Sea Shepherd mette in campo un’iniziativa subacquea senza precedenti: far riecheggiare nelle profondità marine un unico coro formato dalle vere voci di trenta creature viventi in punto di morte. A causa della pesca industriale indiscriminata. Un dramma planetario cui solo noi, nel nostro piatto, possiamo porre fine
A cura della Redazione. Foto by SeaShepherd
Per una volta non è l’uomo che interpreta e racconta il mare, ma il mare stesso che vien fatto parlare, più propriamente “testimoniare se stesso”. L’uomo, stavolta, ha solo avuto l’idea: raccogliere, registrare e fondere assieme i suoni emessi da varie specie viventi accomunate dalla stessa drammatica situazione, quella cioè di trovarsi oggetto di uccisione selvaggia. Solitamente per ragioni di sovra-sfruttamento piscatorio indiscriminato, ma non solo.
Così, balene arpionate, cetacei (globicefali) abbattuti nella rituale mattanza in costa alle isole Faroe, delfini imprigionati nelle reti da pesca per poi venir mutilati ad arte, masse di pesci in agitazione frenetica intrappolati nelle reti a strascico…il campionario è vasto. Esito di atrocità inutili o dannose; nonché il più delle volte invisibili, perciò ignorate.
Ma che ora, almeno, hanno una voce, un lamento reso udibile anche all’orecchio di ognuno di noi, sia sott’acqua sia fuori. Come? I suoni sono stati selezionati, adeguatamente amplificati, elaborati e opportunamente uniti assieme, finché ne è risultato un unico suono composto. Questo, a sua volta, è stato immagazzinato in un trasmettitore a forma di sfera, che è stato immerso al largo di La Rochelle (coste francesi) perché potesse diffondere sott’acqua quell’acustica in ogni direzione.
È la zona dove l’unità Sam Simon di Sea Shepherd è al momento impiegata in una campagna di dissuasione dei pescherecci francesi dal catturare delfini nelle loro reti.
Ne è nato il suono misterioso e inquietante che potete sentire guardando lo spot video di cui citiamo il link in fondo all’articolo. «Un suono pressoché vivente, mai sentito prima», è stato definito.
Pare che la prima persona ad averlo potuto udire in immersione sia stato il sub francese Guillaume Néry, personaggio celebre nell’apnea profonda a livello internazionale, testimonial e artefice “de facto” dell’operazione, che ha postato su tutti i propri account social il video del “Suono del Mare” già il 3 aprile scorso, permettendone un rilancio subito virale sul web.
«Il dispositivo – rivela la stessa Sea Shepherd – è stato espressamente creato per un’operazione guidata da Sea Shepherd Francia e l’agenzia pubblicitaria TBWA\Paris. Con l’intento di aumentare la consapevolezza delle persone comuni e dei media sull’urgente necessità di ridurre il consumo di pesce.»
Perché gli effetti della sovra-pesca potrebbero andare ben oltre quelli intuibili già dall’esaurimento precoce degli stock ittici, ogni anno sempre più anticipato: il no-fish-day, solo nel Mediterraneo – cioè la data a partire dalla quale per tutto il resto dell’anno risulta già esaurita la quota di pesce prelevabile assegnata dalla CE al nostro Paese, al punto che per la grande distribuzione tocca importarlo dall’Oceano, a meno di filiere corte artigianali locali – cade ormai nel mese di marzo!
La faccenda, su scala globale, potrebbe innescare ben altre drammaticità: l’Oceano è il maggior regolatore climatico del nostro pianeta e risulta in testa anche tra i fattori di produzione dell’ossigeno respirabile. La sua buona salute dipende dalle popolazioni di pesce che, se troppo impoverite, potrebbero determinarne il collasso e la morte. Tale impoverimento di non ritorno, secondo stime riferite delle Nazioni Unite, all’attuale ritmo di sfruttamento di pesca, accadrà già nel 2048: l’anno di fine dei pesci. Che, in termini climatici e ambientali, è come se fosse tra una settimana.
Ed è un fatto che soltanto noi stessi possiamo farci subito qualcosa, almeno contenendo i consumi alimentari: un’occasione per non aspettare iniziative politiche tendenti ad arrivare sempre in ritardo, o magari per sveltirle.
Molto più che proteina vivente, la massa ittica è il respiro che ci collega alla vita su questa Terra.
Guarda e ascolta lo spot (solo 2’ e 18”) di “Il Suono del Mare” a questo link: https://www.facebook.com/seashepherditalia/videos/284182599175712/?v=284182599175712
È sottotitolato con il testo che segue, di fatto un ottimo riassunto dell’articolo:
«Uno strano suono è stato udito e pubblicato dall’apneista francese Guillaume Néry.
Ecco la storia di questo suono.
Abbiamo creato questo grido di dolore con 30 differenti suoni di animali morenti.
Abbiamo costruito un trasmettitore per diffondere questo suono sott’acqua.
Abbiamo piazzato il trasmettitore vicino alla costa francese, per essere sicuri che fosse finalmente udito dall’uomo.
È giunto il momento di ascoltare la sofferenza dell’Oceano.
Altrimenti l’Oceano rimarrà senza pesci entro il 2048.
Non aspettate che i politici riducano la pesca intensiva.
Il cambiamento parte dal tuo piatto.»