Poteva forse mancare, tra le nostre “Cartoline dal Mare di Sotto”, un degno esponente della “Città del Vento”, l’incantevole Trieste? Quindi eccolo nella 10^ puntata, colui che ha in sé il senso del confine non come limite di demarcazione bensì come opportunità di attraversamento verso nuove unioni
A cura della Redazione
Gianni Pecchiar, il triestino, si definisce un “fotografo di confine” dalla nascita, in senso sia geografico che metaforico.
E subito precisa che si tratta di quel “confine” che all’apparenza divide come barriera ma in realtà unisce come ponte culture diverse e differenti realtà, l’italica, la slava, la tedesca; e nel contempo è quel “confine” metafisico tra aria e acqua, come il “confine” tra fotografia terrestre e foto subacquea.
Un po’ come fanno il vento e il mare stessi, che non riconoscono i confini disegnati dagli uomini, non se ne curano proprio. Per disegnarne solo di propri.
«Dal “confine” ho ereditato la precisione e la serietà tedesche, la tenacia e la perseveranza slave e la creatività italica – prosegue Pecchiar – e questo mix mi ha traghettato dalle tante e proficue competizioni fotosub, fino alla sedia “calda e scomoda” dei giurati…»
«Ultima cosa il mio motto – conclude Gianni – è: “Di droga si muore, di fotografia (subacquea) ci si rovina per tutta la vita…” Non solo il portafogli (per i costi), ma anche il fisico (barotraumi, embolie ecc) e la mente (dipendenza). Non passa giorno che non pensi alla fotografia con progetti, idee, illusioni e relativi annessi e connessi d’incazzature varie. È una “dolce dipendenza”, tormentosa e struggente, che tanto ti dà ma molto anche può toglierti.»
Il consiglio finale di Gianni PECCHIAR nella fotosub?
«Mettici tanta, tanta passione. E poi … push the limit!»
Come con il vento e sul mare.
Link all’intervista completa: https://youtu.be/X62A8PcO6Tg