Partendo dal ripristino delle boe d’ormeggio e dalla rinnovata possibilità d’immergersi in questi habitat, vediamo cosa siano. Tra le suggestioni di ciò che sopravvive sul mistero delle loro origini. E come, dove e con chi sia possibile fare un indimenticabile tuffo in questi templi della biodiversità in alto Adriatico. La parola all’esperto insieme a un suo video.
A cura di Chiara Scrigner e la Redazione. Immagini di Piero Mescalchin
«Con piacere comunichiamo a tutti che sono state ripristinate le boe nell’area di Tutela Biologica delle Tegnue di Chioggia, ora fruibile da quanti volessero immergersi. L’operazione è stata conclusa nella giornata di sabato 30 giugno e la situazione verrà costantemente aggiornata nella pagina del nostro sito http://www.tegnue.it/. Fondamentale comunque è stata l’opera di un gruppo di volontari che si sono immersi. Tutto è stato fatto in estrema economia con i fondi dalla nostra Associazione raccolti dalle quote associative, da donazioni in cambio di libri e dal 5×1000. Ora la parte più importante è il ripristino dei percorsi di sicurezza da parte dei Club e siamo disponibili a fornire cordini e segnali percorso. Fisseremo a breve la data di un incontro per meglio organizzarci e tutti insieme guardare avanti, con l’aiuto della gente di Chioggia che ama e vuole bene al suo mare. Avremo purtroppo bisogno anche di un cantiere specializzato nel caso di perdita completa dell’ormeggio (boa di Padova e Monselice). Cercheremo degli sponsor che ci aiutino economicamente; non servono molti soldi, ma pochini sì! Aspettiamo a questo indirizzo info@tegnue.it proposte e adesioni. Volendo potete compilare il modulo alla pagina: http://www.tegnue.it/adesione.asp Rivolgiamo un grazie di cuore a quanti ci hanno sostenuto e continuano a farlo.» Con queste parole testuali l’Associazione che fa capo alle Tegnue di Chioggia dà l’annuncio pochi giorni or sono del riavvio delle attività legate alle immersioni. Volendo saperne di più di questi habitat biologicamente unici, siamo andati a rivolgere un po’ di domande a qualcuno che le conosce molto bene e che si è speso tantissimo nel corso degli anni sia per la loro tutela sia per farle meglio conoscere agli amanti delle immersioni: Piero Mescalchin, già responsabile della suddetta associazione e dell’Area omonima.
Cosa sono le Tegnue?
«Fin dal XVIII secolo era già ben nota la presenza di rocce sommerse al largo delle coste nord Adriatiche italiane, come testimoniano gli scritti dell’abate Giuseppe Olivi. I pescatori locali le hanno sempre chiamate “Tegnue” per la loro capacità di trattenere e rompere le reti. Anche se temute per i danni che possono arrecare, le Tegnue sono sempre state apprezzate per la loro elevata pescosità.
Di Tegnue ve ne sono un po’ in tutto l’Adriatico settentrionale, a profondità variabili dai 15 ai 40 metri. Hanno dimensioni che vanno dai piccoli massi isolati fino a formazioni estese per centinaia di metri. Le formazioni più estese e meglio conosciute sono quelle al largo di Chioggia.
Le Tegnue sono rocce organogene carbonatiche, cioè costruite dagli organismi marini, generalmente sovrimposte a substrati duri precedenti formatisi per il consolidamento di sabbie. Si tratta in pratica di veri e propri “reef” naturali, sviluppatesi negli ultimi 3-4.000 anni, e che differiscono da quelli tropicali perché i principali organismi costruttori qui non sono i coralli ma bensì le alghe rosse calcaree, chiamate “Corallinacee”.»
Come le descriverebbe in meno di tre righe?
«È un mondo subacqueo che non ha eguali. Si può fare un’immersione in soli pochi metri quadrati di fondo tale e tanta è la quantità di vita e sempre in continuo cambiamento! Ci si dovrebbe vantare: “Sono stato sulle Tegnue!”, ora dichiarato anche “SIC – Sito di Interesse Comunitario”»
Quali sono le loro maggiori peculiarità? Da qualsiasi punto di vista: geologico, biologico, ambientale ecc.
«I subacquei che s’immergono qui possono apprezzare la grande varietà di forme di vita che popolano questi fondali, unici nel Mediterraneo. Particolarmente appariscenti, per forme e colori, sono le spugne, le ascidie coloniali e gli anemoni. Le rocce brulicano di ofiure e crostacei, dai piccoli paguri, fino ai maestosi astici. Tra i pesci è possibile osservare una moltitudine di bavose, castagnole, sacchetti e scorfani, non mancano i grandi gronghi e le corvine. Spesso è possibile osservare banchi di merluzzetti che volteggiano intorno alle rocce.»
Quante ce ne sono di censite e mappate nell’Alto Adriatico?
«Ce ne sono tantissime di Tegnue, sparse in tutto l’Alto Adriatico. Qualche anno fa l’ARPA Veneto ha cercato di censirle chiedendo coordinate a pescatori, Diving e frequentatori del mare ma non credo abbiano ottenuto dati molto precisi né completi. Una volta per localizzare la posizione si usava il Loran-C, molto impreciso, e anche l’odierno GPS può fornire dati poco attendibili. Negli anni ho raccolte e catalogate le coordinate di più di tremila Tegnue (o ritenute tali), avute dai libri di bordo dei pescherecci di quando, anni addietro, andavo a recuperare loro delle reti incagliate. È certo che le più estese sono proprio davanti a Chioggia, una vere catena montuosa sommersa di 2 miglia di larghezza per 4 di lunghezza!…»
Qual è secondo lei la principale caratteristica che le rende così appetibili ai sub? Biodiversità, microfauna, altro?
«Uno degli aspetti più straordinari delle Tegnue è la capacità di molte specie di mimetizzarsi e solo l’occhio attento e preparato riesce a scorgerle. In diverse occasioni, dopo una immersione, nel rivedere un filmato ho scorto degli organismi che non avevo notato prima.
È curioso come molte volte un pubblico poco preparato abbia difficoltà a riconoscere nel contesto di una fotografia il soggetto principale, altre volte per l’eccessivo affollamento si è costretti a catalogare la foto come “foto di ambiente”. Sono aspetti questi che rendono unica la flora bentonica delle Tegnue. Si può passare un’intera immersione in pochi metri quadrati di fondale, tale è la quantità di cose da vedere.
In campo fotografico è da preferire la macro sia per il tipo di flora e fauna, principalmente di piccole dimensioni, sia per non anteporre tra l’obiettivo e il soggetto troppa acqua nella quale molto spesso è presente della sospensione o del plancton.
Dalle campagne di ricerca compiute negli anni passati nelle quali sono state fatte innumerevoli immersioni in zone diverse nelle Tegnue di Chioggia è emersa una certa varietà di ambienti anche relativamente vicini. Particolarità singolare è una fioritura Parazoanthus axinellae estesa per qualche decina di metri e presente solo in rarissimi altri siti ma in quantità limitate. Altra particolarità l’ascidia Aplidium tabarquensis presente in una zona più esterna delle Tegnue. La Masellla edelwais si trova solo in una zona centrale delle Tegnue.»
È stato definito “il Signore delle Tegnue”: qual è quella che ha avuto (o attualmente ha) più a cuore? E perché?
«Questo titolo mi fa sorridere ma è anche vero che la maggior parte della mia vita subacquea l’ho trascorsa in questo mare e se Chioggia ha una Zona di Tutela Biologica lo deve quasi esclusivamente a me e alle mie ricerche.
Quando si prospettò l’esigenza di presentare la richiesta dell’Area a Tutela Biologica delle Tegnùe, non è stata cosa da poco decidere quali dovevano essere i limiti geografici della zona. Avevo fatto centinaia e centinaia di immersioni per molto tempo solo basandomi su dei riferimenti a terra, anche se poi con una bussola di rilevamento ero riuscito egualmente a riportare i dati su una carta nautica. Solo negli anni attraverso la strumentazione Loran (Long Range Navigation) e poi con il GPS (global position satellite) ho avuto dei riferimenti certi. Confrontando punto per punto delimitai l’area; diverso il problema di segnalare le tre piccole zone esterne. A rendere pubbliche le coordinate geografiche si correva il rischio, se non adeguatamente protette, di farle depredare più in fretta dai pescatori e rovinare la fauna del fondo con un ancoraggio selvaggio. Di fondamentale importanza è stata l’ordinanza emessa dalla Capitaneria di Porto di Chioggia (32/06) e di Venezia (102/06) che vieta nell’area l’ancoraggio e l’immersione tranne dalle boe di attracco predisposte.
Grande è stata la soddisfazione quando nel 2003 l’ICRAM (Istituto Centrale Ricerca Applicata al Mare) ha eseguito con il Side Scan Sonar la mappatura tridimensionale della zona, confermando che l’area che avevo proposto copriva esattamente tutte le Tegnùe di Chioggia. È stata per me una emozione vedere la conformazione rocciosa nel suo assieme; quegli avvallamenti che incontravo tra gli affioramenti, secondo teorie recenti, possono essere l’alveo di un fiume e tutta la zona un’antica area deltizia.»
I maggiori “punti deboli” di queste aree? Ovvero fattori di criticità che richiedano un particolare impegno nella loro salvaguardia…
«Sono lontane, la parte più vicina è a 2,5 miglia dalla costa e la più lontana a 6. Sono tra l’altro molto estese, circa 25 kmq e quindi anche il controllo della Capitaneria di Porto è molto difficoltoso. Il problema maggiore è l’abitudine dei pescatori di rilasciare in questa zona reti smesse e quanto altro nel peschereccio non serva. Questa abitudine ha radici decennali ed è difficile da cambiare, non facilitati dalla mancanza di depositi adeguati a terra e da costi imposti per lo smaltimento. Ora a peggiorare la situazione ci sono gli scarti dei retini usati per la coltivazione dei mitili. Ce ne sono dappertutto e si incagliano sulle asperità del fondo. La pesca comunque si è ridotta nella zona, dato il divieto anche se rimangono gli irriducibili con piccoli pescherecci.»
Perché un subacqueo che non le conosce dovrebbe volersi immergere proprio nelle Tegnue?
«Non è sicuramente un mare facile per il subacqueo come può esserlo un mare tropicale. Ci sono difficoltà legate alla poca limpidezza anche se ci regala giornate con ottima visibilità. Da non trascurare la temperatura dell’acqua che in profondità non supera i 20° mentre in inverno può scendere anche sotto i 10°. La straordinaria valenza delle Tegnue è la biodiversità, la grande ricchezza di organismi che le popolano come Ascidie, Cnidari, Poriferi, Crostacei; non mancano i pesci come Gronghi, Corvine, Sciarrani, Gattopardi. Altro fattore positivo è la poca profondità che varia dai 18 ai 25 metri che, soprattutto con l’utilizzo di miscele arricchite di ossigeno, permettono una lunga e sicura permanenza sul fondo.
La nostra Associazione “Tegnue di Chioggia” – onlus ha comunque un sito: http://www.tegnue.it nel quale si possono trovare informazioni sui punti di immersione. Sul mio canale Youtube potete trovare innumerevoli video prodotti negli anni: https://www.youtube.com/user/PieroMescalchin/videos come nella nostra pagina Facebook moltissime fotografie dei fondali delle Tegnue: https://www.facebook.com/groups/tegnue o nella mia: https://www.facebook.com/piero.mescalchin.
Sono state prodotte diverse pubblicazioni informative e video disponibili gratuitamente o attraverso una donazione a sostegno dell’Associazione.»
Qualcosa – il classico “sogno nel cassetto” – che non ha mai dichiarato a nessuno in tema? In esclusiva per noi di Serial Diver?
«Un sogno ce l’ho nel cassetto: portare le Tegnue di Chioggia a diventare “Patrimonio dell’Umanità”!
Maggio del 2010, un importante appuntamento ci aspettava; siamo stati invitati a Palazzo Zorzi – Venezia, nella prestigiosa sede dell’UNESCO per proporre le Tegnùe di Chioggia come “Patrimonio dell’Umanità”. La nostra conferenza era stata preceduta dalla consegna di una corposa documentazione come richiesto dal protocollo e inoltrata ufficialmente oltre che a Venezia, alla sede di Roma. Purtroppo nessun chioggiotto era presente al Convegno nonostante l’invito fosse stato mandato a istituzioni e cittadini. Sono comunque certo che è una questione di tempo e di maturazione. Noi continueremo a lavorare: era un sogno anche sperare in un’area protetta davanti a Chioggia, eppure oggi è una realtà!»
Appoggiandosi ai diving locali, si possono effettuare immersioni in tutte le Tegnue in tutti i periodi dell’anno?
«Posso rispondere per la mia zona: la ZTB delle “Tegnue di Chioggia”. La stagione inizia principalmente a marzo e può protrarsi fino ai primi di novembre, anche se il periodo migliore é quello estivo. Fanno servizio principalmente dei gommoni e la navigazione varia dai 20 ai 30 minuti. Sul sito della nostra Associazione trovate i Diving che noi consigliamo: http://www.tegnue.it/diving.asp »