«Toh, una sirena! Che ci fa in queste immagini, messa in posa, addomesticata? Queste immagini rendono reale e possibile una figura mitologica, quella che ogni uomo vorrebbe incontrare…». Riflessioni d’autore sulle foto di Simone Pollastrini
A cura di Jenny Gioffré. Foto Simone Pollastrini
La scelta della figura femminile come perno di queste foto è sì una scelta estetica ma affonda le sue radici più in profondità. L’acqua da sempre è legata all’archetipo del femminile, e le immagini hanno una via privilegiata di accesso agli archetipi umani. Il movimento, i colori e i dettagli di queste immagini rimandano a una dimensione mitologica: non è una modella bensì una trasposizione antropologica dell’immaginario dello spirito dell’acqua stessa. Risuona del mito delle Sirene, ma anche di Medusa, di Ondina, di Mamywater e tanti altri.
Una donna si specchia nell’Infinito, la domanda potrebbe essere: “è immersa nell’acqua o nell’Universo?” Il filosofo Gaston Bachelard afferma che “l’infinito nei nostri sogni è ugualmente profondo nel firmamento e sotto le acque”. In questa foto le bolle sono le stelle, il riflesso siamo noi nell’infinito. I colori alchemici qui racchiusi suggeriscono un processo di trasformazione e creazione di se stessi, in effetti siamo figlie e figli dell’acqua. L’acqua è l’elemento “femminile” per eccellenza: accoglie, protegge e nutre ancora prima della nascita.
Alla fotografia vanno riconosciute altissime potenzialità per ricondurre la sua vocazione originaria di dispositivo del pensiero, dell’immaginazione e della memoria, come afferma Anna D’Elia. Ci fornisce un inesauribile viaggio nel mondo della visione e dell’incanto, tra paesaggi veri e fantastici. La potenzialità della fotografia esige, da parte del fotografo e dello spettatore, la costruzione di uno sguardo capace di condurlo all’interno dell’immagine in maniera attiva, sollecitandogli emozioni che lui stesso potrà tradurre in storie. Il nodo sta nello sguardo. Le immagini collegano visibile e invisibile, storia personale e collettiva, pensiero razionale e memoria inconscia. Occorre entrare in contatto con lo stupore.
E che dire di queste Sirene divenute reali? Reali nel senso che potrebbero esistere sul serio, ma anche reali nel senso di regali. Regina di se stessa, innamorata di se stessa, potremmo considerare questa sirena l’emblema della cultura individualista di oggi rappresentata con un gusto estetico molto attento. E l’altra sirena, con la testa fuori dall’acqua, con chi starà parlando? Cosa starà guardando? È in contatto con l’umano mondo? Appena l’ho vista mi ha ricordato la storia di Tomasi da Lampedusa, nella mia immaginazione essa è Lighea. È questa, a mio parere, la forza delle foto di Simone Pollastrini: riesce a rendere percepibile e vivido un immaginario di grande potenza. Ogni foto è l’incipit di una storia, sono figure sempre vive che racchiudono in sé un passato e un futuro. Sono immagini che parlano alla nostra possibilità di stupirci ancora e sognare, un’immagine che apre alla potenzialità e all’infinito.