre e che nessuna motivazione – forse non dovuta formalmente ma pur sempre opportuna e di certo attesa nella sostanza – è comparsa a sostegno di un tale “provvedimento”. E anche i tentativi pur fatti e ripetuti di contattare gli amministratori-decisori del gruppo per le spiegazioni del caso sono stati completamente disattesi. Insomma: livello di considerazione pari a zero.
Troviamo questo atteggiamento di “GIOCHI DEL MARE” (scritto così) un atto di vera e propria CENSURA, anche preventiva! Letteralmente vergognoso. E non stiamo alludendo alla legge che pure in maniera inequivocabile scoraggia atti del genere, dato che una pubblicazione fatta da organi stampa regolarmente registrati in tribunale come testate giornalistiche (e SerialDiver è l’unico periodico on-line di settore rispondente a questa caratteristica ininterrottamente in funzione dal 25 dicembre 2014) non può essere assoggettata ad alcuna autorizzazione esterna alla testata stessa; bensì ci riferiamo alla inammissibilità di un gesto che ben più gravemente viola le regole non scritte di quel senso di comunità condivisa che tra subacquei dovrebbe vigere e essere difeso come un valore assoluto.
Di cosa hanno paura e perché mostrano una simile “coda di paglia” i signori amministratori di quel gruppo, chiamato “guarda caso” con lo stesso nome di una manifestazione sportiva pubblica che ha già un suo gruppo “istituzionale” (omonimo ma – attenzione – scritto in modo diverso!), e che riunisce in prevalenza garisti, atleti, esponenti dell’agonismo FIPSAS?
Signori lettori iscritti a “GIOCHI DEL MARE” scritto così… chiedeteglielo voi! Ma non aspettatevi risposte di grande spessore né tantomeno originalità, anzi… vi appariranno scontate. Al punto che avreste potuto indovinarle prima. Non ci credete? Proviamoci insieme a prevederle.
La prima e più probabile delle risposte vi “informerà” sui diritti del gruppo di escludere quei contenuti e i rispettivi autori che siano ritenuti non pertinenti rispetto ai temi di cui si occupa…il che è una prerogativa degli amministratori, all’interno dei gruppi social. Ma è anche una verità solo a metà, in questo specifico caso: si tratta cioè dell’esercizio di un diritto passabile nella forma ma arbitrario e sbagliato nella sostanza!
Non solamente perché si interdice il contenuto di un’intera testata giornalistica attraverso quello di un singolo individuo; ma anche perché la “mancata pertinenza” lamentata non c’è proprio! Lo speciale contro la “pesca per gioco”, infatti, chiama in causa eccome l’agonismo subacqueo, per intero e in più di una veste!
Basta rileggerlo e si troveranno molti riferimenti alla contrarietà nei confronti delle gare di pesca, in particolare della pesca in apnea (e MAI verso il gesto di per sé, quando attuato privatamente, a scopo alimentare personale). Si troverà sottolineato il concetto secondo cui la sostenibilità o meno della pesca sportiva e di quella in apnea nelle gare non può essere valutata soltanto in termini di percentuali in peso del pescato, in effetti – e ovviamente – molto minori, addirittura irrisorie, rispetto alle tante forme di pesca professionistica; bensì anche considerando il danno d’immagine che crea: l’atto di fare a “chi ammazza più pesci vince!” è semplicemente improponibile, inaccettabile e indifendibile, sotto ogni profilo!
È un disvalore morale ed etico di cui ci si sarebbe dovuti liberare già moltissimo tempo fa. Invece, ancora oggi, l’organizzazione che dice di voler portare avanti tutto l’agonismo subacqueo, cioè di voler valorizzare sia l’apnea pura in tutte le sue discipline E ANCHE quella venatoria, cioè le gare di pesca in apnea, è la medesima! Con in più CONI e CMAS che in merito stanno a guardare…forse girati dall’altra parte? Ma per quanto potranno rimanerci?
Che succederà quando qualcuno dovrà pur decidere se la dichiarata ambizione FIPSAS di portare alle Olimpiadi le gare di apnea pura potrà essere soddisfatta o meno? Come si comporteranno con una federazione che continua a rappresentare anche chi ammazza animali per gioco, cioè per gara? E in che considerazione terranno allora una struttura federativa che emana messaggi così contraddittori in tema ambientale al punto da risultare diseducativi, specialmente tra i giovani? (Altro problema sollevato in quell’articolo…).
Passiamo alla seconda cosa più probabile: quando vi diranno che, proprio a dimostrazione preventiva dell’infondatezza di questa accusa, hanno estromesso anche gli altri due articoli in effetti meno collegabili alle tematiche del gruppo…chiedetegli come mai sia la prima volta! Perché altri articoli di SerialDiver ancor meno pertinenti al gruppo in passato vi sono stati tranquillamente pubblicati e solo stavolta no?
Anche qui vi rispondiamo noi in anticipo: si giustificano tentando di passare il messaggio di non essersi voluti accanire specificamente contro il reportage anti-pesca… che invece è proprio il loro obiettivo primario! Ma in quello speciale giornalistico e divulgativo abbiamo forse dichiarato qualcosa di non corrispondente al vero? Qualcosa di falso? Qualcosa di irreale? Qualcosa di offensivo? Qualcuno dei molti dati e fatti lì riportati è forse privo di fondamento? Finiamo rispondendovi ancora una volta noi per primi: NO!
Esiste forse una terza prevedibile possibilità? Si, c’è pure questa: che assicurino essersi trattato di un grossolano errore, naturalmente “involontario”. Nel qual caso dovrebbero però almeno rispondere del periodo di blocco a cui ci hanno sottoposto pubblicamente, come minimo chiedendo sempre pubblicamente scusa! Voi credete che lo faranno? Beh…lo vedremo presto. Ma fin qui non è successo.
Sapete cosa ci aveva tolto serenità in questa penosa vicenda? Non poter chiedere spiegazioni a simili “menti pensanti” sul perché si siano ridotti a compiere un atto così grave e oscurantista, quando avevano a disposizione una sterminata piazza – virtuale ma concreta – su cui potersi confrontare civilmente e in maniera costruttiva per tutti. (Cosa che avevamo anche invitato pubblicamente a fare fin dai primissimi commenti! Invece arriva quella subdola bassezza, per di più messa in atto solamente a EUDI Show concluso…che anche questo sia solo un caso?)
Ma ora che con questa “auto-risposta a distanza” avete tutti gli strumenti per verificare da soli “chi” e “se” sia nel giusto, torniamo a dormire sonni tranquilli. Aver ceduto alla primitiva e retrograda tentazione di fare i censori deve restare un loro deficit. Un problema di seria ed evidente arretratezza culturale! Con la quale non abbiamo – né vorremo mai avere – niente a che fare.
Tanto che – ultim’ora! – quale direttore responsabile di “SerialDiver” abbandono volontariamente il gruppo “GIOCHI DEL MARE” (scritto così), dove quindi non compariranno mai più contenuti relativi alla testata che mi onoro di rappresentare: questo stesso articolo lo pubblichiamo ovunque ma altrove, per dovere di informazione e senso di rispetto verso i lettori, anche quelli del suddetto gruppo, magari completamente ignari dell’amministrazione che hanno.