Per la prima volta dodici subacquei non vedenti, membri dell’ormai celebre associazione ASBI, sono stati accompagnati dalla Marina Militare Italiana in una visita guidata a bordo del sommergibile Pietro Venuti. Persone speciali in visita speciale a bordo d’una unità navale speciale.
A cura della Redazione
Durante la rassegna “Sulle onde di Paolo Pinto” – culminata con la traversata a nuoto di gran fondo compiuta da Marco Dori istruttore “ASBI-Associazione Albatros-Progetto Paolo Pinto-Scuba Blind International”, commemorativa dell’indimenticato Paolo Pinto, di cui ci siamo occupati spesso –, parte a sua volta di una serie di eventi sportivi svoltisi tra i giorni 6 e 10 settembre, a Gallipoli, c’è stata anche la “XV edizione del Festival dei Giornalisti del Mediterraneo”.
In quest’ambito è stata strutturata dalla Marina Militare Italiana a Otranto la possibilità per i media di visitare il sommergibile “Pietro Venuti”, ormeggiato nel porto della celebre località pugliese, al terzo braccio del Molo di San Nicola. Una delle quattro unità più moderne, classe Todaro, attualmente in servizio…autentica punta di diamante del settore. Tecnologicamente, quanto di meglio esista al mondo tra i sommergibili “convenzionali”, ossia a propulsione non nucleare.
Ma qui è accaduto qualcosa di cui non ci risultano precedenti! Infatti, mentre le visite a bordo di unità navali militari da parte di giornalisti accreditati sono state da tempo istituzionalizzate e se ne sono svolte parecchie, per la prima volta una di queste visite è stata dedicata completamente ed esclusivamente a un intero gruppo di subacquei non vedenti, in un sommergibile! Ed ecco che ben dodici appartenenti ad ASBI – tutti sub non vedenti, più alcuni loro istruttori – sono stati assistiti da operatori della MMI per questa visita a bordo così speciale.
«E così il giorno 7 settembre, dalle 14:00 alle 16:00, siamo saliti a bordo del sommergibile Pietro Venuti della Marina Militare Italiana! Una data e una serie di momenti e di emozioni che non dimenticheremo – ci dicono quasi in coro i protagonisti – accolti da un equipaggio straordinario, di altissima professionalità, composto da persone davvero speciali, con cui è potuta scattare da subito la più spontanea empatia. Per un’esperienza incredibile, praticamente proprio il tassello che ci mancava, tra le tante fatte finora!» Così le prime parole entusiastiche degli appartenenti ASBI che hanno partecipato all’iniziativa, giunti da ogni parte d’Italia.
Già, l’empatia! Ed è questa la miglior risposta a chi si starà domandando “cosa possano mai andare a fare dei non vedenti dentro a un sommergibile?” Un po’ come quando – fortunatamente molto tempo fa – ci si chiedeva ancora in giro, senza confessarselo, cosa andassero mai a fare sott’acqua dei non vedenti… La storia stessa di ASBI ha dato tutte le risposte.
Ebbene, per i pochi o tanti che non ne fossero ancora al corrente, dovete sapere che il sommergibile militare è un battello subacqueo sorprendente e particolarissimo, con molte peculiarità…tra cui quella di avere “orecchi al posto di occhi”. Cioè, sotto il profilo delle immagini osservate direttamente come tali, dunque con apparati visivi, si può dire che il sommergibile sia “cieco”: non c’è nessun punto a bordo dal quale si possa guardare fuori a occhio nudo! In senso visuale, non si vede niente di esterno da bordo di un sottomarino militare. Unica eccezione è il famoso “periscopio”, che richiede tuttavia una precisa quota d’immersione per essere azionato ed è comunque composto da un sistema di lenti e specchi per poter quindi ricreare la visione indiretta recepita a bordo. Che poi sarà inevitabilmente una visione limitata al sopra la superficie dell’acqua e per un angolo visuale piuttosto ristretto. Per tutto il resto, ciò su cui il sommergibile lavora ed elabora i dati proviene da rilievi e tracce di tipo acustico. Vale a dire suoni e rumori. Che nell’acqua si propagano come onde di pressione, quindi costituiscono una sorta di stimolazione meccanica ripetuta…una speciale trasmissione/percezione di contatti, dunque “tattile”. E cosa sono l’udito e il tatto per un non vedente, se non proprio i sensi più sostitutivi della vista? Eccole, le affinità probabilmente responsabili di quell’empatia: gli operatori del sommergibile sono abitualmente alle prese più con l’udito (quindi l’ascolto) e il tatto che con la vista…dunque un insieme di percezioni che li avvicinano molto al mondo della non vedenza.
E volendo si può continuare, la lista diverrebbe lunga: pensate alla capacità che questi sommergibili hanno di navigare in occultamento, cioè in immersione continua e non percepibile, fino a oltre 15 giorni per volta, durante i quali a bordo non c’è alcuna differenza tra la notte e il giorno! Anche tre settimane consecutive senza mai rivedere la luce del sole né quella di luna e stelle. Una condizione analoga a quella dei minatori d’un tempo. La vita scandita dai turni, anche nei riposi. Lo sguardo limitato da macchine, pannelli, schermi e strumenti. Gli orologi più tipici usati a bordo – e alcuni di quelli da polso sono diventati leggende dell’orologeria – hanno la scala oraria sulle 24 ore, pure gli analogici… altrimenti si perderebbe anche la semplice cognizione dell’alternanza giorno/notte. L’illuminazione media è sempre uguale, fa eccezione solo quella rossastra dei momenti più operativi, che magari simulano – e si spera sempre restino simulazioni – il quadro di un’azione bellica, o la furtiva intercettazione di informazioni. Quella tonalità, che ha preso la scena in tanti film di guerra sui mari, fa perdere la capacità di distinguere i colori instaurando di fatto una monocromia; ma pare sia la più idonea a mantenere calma e concentrazione, quindi vigilanza e nervi saldi al tempo stesso.
In linea del tutto teorica – ma non poi più di tanto – si potrebbe immaginare un non vedente cavarsela bene alle prese con il pilotaggio di un sommergibile: dovrebbe infatti riuscire a ricrearsi un’immagine mentale dei dintorni del battello in base all’ascolto dei più vari suoni subacquei e al feedback dagli impulsi sonar emessi e raccolti, proprio come fanno i capodogli nei loro vertiginosi tuffi nei bui abissi marini a caccia di calamari giganti! Una “vista” prodigiosa, che non dipende da alcuna fonte di luce, bensì da suoni e ultrasuoni. “Onde” sotto le onde di quell’incredibile idrospazio.
Ad ASBI, che aveva inoltrato domanda da tempo, va l’indubbio merito d’aver intuito e applicato l’idea per questa opportunità di visita, stimolando la sensibilità e la piena disponibilità della MMI, per la quale va la più sentita gratitudine dell’intero gruppo al Contrammiraglio Vito Lacerenza; al Comandante del P. Venuti Capitano di Corvetta Vito Grasso; e il Direttore di Macchine del P. Venuti, Antonio Palomba.