Non è un romanzo di Giulio Verne ciò di cui parleremo ma dell’incontro con una originale artista che la nostra collaboratrice, Isabella Furfaro, ha recentemente intervistato.
A cura di Isabella Furfaro. Foto di Sergio Hanquet e Alvise Silenzi
«Ely Phenix è una pittrice, scultrice, autrice di splendide opere realizzate sott’acqua, durante le sue immersioni.
Illustratrice naturalistica, esperta in biologia, ha collaborato a lungo con biologi marini in Italia e all’estero, anche contribuendo alla predisposizione di materiale informativo e divulgativo.
Da oltre 30 anni è impegnata come illustratrice scientifica, esperta in Cetacei e, in generale, di vita marina. Disegna per riviste e acquari in tutto il mondo.
Il suo lungo curriculum è corredato da numerose e variegate esperienze fra cui la cura di numerose illustrazioni di libri ed enciclopedie.
È stata responsabile della realizzazione di alcuni dipinti per l’acquario civico di Milano e per i delphinarium di Riccione e di Cattolica, realizzando anche alcuni percorsi tattili per non vedenti.
Ha partecipato a mostre collettive a New York, Monterey, New Orleans, Roma, Milano ed altre località italiane e straniere.
Molti degli eventi e delle mostre che organizza sono realizzati allo scopo di divulgare la conoscenza delle attività subacquee e sensibilizzare il pubblico rispetto alla tutela dell’ambiente marino.
Lo studio e la salvaguardia dei cetacei è stato uno dei motivi per cui ha deciso, dopo aver vissuto 6 anni sulla sua barca dipingendo le meraviglie dell’oceano, di risiedere stabilmente sull’isola di Fuerteventura, nell’arcipelago delle Canarie, luogo di passaggio dei grandi mammiferi.
Di origini italiane, “cittadina degli oceani”, come Ely ama definirsi, ha iniziato a decorare il suo primo murales all’età di 16 anni.
Racconta di essere nata con due amori, l’arte e l’immersione in mare. Con passione e determinazione è riuscita a riunire tutto ciò nel suo studio d’arte preferito, sott’acqua, proprio dove sognava di dipingere sin da piccola.
Le sue tele nascono infatti sotto l’acqua del mare, immergendosi solitamente due volte a settimana, ad una profondità compresa fra gli 8 e i 12 metri, ovviamente quando le condizioni meteomarine lo consentono.
Utilizza tele impermeabili, piombate, in modo che restino stabili sul fondale e per diversi anni ha studiato i materiali più adatti al suo scopo. Fa uso di oli vegetali da lei stessa composti, nel pieno rispetto dell’ambiente, colori non miscelabili in acqua e utilizzabili anche fuori dall’acqua.
Nella videochiamata avuta con Ely, mi sono subito sentita a mio agio: la sua voce infonde calma e tranquillità, il suo volto sereno e accogliente mi ha fatta sentire in sintonia con lei, una sorta di abituale familiarità, decisamente affascinata dalla sua lunga esperienza e dal suo profondo amore per il mare che mi sento di condividere pienamente.
Il suo delicato accento italo-spagnolo rappresenta la piacevole cornice alla manifestazione di quelle particolarissime emozioni e di quella serenità che solo il mare contribuisce ad infondere.
Afferma Ely: “Difficile descrivere quanto mi renda felice la mia permanenza in acqua, è un naturale rilascio di emozioni … rappresenta l’unione del grande amore che nutro per il mare e il fatto di volerci restare più a lungo possibile, insieme al mio innato desiderio di dipingere”.
La sua valutazione del luogo e della profondità in cui posizionarsi è strettamente connessa alla luce solare ed alla sua rifrazione, non facendo ricorso a luci artificiali: “… dipingo nella luce polarizzata delle profondità dell’oceano, dove ogni colore cambia e raggiunge la sua purezza. Le luci, le forme, tutto è diverso, il mare mi coccola e mi fondo con il liquido che mi circonda”.
Per Ely dipingere è un lasciarsi andare anche fisicamente, riuscire a fluttuare nella corrente che muove il proprio corpo senza creare contrasto con essa ma avvertirla come una carezza che la culla e la supporta nel dipingere “… come quando si tiene un bimbo fra le braccia…”.
Riporta sulle sue tele sia ciò che vede, sia le emozioni e le “memorie” di coloro che l’hanno preceduta nell’immersione, come se “l’avessero lasciato ‘scritto’ nell’acqua”, cercando ispirazione anche nella visione introspettiva e nello sguardo verso l’esterno.
Ha portato a dipingere sott’acqua con sé persone che temevano fortemente il contatto con il mare, perché l’acqua “… aiuta a scaricare le emozioni e ad ascoltarsi fino a tornare indietro, al liquido amniotico … l’acqua riconduce ad emozioni dimenticate.”.
Ripercorrendo alcuni principi delle neuroscienze, Ely pone molta attenzione a ciò che accade emotivamente quando si osserva una tela dipinta sott’acqua. L’insieme di stimoli trasmessi a chi osserva un’opera composta sulla terraferma o in un classico studio d’arte, si moltiplicano nella misura in cui la tela viene realizzata sott’acqua, in una sorta di “realtà aumentata”.
Come valore aggiunto dell’opera, mantiene volutamente i granelli di sale presenti sulla tela e, una volta riportata in superficie, li lascia asciugare al sole.
Per Ely dipingere sott’acqua significa dipingere dal vivo, così come facevano gli impressionisti “en plein air”, cioè all’aria aperta, sfruttando gli effetti della luce su colori e forme: “Quello che dipingo è una metafora che sviluppa informazioni su più piani … come un raggio di luce quando colpisce l’ala di una farfalla”.
Ogni opera è una nuova nascita, afferma Ely, ogni lavoro è “portato alla luce”.
Progetti per il futuro? Il desiderio di Ely è quello di esporre i suoi quadri in una mostra subacquea in modo che le persone possano vedere le opere nel luogo dove sono state create e poter trasmettere ancora più fortemente, le immense potenzialità del vivere e sentire sott’acqua insieme al suo immenso amore per l’oceano, in particolare, per le meravigliose isole dove ha scelto di vivere.
Un secondo progetto è quello di fare una esposizione in ambiente terrestre in uno spazio dove poter ricreare la luce e le rifrazioni tipiche dell’ambiente subacqueo, per dare la possibilità alle persone che non si immergono di vivere questa esperienza.
Non ultima è l’idea di poter dipingere in varie isole delle Canarie e nel mondo, per riprendere ambienti completamenti differenti fra loro, cercando di coglierne le differenze e le innumerevoli tonalità di luce.»