Mentre da noi dello “scuttling” si parla e basta – sebbene sempre di più – nelle acque di un nostro vicino di casa si fa. È il caso della “Vis”. Forse che leggi e controlli europei sono diversi da un Paese all’altro? Anche se il mare è lo stesso? Di tutto questo e molto altro si parlerà a MareNordEst.
Di Romano Barluzzi. Foto TSD Trieste Sommersa Diving.
Si parlerà tantissimo di scuttling a Trieste nell’ambito di MareNordEst tra il 13 e il 15 maggio prossimi. Proprio al culmine della rassegna infatti uno dei momenti convegnistici di maggior rilievo in assoluto sarà proprio quello che si svolgerà alle ore 17:20 e fino alle ore 18:00 di venerdì 13 maggio, dal titolo eloquente di «Relitti intelligenti», con il sottotitolo ancor più significativo di: «Opportunità socio economiche per l’Italia. Gli affondamenti controllati “scuttling”».
L’incontro vedrà protagonisti alcuni ospiti relatori d’eccezionale valore quali Francesco Chionna, Aldo Verbanac, Niven Iveša.
Ma la notizia racchiude un’altra informativa che ci è giunta in anteprima e che denota già di per sé il livello di sensibilizzazione ormai raggiunto dalla questione presso l’opinione pubblica, specialmente quella degli “addetti ai lavori” nel senso dei possibili fruitori principali, cioè proprio i subacquei.
A una manciata di chilometri dalle nostre coste, precisamente lungo quelle Croate, intorno al 22 o al massimo il 29 di maggio – comunque in data ormai imminente – verrà effettuato il completo affondamento pilotato di un’unità navale dismessa dai ruoli e preparata ad hoc per l’evento. Il nome della nave è “VIS” e potete vederla nelle foto del servizio procurate a cura di Trieste Sommersa Diving. Secondo il progetto varato da quel Paese, andrà a costituire una barriera sommersa di richiamo per un ripopolamento di specie viventi in un tratto di mare altrimenti povero di forme di vita e dunque il relitto sarà destinato a diventare un fattore d’incremento del turismo subacqueo naturalistico.
A dirla tutta, già da qualche mese la nave era stata predisposta per l’operazione ma forse la pressione mediatica a livello europeo ci ha messo del suo perché poi la data dell’affondamento guidato è stata posticipata, forse più volte, ufficialmente per procedere a un’opera di bonifica degli interni della nave maggiormente accurata.
Non si capiva altrimenti come potesse essere ammissibile di assistere alla facilità di operazioni subacquee del genere in un Paese, la Croazia, e contemporaneamente all’assoluta impossibilità di svolgerle invece nel nostro, per il quale tutto ciò che viene deposto sul fondo è fino a prova contraria equiparato a un “rifiuto”, dunque vietato… e questo mentre entrambe i Paesi sono di fatto “europei”.
Quando verrà quel giorno in cui qualcuno a livello politico si prenderà la briga di decidere che “Ok, è arrivato anche da noi il momento di farlo!”, varando anche nelle coste del nostro bel Paese una simile opportunità di sviluppo sostenibile del mare e della subacquea?
Non mancate ai convegni di MareNordEst, si parlerà anche di questo e ce ne sono – oltre a quello specifico segnalato sopra – molti altri in qualche modo affini, cioè imperniati sul lavoro in mare, sulla sostenibilità ambientale, sui vantaggi per l’economia e sulle connesse possibilità di evoluzione positiva di leggi e regolamenti.
1 Comment
Francesco Gioffrè
A seguito dell’articolo confermo che nel 2008, assieme ad un collega progettista di barriere antistrascico, abbiamo presentato un progetto che prevedeva di affondare grandi imbarcazioni (previa bonifica) al fine di evitare il costo delle piramidi in acciaio-cemento utilizzate nei lavori. Si ipotizzava inoltre di utilizzare le navi al posto delle dighe foranee sommerse a protezione costiera. Purtroppo non ci è stata data la possibilità neanche di discutere il progetto (tipo livello di bonifica, ecc.) sia con la regione Calabria che con il Ministero. Questa è L’ITALIA. F. Gioffrè