“Non sono mai troppe le specie e le categorie di esseri umani!” pensò Dio al quinto giorno di lavoro straordinario per creare la ‘modella subacquea’.
di Jenny Gioffré, foto di Elio Nicosia
Nei mesi precedenti, aveva inviato degli angeli ricognitori per individuare speciali specie per la miglioria del mondo. L’angelo dell’acqua individuò subito una “specie” umana mancante, la modella subacquea, e Dio si mise all’opera.
Era un lavoro complicato, già il fotografo subacqueo non gli era venuto molto bene: era molto variabile rispetto allo standard, era meteoropatico, tuttavia aveva in poco tempo raggiunto quasi tutti gli angoli e gli anfratti del creato. Adesso l’angelo dell’acqua tornava con questa nuova esigenza di creatura! Doveva essere un modello prettamente femminile, più che altro per le caratteristiche necessarie, soprattutto psicologiche.
Il lavoro di creazione era lento, al quinto giorno, l’angelo disse: “ci stai mettendo un bel po’ con questa creatura…” e Dio rispose: “Hai letto i requisiti previsti? La modella subacquea deve essere auto-termoregolabile, riuscire a mantenere intatto il colorito della pelle anche in semi-assideramento; deve far apparire la sua pelle liscia come velluto quando in realtà è simil-pelle d’oca dal freddo e deve essere in grado di nuotare controcorrente rimanendo però immobile. Come optional verrà inserito nella testa un impianto di raffreddamento contro i bollori da arrabbiatura, questo è il motivo per cui la modella subacquea non userà il cappuccio della muta. In caso di collaborazioni con fotografi troppo esigenti tale impianto funzionerà in tutto il corpo consentendo alla modella d’immergersi in bikini anche a basse temperature. Dovrebbe mantenere un regime alimentare da infelice (ma questa caratteristica mi è venuta difettosa) e indossare mute di neoprene aderenti anche sotto il sole d’agosto senza che il suo trucco ne risenta.
“Beh,” commentò l’angelo “impegnativo, però alla fine sono solo un po’ di tratti fisici e facilmente programmabili…”
“Potresti continuare tu mentre faccio una pausa?” – chiese Dio – “Dovresti inserire nel prototipo la capacità di nuotare sensuale e sinuosa come una sirena, stare naturalmente avvinghiata ad uno scoglio come un parazoanthus, avere lo sguardo interessato di un polpo e il fascino buffo di una cernia. Deve essere un’esperta di biologia marina e comportamento animale e avere un rispettoso e curioso contatto con le altre creature marine, comprese le urticanti meduse, nascondendo a volte l’ansia dietro uno sfavillante sorriso da réclame di pasta dentifricia.
Deve essere in grado di non respirare per non guastare con le sue bolle lo scatto immaginato dal fotografo, e a volte convincere le sue stesse bolle ad effettuare la risalita verso la superficie in maniera elegante per compiacere lo stesso; deve effettuare in stile loop lo stesso tragitto per tempi indeterminati come fosse un derviscio. Deve avere tre paia di occhi: uno per guardare se stessa, se è nella posizione giusta, uno ad infrarossi per individuare il fotografo nascosto in un anfratto, e uno per controllare che intorno niente infici l’immagine!”
L’angelo scoraggiato disse: “Tre paia di occhi sul modello standard? Non è possibile, non si può fare!”
“Non sono gli occhi a preoccuparmi ma le esigenze psicologiche!” – rispose Dio – “Deve avere un enorme intuito nel comprendere le richieste di posa attraverso segnali mimici, a volte alquanto fantasiosi e millimetricamente modulati; deve essere in grado di tollerare il bisogno del fotografo di scaricare la propria frustrazione in acqua rimbalzando sulla modella le tensioni esistenziali; deve tollerare il suo narcisismo che esclude contributi altrui nella riuscita dello scatto e soprattutto guardarlo sott’acqua sempre con occhi languidi e amorevoli anche quando dentro medita l’omicidio!”
“Ma qui vedo una funzione optional, cosa è?” – domandò incuriosito l’angelo. “E’ un sistema che trasforma la modella in un validissimo segugio! Tale sistema viene attivato in automatico dalla vista dell’obiettivo montato sulla macchina: in caso di macro la modella deve riuscire a individuare piccolissime specie fotograficamente appetibili e mantenere la posa da punta fino al lento arrivo del fotografo”.
L’angelo girò lentamente attorno al modello e poi chiese “Cosa è questa spia?”. “Questo è il sistema di allarme – rispose compiaciuto Dio – per quando il narcisismo della modella esplode e inizia a pensare di essere l’unica creatura che il fotografo deve ritrarre! In automatico fa avvicinare specie marine rare e fotogeniche che monopolizzeranno l’attenzione e del fotografo e della modella”. “Grande idea”- esclamò l’angelo – “mi sembra una creatura ben riuscita!”
“Non capisco – disse meravigliato Dio – una caratteristica si è installata in automatico! Non c’è verso di disattivare la capacità di divertirsi sempre e comunque tra alghe, pesci e flash!”
Spero che questo pezzo non urti la permalosità di modelle e fotografi, ricordando a tutti che l’autoironia è la prima caratteristica di salute mentale!