Oggi ciascuno – sub esperto, neofita o anche non sub – può rivivere in maniera molto verosimile l’ambientazione del primo sbarco umano sulla Luna. Fate un salto a Y-40, ci troverete sul fondo un LEM-Modulo Lunare a grandezza naturale! Un’esperienza indimenticabile che vale la pena di vivere almeno una volta
La Redazione. Foto Fabio Ferioli e altri Autori precisati in didascalia
Sono pochi i posti sulla Terra in cui sia possibile provare le sensazioni degli astronauti nello Spazio, ovvero quell’effetto di fluttuazione, di sospensione, in cui il peso non si avverte più; un effetto dovuto ad ambienti che inducono condizioni di gravità zero, microgravità o comunque gravità parziale.
Sono note le simulazioni ottenibili in speciali aerei nei voli in alta quota detti “a campana”, o parabolici.
O anche certi ventilatori intubati, in cui il flusso d’aria all’interno di un grande cilindro viene proiettato dalla base verso l’alto con velocità variabili, al punto da poter sostenere a mezz’aria – come stessero volando – anche delle persone, nella tipica posizione della caduta libera dei paracadutisti…
Ma la condizione più nota a tutti i subacquei comunque vadano sott’acqua, con autorespiratore o in apnea, che pare riprodurre il volo – e dà esattamente la medesima sensazione di potersi librare in maniera tridimensionale spostandosi anche verticalmente – è l’immersione stessa.
Non a caso, tempo fa assunse per un periodo una certa popolarità tra i sub il termine “idrospazio”; fece parte perfino del titolo d’un singolare giornale cartaceo, edito in formato da quotidiano, dedicato al mondo della subacquea.
Ebbene, quelli di Y-40 devono aver messo insieme diversi di questi spunti per la suggestiva installazione che, proprio in quest’anno del cinquantenario di ricorrenza dal primo sbarco sulla Luna, è consistita nel posizionamento di una riproduzione del LEM (o Modulo Lunare) – la navicella che allunò il 20 luglio 1969 con a bordo Neil Armstrong e Buzz Aldrin – in scala naturale 1:1, cioè in quelle che furono le dimensioni del veicolo spaziale reale, alla profondità di – 10 m, nelle trasparentissime e calde acque termali di Y-40.
Ora, non si tratterà proprio di un’ambientazione come quella delle mega vasche esistenti in diversi paesi europei e statunitensi in cui si addestrano all’assenza di peso i veri astronauti dei vari programmi spaziali internazionali, ma certo poco ci manca.
E in realtà sono ben tre le date il cui collegamento richiama una combinazione quasi cabalistica e che hanno ispirato le scelte di Y-40 di ricreare l’installazione del LEM e anche di inserirla in un percorso espositivo pluri-tappa denominato appunto “Dive me to the Moon”: 1609; 1969; 2019.
Il 30 novembre del 1609 Galileo Galilei scrutò per la prima volta la superficie della Luna osservandola dal suo telescopio, proprio da Padova. Con un dettaglio tale che per l’occasione ne fece anche alcuni disegni. Per le altre due date … è storia nota.
Di fatto si tratta comunque delle date in cui la Luna è diventata protagonista della scienza mondiale in un tuffo nella storia che da Padova ha raggiunto lo spazio per ritornare nella città dove tutto ebbe inizio.
Infatti la celebrazione dell’allunaggio prende vita in Y-40® fin dall’ingresso principale di questa piscina che è la più profonda al mondo, dove si ha in questo caso la sensazione di trovarsi alla guida del LEM, tra i suoi comandi e i volti con le espressioni concentrate di Armstrong, Aldrin e Collins. La passeggiata nello spazio, calcando le orme degli astronauti che guidano il visitatore nella hall di Y-40®, procede alla scoperta della Luna nella quale ci si può addentrare come in un planetario in cui apprezzare le scene della camminata lunare mentre si sorseggia un drink nel bar caffetteria.
L’installazione “lunare” subacquea può essere osservata bene anche da visitatori e turisti non subacquei (restandosene comodamente all’asciutto) già dal ponte sommerso a – 5 metri che attraversa come sospeso tutta la piscina.
La visita all’installazione e al suo percorso divulgativo è stata aperta a tutti gratuitamente già dal 30 novembre scorso e lo resterà fino al prossimo 30 aprile 2020, il lunedì dalle 18:00 alle 22:00 e dal martedì alla domenica compresi dalle 10:00 alle 22:00.
Tutti gli studenti delle scuole elementari, medie e superiori potranno effettuare gratuitamente la visita guidata alla piscina più profonda del mondo e all’esposizione Dive me to the Moon.
«Contemporaneamente, durante l’inverno prenderà vita il calendario di Fluido e Rarefatto, che condurrà in Y-40 grandi nomi legati a fisica, astronomia, subacquea, in una rassegna di serate culturali su contenuti scientifici ed esperienze sul campo raccontati in maniera divulgativa», dicono da Y-40.
Le persone in immersione invece potranno scoprire il LEM perfino dall’interno, completando la loro esperienza da “astronauti”, rivivendo la sensazione dell’essere il primo uomo sulla Luna.
A questo punto domandiamo direttamente alla responsabile comunicazione – alias press manager – di Y-40, Iris Rocca, qualche approfondimento.
Iris, di chi è stata originariamente l’idea di questo allestimento?
«L’idea è stata dell’architetto Emanuele Boaretto – patron di Y-40 – che, affascinato dal 50° anniversario del primo uomo sulla Luna e dalle tante caratteristiche che legano il mondo dello Spazio a quello dell’acqua, ha voluto mettere in evidenza il parallelismo tra questi due universi.
A questo proposito è infatti in essere da un paio d’anni la ricerca scientifica condotta dal DAN con il progetto Ski Scuba Space per la quale si collabora con l’ALTEC – Aerospace Logistics Technology Engineering Company, il centro di eccellenza italiano per la fornitura di servizi ingegneristici e logistici a supporto delle operazioni e dell’utilizzo della SSI – Stazione Spaziale Internazionale, nonché dello sviluppo e della realizzazione delle missioni di esplorazione planetaria.»
Questi Enti però all’epoca del LEM vero e proprio neanche esistevano, c’era (e c’è) la NASA…
«Infatti, di seguito all’ideazione dell’evento, si è contattata proprio la NASA per lanciare loro l’idea della riproduzione del LEM, chiedendo disegni e dati che potessero garantire la ricostruzione fedele in scala 1:1.»
La risposta?
«Entusiastica è dir poco. Ci hanno fornito subito tutto quanto richiesto.»
E poi?
«Il modulo lunare – o LEM – cui nel 1969 fu dato il nome “Eagle” (Aquila), della missione “Apollo 11”, è stato quindi riprodotto a grandezza reale, con un’altezza di oltre 5 metri, in soli 25 giorni da Paggiarin 1966 Costruzioni Metalliche srl e da F.lli Onorati Lattonieri, due aziende delle Terme Euganee.»
E com’è andata? Ci sono state criticità?
«Il progetto era complicato per quel che concerne i piani di costruzione, riguardo agli spigoli e alle angolature.
Doveva essere studiato – e così è stato – per poter essere montato in acqua agevolmente e perché non costituisse un pericolo per le persone in immersione, smussando alcuni angoli e proteggendo alcune protuberanze più sporgenti. Dunque ogni elemento che potesse intralciare o costituire punto di impiglio è stato accuratamente evitato o eliminato.
Così ora può essere ispezionato da tutti i sub, anche i neofiti, e perfino dentro, sempre in tutta sicurezza.»
Quando è iniziata e fin quando si protrarrà questa sorta di “avventura possibile” nell’Idrospazio?
«Nella giornata di venerdì 15 novembre 2019 il LEM è stato condotto a Y-40 in pezzi per essere poi ricostruito e assemblato all’interno dell’acqua dal team di istruttori di subacquea della struttura sulla piattaforma a – 10 metri.
Già nel weekend del 23 e 24 novembre 860 persone – tra subacquei e apneisti – hanno vissuto l’emozione mozzafiato provata dal 1° uomo sulla Luna immergendosi in occasione dell’anteprima dedicata alla 6^ edizione del PADI Dive Day, che – dato il 2019 – ospitava appunto “le scoperte dello spazio, da Galileo alla discesa sulla Luna”. Donde il “Dive me to the moon” di quest’anno.
Mentre l’apertura ufficiale è stata sancita il 30 novembre, giorno in cui Galileo Galilei proprio da Padova nel 1609 osservò per la prima volta la Luna dal suo telescopio.
Il 2 dicembre l’installazione è stata protagonista dell’ormai noto e ampio servizio del TG5.
Il LEM subacqueo non ri-decollerà dal fondo lunare di Y-40 fino al 30 aprile 2020.»
Qual è, secondo te, la cosa che più di altre invoglia a visitare “Dive me to the Moon”? Ed è anche la stessa da cui si resta più impressionati quando si è lì dal vivo?
«Ci sono tanti fattori, taluni anche molto soggettivi. Un po’ come accade alla vista dei relitti. Però qua mi son fatta un’idea che l’elemento da cui si resta più sorpresi e che colpisce più gente siano le proporzioni. Ma con un’intensità assai maggiore. Mi spiego meglio: quasi tutti abbiamo visto almeno una volta una nave vera e propria, ne abbiamo cioè già un’idea circa dimensioni e quindi proporzioni reali, eppure già così un relitto una certa impressione la fa sempre. Ora pensa al LEM, di cui invece quasi nessuno ha visto un esemplare vero, abbiamo quasi tutti visto solo modelli in scala più o meno ridotta, o riprese televisive. Ecco, trovarsi in quest’installazione in cui il LEM è grande quanto quello vero, oltretutto sott’acqua, restituisce un senso delle proporzioni in gioco confrontate con le sagome umane – con il nostro stesso corpo – che è sorprendente ed emozionante. Impossibile non immaginarsi in un attimo (come in un flash mentale) a discendere quella scaletta, frenati dall’acqua come saltando giù al rallentatore nella scarsa gravità lunare, per compiere quel famoso primo piccolo passo… quel “gigantesco balzo per l’umanità”!»
A chi dovete un grazie particolare per questa realizzazione?
«Di sicuro alla NASA; poi anche e soprattutto a Paggiarin 1966 Costruzioni Metalliche, F.lli Onorati snc Lattonieri, Pro Service, Fasolo Impianti Elettrici, GiPrint e al gentile aiuto di Bruno Gobbato.»