«Da apneista dilettante, ho iniziato a “fare i cerchi” in acqua bassa, prima degli allenamenti e ho notato che mi aiutava a rilassarmi e a prepararmi per i successivi tuffi profondi. Ho quindi cominciato a utilizzare questo esercizio come una routine, nella fase di riscaldamento. Poi è arrivato il record.» Ecco la testimonianza di Ettore Pozzo, recente primatista mondiale di cerchi nell’acqua.
La Redazione e Ettore Pozzo
Memori di un’epoca non remota in cui sono infuriate polemiche e distinguo circa le definizioni di record, primato ecc, un tempo anche recente in cui certe “prestazioni” venivano snobbate e relegate a fenomeni da baraccone – più giochi da funamboli che performance sportive – preferiamo oggi riportare fedelmente e senza pregiudizi ciò che la gente davvero fa sott’acqua. Per scoprire che magari non si tratta proprio di prove di scarso impegno psicofisico e che anche per fare i giocolieri subacquei occorre perizia, destrezza, impegno e dedizione di primissimo livello. Così abbiamo voluto riportare la testimonianza diretta del nuovo world guinnes recordman di cerchi sott’acqua. Eccola a voi.
«Mi chiamo Ettore Pozzo e ho sempre avuto una passione per l’acqua ed in particolare per le immersioni in apnea. Un paio d’anni fa ho sentito parlare di Y-40 la piscina più profonda del mondo e ho subito voluto andare a fare una prova.
È stata un’esperienza fantastica e da quel momento non ho più smesso. Ho iniziato a frequentare Y-40 assiduamente e un giorno ho viso uno dei ragazzi dello staff che creava queste affascinanti bolle ad anello nell’acqua. Salivano lentamente verso la superficie allargandosi sempre di più, quasi danzando nell’acqua.
Ho immediatamente desiderato imparare, ma le prime prove sono state disastrose.
Non è infatti così semplice come può sembrare creare queste particolari bolle. Ho comunque insistito e grazie ad alcuni tutorial trovati in rete e tanti tentativi ho finalmente iniziato ad affinare una mia tecnica.
Per eseguire un anello correttamente è necessario un complesso gioco di labbra, lingua, glottide e bocca nel suo complesso, che devono agire con la giusta coordinazione. È infatti necessario dosare la quantità d’aria ed espellerla ad intermittenza in modo da farla ruotare vorticosamente su sé stessa. È proprio il movimento rotatorio dell’aria che mantiene intatto e stabile l’anello durante la sua ascesa.
Ho iniziato a “fare i cerchi” in acqua bassa, prima degli allenamenti e ho notato che mi aiutava a rilassarmi e a prepararmi per i successivi tuffi profondi. Ho quindi cominciato ad utilizzare questo esercizio come una routine, nella fase di riscaldamento.
Un po’ alla volta ho iniziato ad avere un controllo sempre maggiore sui movimenti da eseguire fino a farli diventare praticamente un automatismo. Ho anche notato che ero in grado di creare delle lunghe serie di anelli e che questo mi procurava altri due vantaggi: ho decisamente migliorato i miei tempi di apnea (impiego circa 2 minuti per produrre una quarantina di anelli) e ho potuto allenare tecniche di traslazione dell’aria che si usano generalmente in immersioni sotto i 30 m a poco più di un metro di profondità.
Quando si producono tanti anelli (di solito a me capitava tra il trentesimo e il trentacinquesimo) ci si trova ad un certo punto a “finire” l’aria, ma come nei tuffi profondi è possibile, usando le giuste tecniche, traslare ancora un po’ di aria e fare qualche altro anello.
Ho poi saputo che esisteva un record per il maggior numero di anelli prodotti in una sola apnea e ho deciso di informarmi meglio. Ho contattato il Guinness World record e ho richiesto quali fossero le specifiche: 40 anelli, con almeno 62 cm d’acqua sopra la bocca. Solo gli anelli che arrivano in superficie interi contano.
Avevo passato quota 40 varie volte e sempre da una profondità ben maggiore. Sono infatti uso stendermi sul fondo della parte bassa di Y-40 (130 cm) con quindi più di un metro d’acqua sopra la mia bocca.
Ho discusso della cosa con i miei istruttori Marco Mardollo e Pino Parzanese, con i responsabili della struttura e abbiamo deciso di provare a realizzare questo record.
Il 24 novembre 2017 abbiamo organizzato la prova.
Grazie all’aiuto dei miei istruttori, in qualità di testimoni, dell’operatore subacqueo professionista Fabio Ferioli, che ha curato le riprese e di alcuni dei miei compagni del gruppo di allenamento “Nazionale Apnea – IT” che mi hanno assistito durante la prova, sono riuscito, dopo un’iniziale difficoltà, a mettere insieme 43 anelli d’aria, superando il precedente record.
Ho quindi inviato tutta la documentazione al Guinness World Record che, il 9 gennaio 2018, giorno del mio compleanno, ha convalidato ufficialmente la prova, iscrivendomi nel prestigioso libro e facendomi guadagnare il soprannome di “Signore degli Anelli”.
Ritengo in ogni caso che questo limite possa essere sicuramene superato e mi sto quindi allenando per cercare di migliorare, a breve, il mio primato.»